Una scelta esistenziale

Vado un po’ a ruota libera in questo quarto appuntamento della nostra rubrica: ci siamo un po’ presentati,
vi ho esposto il profilo di quello che accadrà in questi nostri incontri su The Web Coffee, ma non so
niente di voi, cioè ricordatevi che vorrei che questa diventasse una rubrica interattiva: potete infatti commentare
direttamente gli articoli e dire cosa ne pensate e offrire nuovi spunti da trattare e approfondire… non
siamo in una dittatura!

Così, mentre continuo ad avere il privilegio di poter dire la mia opinione, arrivo a trattare il primo tema
che mi balza in mente spulciando un po’ fra la mia esperienza, i miei ricordi, quello che potremmo
raccontarci: e cioè che sono vegetariano. 

No, non sono gay: tutte le volte che uno sta per dichiararsi si pensa a quello, io invece stavo pensando a cosa metto nel mio piatto. Mi sono avvicinato a questo stile di vita all’età di 16 anni, soprattutto perché stavo cominciando a pensare con la mia testa e non sempre mi sentivo a mio agio fra le scelte del gruppo: cosa che può pesare a quell’età.

Così, sensibilizzato da varie fonti e contatti, cominciai a ragionare sull’uccisione e lo sfruttamento degli
animali, sulle conseguenze per il nostro pianeta, sulla fame nel mondo, sull’inquinamento, sulle droghe,
sull’eco-sistema e sui pari diritti uomo-donna. Così, presi le mie posizioni allora come adesso, sempre pronto a discuterle, portando avanti l’etica dell’illuminazione e il pacifismo.

Portare avanti un’etica e uno stile di vita vegetariano, fondamentalmente, è una cosa molto semplice, che comporta altrettanti effetti collaterali sul nostro impatto quotidiano sull’esistenza.

È cioè una forma di esistenzialismo infondo, che aiuta l’individuo sotto molteplici aspetti.

Esistono i vegetariani e i vegani: e sono due cose distinte sulle quali potete concentrarvi se pensate che sia
il momento adatto nella vostra vita. Poi esistono anche i crudisti, i fruttariani, i macrobiotici, ma si tratta di diete che stravolgono le nostre vite e dalle quali il nostro clima mediterraneo è a mio avviso distante.

Quello che va chiarito, in prima analisi, è il fatto che si tratta innanzitutto di una meditazione sui consumi: cosa consumi, perché lo fai? Ti fa stare bene o lo fai per sentirti accettato dal branco di lupi?

Questi sono solo alcuni cenni alla meditazione in corso in questa rubrica e in quest’occasione ho deciso di toccare il tema del vegetarianesimo.

È innegabile affermare che vegetarianesimo è pacifismo, che veggie è freedoom e vegan è bello. Sono solo alcuni degli slogan che hanno insaporito la mia adolescenza.

Un vegetariano cosa mangia? Informatevi se siete interessati, non sono un alimentarista né un dietologo,
ma se una tradizione vi pare sbagliata perché intercedere? Perché insistere e continuare? Esistono tante tradizioni sbagliate nel mondo contro le quali vi schierate, beh sappiatelo: lo specismo spietato è uno di questi errori nei quali incappate quotidianamente quando non pensate.

Lo specismo: proprio così, non è altro che la genesi del razzismo e del sessismo, che si manifesta a livello più inconscio e subdolo con un truce: “mors tua vita mea”. È atroce se ci pensate: uccidere per sopravvivere (e male oltretutto) nel terzo millennio, ancora, è del tutto sbagliato.

Siamo specisti. Non lo sappiamo, ma è quanto siamo. Dai laboratori di vivisezione delle industrie farmaceutiche, agli allevamenti intensivi, fino ai mattatoi.

Liberatevi! È umano e normale che vi sembri sbagliato: la scelta, l’opzione esiste ed è un cammino esistenziale di libertà assoluta che ci libererà persino dal senso di colpa cristiano della crocefissione.

Uccidere non è necessario, è inutile. Contro ogni forma di guerra, contro ogni sfruttamento, contro l’oppressione di ogni essere vivente: aprite i vostri occhi e il vostro cuore, è questo l’imput col quale parte “Fai da te”, la mia rubrica.

Pensiamo sempre all’eco-sistema, alla salute del nostro pianeta, alla salvaguardia di tutti gli esseri viventi e se qualcosa vi pare sbagliato: non temete di meditare su quel gesto, domandatevi in cosa sta l’errore e scegliete sempre la via giusta.

Perchè ricordate la soluzione è sempre: pensa globale, agisci locale!

Grazie come sempre del tempo dedicato alla lettura.

Antonio Amoruso Soul-Tuned

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