Russia-Ucraina – quali sono le conseguenze psicologiche della guerra?

Tra Russia-Ucraina ormai è guerra. Le motivazioni che hanno portato al conflitto risalgono a diversi anni fa e non sono serviti atti diplomatici per placare la supremazia di potere. (Per un approfondimento sulle cause vedere qui).

Ad oggi non c’è stato ancora un negoziato di pace tra Russia-Ucraina, anzi, anche mentre i due paesi tentano una via di conciliazione, le bombe cadono e uccidono. Migliaia sono già le vittime. Altrettanti sono e saranno i danni psicologici prodotti sulla popolazione.

Russia-Ucraina – il paragone tra pandemia e guerra

Va detto innanzitutto che la guerra tra Russia-Ucraina non riguarda soltanto i due specifici paesi. Certo, dall’Italia o dall’America siamo lontani dall’epicentro, ma esperienze come la pandemia ci hanno ben insegnato che tutto può succedere, anche quello che meno ti aspetti. Il giorno prima sei al bar a prendere un caffè con il tuo migliore amico, quello seguente ti rendi conto che per rivederlo passeranno mesi di lockdown. Il giorno prima sei a casa comodamente sul divano, il seguente un aereo sta facendo cadere a pezzi il tuo tetto che pensavi sicuro.

La pandemia ci ha messo di fronte all’evidenza dell’incertezza, dell’insicurezza riguardo il futuro, dell’impossibilità di programmare, ci ha sconvolti abituandoci ad una nuova “normalità”.

Non ne siamo ancora usciti e già sull’orizzonte c’è una nuova minaccia. Quella di una guerra, che a parimerito distrugge le possibilità di pensare a un futuro. Ci porta in un girone di ansia, stress, nervosismo. Nel corso di questi due anni molte patologie si sono intensificate ma in particolar modo abbiamo dovuto affrontare il lutto.

Lutto inteso come perdita della libertà, della nostra normale quotidianità, e perdita delle persone care. Spesso senza neanche un ultimo saluto.

La guerra può in questo senso essere paragonata all’evento pandemico che ci ha sconvolti. Il popolo ucraino sta vivendo il lutto, sta combattendo con un futuro prossimo incerto, sta facendo perdere l’infanzia, l’adolescenza a molti bambini che si ritrovano a dover lasciare la propria terra e vedere i propri padri imbracciare fucili.

Un paragone forse azzardato quello tra la pandemia e la guerra, ma alla base vi è la stessa dinamica: terrore per come andranno le nostre vite.

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Fonte foto – epicentro.iss.it

Russia-Ucraina – il trauma della guerra

Ritornando ora a parlare della guerra, va detto che ciò che sta accadendo è da considerarsi ciò che può influenzare il nostro stato psicologico. Da parte nostra, ovvero di coloro che la guerra la vivono attraverso lo schermo di un telegiornale, le conseguenze potrebbero essere minori rispetto al popolo ucraino.

Non sono certo da sottovalutare ma si sta parlando di due tipologie diverse di trauma.

Il trauma è considerato un evento che va a rompere l’equilibrio psichico producendo una crisi nell’individuo, si tratta di un evento che non è possibile da integrare e può portare alla frammentazione della coesione mentale del soggetto.

In poche parole, non si riesce a fare collimare l’evento traumatico con la quotidianità, anzi, questo la condiziona spesso in maniera negativa producendo molteplici effetti.

Nello specifico considerando la guerra e il suo legame con il trauma, si può parlare di trauma collettivo, ovvero un evento che colpisce un gruppo o una comunità. Essendo rivolto non al singolo individuo, ha un impatto enorme sull’intero contesto socio-culturale in quanto va a modificare il funzionamento della società, le politiche, le norme sociali e le relazioni.

Al di sotto va considerato anche l’impatto che il trauma collettivo ha sul singolo soggetto, poiché ognuno può reagire a suo modo all’evento in base ai fattori protettivi che possiede.

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Fonte foto – la mente è meravigliosa

Russia- Ucraina – il trauma per il popolo ucraino

Sicuramente il trauma collettivo che sta vivendo la popolazione ucraina sta cambiando la società, sta avendo influenze su come saranno gestite le politiche del futuro, ma soprattutto sta modificando il popolo stesso.

I cittadini stanno facendo i conti con la perdita della propria casa, delle proprie abitudini, dei propri oggetti materiali. Più in grande stanno perdendo i propri cari, la propria libertà. Donne e bambini sono stati costretti a lasciare indietro tutto, portando con sé soltanto i beni di prima necessità, padri di famiglia hanno dovuto imbracciare fucili per difendere il proprio territorio.

È cambiato tutto in pochissimo tempo e non c’è stato tempo per elaborare il cambiamento, soprattutto perché è tutto ancora in divenire e non si hanno certezze di ciò che sarà.

Metabolizzare l’evento traumatico e guarire è un processo lungo, che può essere risolto anche considerando la rete sociale di protezione del soggetto.

Bisogna fare i conti con diverse conseguenze, da quelle fisiche (ansia, attacchi di panico) a quelle psicologiche ( PTSD, sindrome del sopravvissuto), con i meccanismi di difesa messi in atto (dissociazione).

Non va dunque sottovalutato ciò che la guerra può produrre nei nostri animi. Il turbinio di emozioni, sentimenti in gioco, gli atteggiamenti e i comportamenti che ne derivano.

Ognuna di queste variabili caratterizza l’individuo e si fonde alla sua personalità e alle sue risorse.

Parlarne è una delle prime tecniche da mettere in atto per sviscerare ogni singola problematica.

Farlo con un esperto aiuta a tirare fuori quello che il nostro inconscio sta elaborando.

 

 

 

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