Med Drama – il mio cuore serial

Sin da piccola mi sono detta: “Voglio aiutare gli altri”. Ma dal momento che le mie mani non sono esattamente quelle di un chirurgo, la mia testa è più tra le nuvole intrisa di pensieri astratti e sono talmente goffa da inciampare nelle mie stesse scarpe, ho deciso che la psicologia potesse essere più adatta al mio voler rendere ogni giorno un bel giorno per salvare delle vite.

Tanto, poi, mi è bastato guardare ben 19 stagioni di Grey’s Anatomy per professarmi dottore.

No. A parte gli scherzi. Fossi stata più paziente e propensa, avrei scelto medicina e magari sarei diventata uno di quei medici delle serie tv, ma nella vita reale. Con meno romanzi attorno alla mia vita e più suture da cucire e c** da pulire.

Devo dire però, che ogni serie tv medical che ho decido di guardare mi ha insegnato qualcosa.

Med Drama – versione Italia

Partendo dalla me piccina che si sedeva accanto ai genitori sullo stesso striminzito divano, direi che la mia cultura da med drama è iniziata con Un medico in Famiglia. Volevo assolutamente diventare una Maria Martini, che si occupa di bambini, e tramite disegni cerca di capire cosa c’è che no va. Basic, questo è quello che vedevo. Ma con gli occhi di oggi, Maria è una neuropsichiatra infantile e molte di quelle scene viste, non corrispondono neanche al vero, considerando i miei studi psicologici.

Per di più, quello a cui assistiamo nei corridoi delle ASL potrebbe si rappresentare la maleducata e inefficiente sanità italiana (almeno quella degli anni 90/2000), ma Lele Martini che nomina a stento due termini di medicina non è esattamente il medico che vorrei; piuttosto lasciamo che faccia il padre di famiglia.

Vaghi ricordi infantili mi portano a ricordare di aver passato serate a guardare Medicina Generale, Incantesimo, Braccialetti rossi, per poi rifiutarmi categoricamente di proseguire con italiani e serie mediche (sebbene dicano che DOC sia davvero da ammirare).

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Med Drama – Da ER a Chicago Med

Sono passata così alle serie tv americane. Ho detto, perché non proviamo con ER? non era affatto male ma dopo un paio di visioni di George Clooney ho proseguito verso tutt’altro settore. Non potevo non dare uno sguardo a dottor House, ma l’impostazione alla C.S.I. degli episodi, non mi dava modo di sfogare il mio romanticismo adolescenziale. Fino all’incontro con quella che per me è LA SERIE: Grey’s Anatomy. Ma ne parliamo in un secondo istante.

Mi sono affidata ad Hart of Dixie e alla dottoressa Zoe per ritrovare in realtà soltanto uno striscio di medicina e intrecci amorosi che sovrastavano la tematica; ho proseguito con una serie davvero poco conosciuta, Off the map, medici in una piccola cittadina americana che cercano di salvare un mondo ancora indietro dal punto di vista medico (un piccolo gioiellino di Shonda Rhimes cancellato) e mi sono orientata verso Private Practice, spin-off di Grey’s Anatomy, con Addison Montgomery che rivoluziona la clinica privata a L.A. ma che rende la serie priva di vero medical drama.

Impossibile non citare, tra le ultime visioni, Chicago Med, The Night Shift, New Amsterdam e The good doctor. OK, si, sono totalmente ed incondizionatamente attratta dai drammi. Per farla breve, vi elenco cosa mi ha spinto a guardarle.

Chicago Med mi ha colpito per le novità, per i casi medici trattati ed anche per la presenza, forse per la prima volta, di uno psichiatra e dunque anche di un aspetto più psicologico che fisico delle problematiche.

The Night Shift è stata interessante poiché sembrava davvero reale il caos del turno di notte di un gruppo di veterani alle prese con i loro traumi passati; New Amsterdam invece ha ottenuto un punteggio nella mia classifica per via della storia raccontata dal punto di vista di un direttore sanitario, ma, se come avete capito, ciò che mi attira è la medicina vista da vicino, allora comprenderete la mia decisione di lasciarla a metà. La dolcezza invece di The good doctor mi ha trascinato in una nuova visuale, quella di Sean, medico autistico che sogna di fare in chirurgo con il suo bisturi porta fortuna.

Ci vorrebbe però una vita per elencare gli ulteriori motivi per cui queste ed altre serie (come Royal Pains o The resident) mi abbiano convinto a visionarle. Sicuramente al momento me ne sta suggendo anche qualcuna, ma più si tratta di Med Drama più il mio cuore serial è al suo posto.

Med Drama – Scrubs

Prima di parlare di Grey’s Anatomy, è impossibile non citare un’altra serie a cui inizialmente non avrei dato un centesimo. Partendo dal preconcetto che un med drama non possa avere le risate in sottofondo, per anni ho lasciato Scrubs nel cassetto. Poi è arrivata la quarantena e mi sono detta che forse era il momento di colmare questa lacuna.

E che dire. Se non avessi G.A. nel cuore, il posto sarebbe occupato esclusivamente da Scrubs (vi ricordo che la 9 stagione non esiste). Non starò qui a dirvi di cosa parla, ma a catturare la mia attenzione è stato quel mix di ironia (grazie Dottor Cox) film mentali (Elliot ne è la regina), battute improvvisate (l’inserviente) frasi ad effetto e “il cuore di JD e la testa di Kelso”. Ci sono stati episodi che mi hanno fatto tremare davvero, anche se non c’era un paziente aperto sul tavolo operatorio.

Tolti gli episodi più divertenti, Scrubs è permeato di tanti momenti davvero tristi che non crederesti mai siano possibili ma che hanno alimentato la mia visione pessimistica a far salire sul podio la serie. Non starò qui a citarveli, non vorrei farvi scappare qualche lacrima di troppo, in fondo basta anche solo una frase per capire cosa voglio dire: “Dove crede che siamo?”.

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Med Drama – Grey’s Anatomy

Quando ho visto per la prima volta G.A. è stato per un suggerimento di un amico. In tv trasmettevano la quinta stagione e a soli 16-17 anni mi sono follemente innamorata di quella che ora per me non è soltanto una serie ma “a lifestyle, a religion”. Ho proseguito con la sesta stagione, prima di attivare il cervelletto e iniziare dall’inizio (sul caro e vecchio megavideo) per conoscere le vicende di Meredith e gli altri specializzandi del Seattle Grace.

Ad oggi, sebbene la serie ha avuto così tanti cambiamenti che non è più la stessa, sono ancora li, ad aspettare l’episodio del venerdì, e a piangere.

Grey’s Anatomy mi ha vista crescere. Sono entrata nella maturità con le parole di Meredith su quanto i legami fossero importanti, su quanto bisognasse essere pronti a correre il rischio. Sono diventa donna con il sogno di trovare il mio dottor stranamore, con cui redigere il post it. E credetemi, l’ho fatto. Ancora prima di sapere che non avrebbe mantenuto la promessa del “ci ameremo anche quando saremo vecchi, cadenti e puzzolenti.” Ma questa è un’altra storia.

Con G.A. ho sfogato il mio lato da Cristina Yang, affamata come lei di strani casi medici, la mia vena romantica con quelle frasi che sono ormai slogan (“Possiamo essere straordinari insieme piuttosto che ordinari separamente” tanto per citarne una).

Anche se probabilmente molto di ciò che ho visto non corrisponde al vero, ho imparato concetti medici che per mia cultura personale sono felice di comprendere (si, so davvero cosa è uno pneumotorace) e cosa forse più importante, ho compreso di non essere la sola ad amare questa serie.

Grazie ai social, avevo trovato la mia community, con cui commentare, ridere, piangere, a cui far leggere le mie fanfiction. Persone che, sono diventate reali, con cui ci siamo scambiate regali e che sono diventate una presenza in questi anni.

Il legame affettivo che ho con questa serie è qualcosa di totalmente trascendentente dalla semplice visione di uno show. Mi ha accompagnato durante i momenti di studio, quelli di noia e dolore ed è ciò che spesso mi ha fatto creare relazioni nella vita reale, con persone che come me, hanno quel tratto da med drama nell’animo.

Potrei parlarne per ore, ma mi fermo qui. Io e le mie ossessioni da Med Drama vi lasciamo.

Volete un approfondimento su una di queste serie citate o su altre non presenti nell’elenco? commentate qui sotto!

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