Con una sentenza della Corte Costituzionale arriva una svolta storia: il cognome del padre non obbligatorio. I figli potranno avere anche il cognome della madre.
Nello specifico, con una sentenza che ha definito “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre” e ha precisato che “la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dei medesimi concordato, salvo che essi decidano di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”. viene compiuto “Grazie alla Corte Costituzionale, un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia”, commenta la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Con la sentenza che stabilisce il cognome del padre non obbligatorio, c’è una grande vittoria per le donne.
Adesso anche loro sono al pari degli uomini. Finalmente viene abolito l’articolo 262 del codice civile, che appunto, non consentiva alle donne di dare il loro cognome ai figli. La corte ha dunque dichiarato illegittime tutte le norme che prevedono la automatica attribuzione del cognome del padre al bambino nato fuori e dentro il matrimonio o adottato.
Ciò che c’è di nuovo dunque, è che sarà possibile si scegliere di dare il cognome del padre al bambino, ma anche e solo quello della mamma, che in precedenza poteva essere solo secondo a quello dell’uomo.
“Oggi la Consulta torna a ricordarci che è arrivato il tempo di cambiare – ha detto la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti -“abbiamo bisogno di dare corpo, anche nell’attribuzione del cognome, a quella pari responsabilità tra madri e padri che è insita nella scelta genitoriale, ed è compito alto e urgente della politica farlo. Andiamo avanti presto e insieme su questa strada, che più volte ho sollecitato a percorrere”.
Sebbene la sentenza che stabilisce il cognome del padre non obbligatorio non sia ancora definitiva ma debba essere approvata, l’esultanza è tanta. Si va in questo modo a smussare quel sistema che da anni permea la nostra società, ovvero il patriarcato e la predominanza del genere maschile sul femminile.
Dare modo ad una donna di “donare” il suo cognome al bambino, significa anche elargirgli il suo lascito, la sua eredità, soprattutto quando il padre è assente.
Anche la professoressa Bassu, docente di diritto, ha espresso la sua opinione in merito: “Qualcuno dirà che in questo momento c’è ben altro a cui pensare, ma se 34 anni (tanto è passato dalla prima pronuncia della giurisprudenza costituzionale in materia) la questione del cognome è stata superata da altre priorità, ora davvero non c’è più tempo. Il nome è identità e appartiene alla sfera più intima dei diritti individuali, incidendo sulla nostra dignità: non è concepibile né compatibile con la nostra Costituzione una differenziazione rispetto al genere nell’assegnazione del cognome”.
D’altronde era da tanto che si perseguiva questo risultato. In Italia è da oltre 40 anni che si discute dell’automatismo del cognome paterno e non è la prima volta che la Corte Costituzionale si esprime al riguardo, lo aveva già fatto nel 2016 e torna ora a riproporlo.
In ogni caso ci sono diversi dettagli che vanno discussi come ad esempio se questa sentenza può essere retroattiva, ovvero cambiare i cognomi già assegnati.
Ovviamente vi è stato anche chi si è opposto alla decisione del cognome del padre non più obbligatorio, come il leghista Simone Pillon, secondo il quale “il cognome paterno non è da considerare come un retaggio patriarcale, ma come il regalo più prezioso che un padre possa fare ai figli. La madre dona il corpo, il padre consegna l’appartenenza ad una storia, ad una comunità, ad una famiglia”.