Si sta diffondendo in Italia un lavoro che non esiste: i parla dei pro players, ovvero di chi guadagna, o meglio, guadagnerebbe, somme ingenti di denaro semplicemente stando insieme ad un joystick per giochi di una particolare crudeltà e violenza, incassando punti, i cosiddetti eSports.

Partite dove l’unico muscolo “allenato” è quello del dito su un tasto.

Un insulto al lavoro di quegli attori e sportivi che per raggiungere il livello in cui si trovano ora sono dovuti partire da gavette spesso anche dolorose, sacrifici, cosa impossibile in un mondo irreale come quello cybernetico di un videogame.

Un mondo irreale autore di diversi stereotipi errati come quello che per essere un militare bisogna uccidere usando armi fin troppo potenti, o che per essere un eroe bisogna essere vendicativo e terribile. Un mondo pericoloso perchè frutto di pessimi insegnamenti ai quali sembrano ispirarsi molte baby gangs che riempiono la cronaca italiana di azioni spregevoli e che non trovano giustificazione, anche a danno del patrimonio artistico.

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Fonte: Pixabay

Un mondo che non è fonte nemmeno di creatività in quanto il gioco impone determinate regole per il personaggio e lascia al giocatore un solo ruolo, quello di premere tasti. Vi sono, giochi, spesso dimenticati, che se pure anch’essi virtuali forse per la giusta mancanza di messaggi difficili e pericolosi come gli Avengers e company.

Si tratta di gestire, in maniera simulata affari difficili (ne abbiamo già trattato su Web Coffee) o altri come “GTA” o “NYC Mafiosi” dove, nonostante la trama sia evidentemente puntata alla violenza e all’omicidio si può invece avere tutt’altro comportamento evitando certe azioni in quanto viene lasciato all’utente piena libertà d’azione seguendo proprie idee. 

Questi pericoli costituiscono un anti-mondo, ovvero un luogo dove vige quanto il mondo reale respingere questi terribili crimini.

Nemmeno nel mondo immaginario, spesso raffigurazione romanzata di fatti reali, tali atti trovano una loro motivazione.

Un giusto intrattenimento virtuale sono  i videogames ispirati a programmi come Chi Vuol Essere Milionario di Gerry Scotti o Amici.

Si fa un gran parlare di giovani rivoluzionari impiegati nella difesa dell’ambiente. Un modo per aiutarli sarebbe quello di spingere gli e-players ad eliminare quel mondo finto di mega e gigabyte per giocare all’aperto o esplorare il meraviglioso reale fatto di natura e arte che nessun manga o videogame sa replicare.

eSports? No, meglio l’E-learning dove il computer diventa uno strumento vero per il futuro. 

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