Se la persona giusta per guidare un team fosse una mamma?

Un simile pensiero ribalterebbe l’idea comune che una donna che ha partorito sia un problema per un’azienda. Troppe volte sentiamo parlare di persone che vengono declassate dopo aver avuto un figlio, ma proprio quel bimbo potrebbe aver dato una marcia in più. Vediamo cosa accomuna una madre a un leader.

Un leader è colui che conduce altre persone.

Questa spiegazione starebbe benissimo anche a una mamma: colei che conduce i suoi figli verso il futuro. Anche i problemi sono gli stessi: come essere un buon leader? Come tirar fuori il meglio dagli altri? Come trovare il giusto equilibrio fra libertà personale e regolamentazione? Sono tutte domande che vanno bene per l’una e l’altra categoria.

Un buon leader conosce le attitudini dei sottoposti e le valorizza.

Una mamma, fin dai primi giorni di vita, osserva il proprio piccolo e ne valorizza le capacità e i miglioramenti, cerca di aiutarlo a crescere e a trovare la propria strada. L’essere genitore oggi è sicuramente molto complesso, perché si è imparato a dare la giusta libertà ai figli, senza però perdere la parte educativa.

La libertà va osservata e guidata affinché porti verso la giusta strada.

Questa strada non è detto che sia la migliore per un genitore, ma deve essere giusta per il proprio figlio. Imparando a essere mamma, una donna impara ad essere leader: dare le indicazioni e i punti fermi, lasciando la liberà di esprimere le proprie capacità e peculiarità.

Lo studio rivela che le madri sono tendenzialmente ottime leader nel lavoro.

Un’indagine* condotta su più di sessanta donne di successo, dimostra come la maternità sia stata una palestra per la leadership: pazienza, ascolto e mediazione la fanno da padrona in un rapporto genitore- figlio, così come all’interno di un’azienda.

Intuizione, velocità, responsabilità, coinvolgimento ,sono altre doti che le donne imparano facilmente in casa e che poi possono riportare ogni giorno sul luogo di lavoro. Se a queste aggiungiamo la capacità di accettare anche un errore e saperne trarre profitto, stiamo ottenendo risultati ottimali per qualsiasi team.

Cambiare diventa un’opportunità.

Molto spesso le aziende o gli uffici, soprattutto di piccole dimensioni fanno fatica ad accettare i cambiamenti. Troppo spesso si sente parlare infatti delle difficoltà del ricambio generazionale e delle opportunità che questo comporta. Tendenzialmente, spiega l’indagine, una mamma ha imparato ad accettare il cambiamento e a valorizzarne gli aspetti positivi, cogliendo facilmente quali possano essere. Questo processo si può chiamare anche adattabilità, un concetto chiave nel mondo imprenditoriale: adattarsi alla nuova vita da genitore con quello che questo comporta, rende più facile anche accettare di adattarsi a quello che la società vuole e ricerca in un manager e in un’azienda.

Meno ego e maggiore capacità di chiedere un aiuto.

Nella maternità si arriva al momento in cui si ha bisogno di una mano, sapendo che è per il bene della propria famiglia e non per una mancanza. Questo associato al fatto che un genitore, all’ arrivo del bimbo, sa mettersi da parte, crea la persona giusta per guidare una squadra che funziona, dove il leader viene accettato e aiutato perché può sbagliare e accetta anche gli errori degli altri.

Multitasking non è solo un modo di dire.

Avere la capacità di cambiare velocemente il fulcro dell’attenzione. Passare da un’azione all’altra senza sconvolgere nulla o bloccarsi è ciò che si impara con uno o più piccoli per casa. Si diventa anche abili a fare più compiti contemporaneamente, come scrivere un articolo mentre si allatta e in forno c’è la cena.

Certo, non tutte le mamme possono essere buone leader perché ci sono anche altri fattori come il carattere, ma sicuramente la maternità è un’ottima palestra.

*Communicative understandings of women’s leadership development: from ceiling of glass to labyrinth paths (Ruminski e Holba,2013)

Articolo di Erika Franceschini

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