La recensione di The Game di Alessandro Baricco

Per avere una visione chiara di “The Game”, bisogna necessariamente cancellare tutti i preconcetti e le idee sbagliate che ci siamo fatti su questo nuovo millennio.
Il progresso che avanza non è un’utopia dispotica per annientare ogni sensazione umana. Non stiamo andando incontro a nessuno scenario in stile “Io, Robot” e le macchine non sono, in alcun modo, il lato malvagio e peggiore di noi.

L’evoluzione di una civiltà: breve storia nel Novecento.

Alessandro Baricco, nel suo The Game, tratteggia una storia: l’evoluzione dell’era digitale dagli anni sessanta ad oggi. Per farlo, si è basato di uno schema, in cui però è racchiuso tutto il senso del mondo che ci siamo costruiti attorno, su misura. Passo dopo passo, pagina dopo pagina, l’autore ha ricostruito la rivoluzione di una civiltà.

Si inizia negli anni sessanta, in una Silicon Valley in cui non era necessario essere hippie per definirsi pacifisti. Prosegue negli anni settanta, quando i primi “Space Invaders” invadono i bar di tutto il mondo, introducendo i ragazzi di allora negli albori del nuovo mondo. Ancora un passo ed abbiamo i primi Personal Computer. Si parla degli anni ’80, e la Apple era già anni luce avanti agli altri. Nel mentre tutto ciò accade, viene creato Internet, ma bisogna aspettare gli anni ’90 per avere il World Wide Web.
No, non sono la stessa cosa.

La storia arriva alla sua collimazione con i ragazzi di oggi. Quelli per cui gli strumenti tecnologici non sono più utensili, ma estensioni corporali. Loro non sfruttano il Web, loro vivono nel Web, in quel concitato ed emozionante andare e tornare dalla nostra realtà alla sua forma digitale. Non sono strani, solo diversi.

Per sapere come siamo arrivati ai millenials, bisogna leggere il libro. Non basta questo brevissimo riassunto in cui non è stato detto nulla. Al lettore basti sapere che era necessario.

L’urgenza della rivoluzione

Coloro che hanno creato questa rivoluzione non avevano idea della direzione presa. Non lo sapevano, e probabilmente nemmeno gli interessava. Ciò che era chiaro è da cosa si scappava.
Il Novecento, che ci piaccia o meno, è stato il secolo peggiore, e più buio, della storia dell’umanità. Per la prima volta si ha il concetto di autodistruzione della razza umana. Diventano di uso comune termini come genocidio, totalitarismo, razzismo e supremazia della razza.

Il Novecento è quel secolo, maledetto, in cui si è arrivati all’estremizzazione di concetti nati e vissuti in epoca rinascimentale e moderna.
Il digitale è stata la loro, la nostra, via di fuga, per fare in modo che ciò non accada più.

“Prova a tirare un confine, adesso, a separare delle razze, a nascondere una bomba atomica o far passare Auschwitz per un campo di lavoro.
Auguri”

L’eredità di “The Game”: a chi è indirizzato?

Alessandro Baricco, con questa sua fatica letteraria, ci lascia una testimonianza di inestimabile valore.”The Game” è un libro difficile. Non è una lettura adatta a conciliare il sonno o a riempire i tempi morti di viaggio. Ci vuole una concentrazione immensa per capirne i passaggi e le sfumature. Ci vuole del tempo.
Questo avviene perché l’autore, con le sue parole, ha messo in fila tutti i passaggi che hanno portato dall’epoca analogica a quella digitale.

Lo fa con metafore, schemi, spiegazioni al limite del meticoloso e mai banali. Il paradigma uomo-tastiera-schermo è la chiave di tutto, ma alle sue spalle c’è, per nulla celata, un’enorme complessità.
Dare per scontato un passaggio della rivoluzione, dell’evoluzione, significa perdere il senso del tutto.
Il libro è adatto a tutti coloro che abbiano la voglia, e la forza, di arrivare a capire chi sono i millenials, da dove derivi il loro modo di pensare e di essere, e comprendere da quale urgenza sia nato il tutto.

Alessandro Baricco ci lascia un tesoro di inestimabile valore: una chiave di lettura del passato che aiuterà i più a comprendere il futuro.
Un filosofo infiltrato tra le maglie di una storia scritta da ingegneri visionari e votati al progresso.
Chapeau.

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