Per raccontare a pieno il viscerale rapporto tra Lucio Dalla e Bologna, bisogna seguire un percorso a ritroso, dalla fine sino al 4 marzo 1943.
E’ necessario, però, fare una premessa fondamentale. Un assunto assoluto attorno al quale ruota questa storia d’amore. Bologna è follemente infatuata di Lucio Dalla. Ci si bea. Nonostante sia trascorso più di un decennio dalla sua morte, la Dotta non dimentica. Le serenate in Piazza Grande, gli amori che si inseguono, i turisti di Berlino che si perdono e le censure al teatro Duse.
Lucio Dalla e Bologna: un binomio indissolubile e che oggi vogliamo ripercorrere.

Lucio-dalla-bologna-288x480 Lucio Dalla e Bologna: una storia d'amore dal 4 marzo 1943
Lucio Dalla e Bologna – La saracinesca di un esercizio commerciale con il volto di Lucio Dalla sotto le due torri – Fonte Alex Rossi Instagram

Come dicevo, in questa storia si parte dalla fine, poco più di un decennio dopo la morte di Lucio Dalla. La sua casa, Via d’Azeglio 15, è diventata la sede dell’omonima associazione. Piazza Grande, che per i più distratti non è piazza Maggiore, bensì piazza Cavour, ospita una sua scultura in formato 1:1. Le saracinesche degli esercizi commerciali espongono murales col volto del cantautore. La sua sagoma veglia sulla Grassa che dorme di giorno e vive di notte.

Lucio Dalla e Bologna: non canzoni, ma lettere d’amore

La sua morte, poi, avvenuta a Montreaux il 1 marzo 2012. I funerali vennero celebrati a San Petronio il 4 marzo, nel giorno del suo compleanno, un altro delle gemme di cui Bologna si è impreziosita negli anni. Pochi giorni prima aveva colto l’ultimo successo sul palco di Sanremo con il brano Nanì, cantato in coppia con Pierdavide Carone. Un quinto posto finale che è solo l’ultimo riconoscimento di una carriera maestosa.

Prima di allora, Lucio Dalla ha dedicato una lettera d’amore alla sua Bologna nel 2006, con il brano Dark Bologna. Una canzone malinconica, ma incalzante, che vive nel presente facendo sovvenire ricordi di un passato che fu, in un turbinio di colori e luoghi. Pregi e difetti: la pizza di Altero, le buche nell’asfalto, quel rompimaroni di Sirio, i portici e il Resto del Carlino. Lucio Dalla e Bologna non è solo una storia d’amore, ma è anche il racconto di uno sguardo lucidissimo lungo settant’anni.

Lucio Dalla e Bologna è una storia di libertà. Soprattutto di libertà. La costante volontà di seguire le proprie inclinazioni, le proprie passioni, i propri istinti. Ascoltare le viscere del proprio corpo ed esprimerle in formato musicale. Di questo parla, in realtà, Piazza Grande, un brano storico del repertorio di Lucio Dalla. Ci sono tantissimi temi toccati in questo brano, dalla necessità di donare e ricevere affetto al bisogno della preghiera come momento per meditare. L’unica costante, però, rimane piazza Cavour e, in sottofondo, i portici della Grassa. Tornare lì dove si era giovani, dove si era stati bene, dove un luogo d’incontro era diventato come una famiglia.

Lucio Dalla e Bologna: lo sport come cardine della propria vita

Poi c’è lo sport, un’altra delle passioni viscerali che lega Lucio Dalla e Bologna. Lui, tifosissimo della Virtus e grande appassionato di basket. Ha scherzato e riso con generazioni di V nere. Il suo mantra: “mi manca l’altezza, ma da tre li metto tutti”. Un personaggio, e non sarebbe potuto essere altrimenti.

Oltre al bianconero della Virtus, Dalla portava in cuore anche il rossoblu del Bologna Calcio. Quante volte è stato sotto l’orologio del dall’Ara a guardare la partita. Quante volte, i bolognesi hanno potuto intonare “Le tue ali Bologna”, divenuto inno ufficiale dal 2012, l’anno della sua scomparsa.

Ogni volta, poi, che i felsinei portano a casa i tre punti, dalle casse audio dello stadio parte “Caro Amico, ti scrivo…”, altro pezzo storico del repertorio di Lucio Dalla che, ad oggi, rivaleggia con “Grazie Roma” di Antonello Venditti per prestigio e peso storico nella cultura cittadina.

4 marzo 1943

Come detto, questa è una storia che va a ritroso e torna alle origini. A quel 4 marzo 1943, giorno di nascita del cantautore. Questa non è solo la sua canzone più famosa, ma è una storia d’amore tra madre e figlio e lo sfondo della guerra che, troppo presto, gli strappò gli affetti più cari.
Nonostante, però, sia trascorso il tempo, lui rimane sempre fedele a sé stesso, nel nome che la mamma gli ha donato.

“E ancora adesso che bestemmioE bevo vino,
Per la gente del portoMi chiamo Gesù Bambino”
(preferiamo lasciarla così, nella versione originale nda)

E ancora adesso, che è passato oltre da più di dieci anni, per Bologna resta il più grande: Lucio Dalla.

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