A Cupra Marittima gli scavi archeologici dell’Orientale di Napoli riportano alla luce gli antichi colori delle pitture che adornavano il tempio dell’antica città romana. “Rarissimi”, dice l’archeologo Marco Giglio, i templi di questo tipo.

Cupra Marittima: riemergono i colori pompeiani del tempio romano. La scoperta.

Nella cittadina di Cupra Marittima, nelle Marche, l’Università Orientale di Napoli, in collaborazione con la Soprintendenza e il Comune, ha condotto degli scavi nel tempio romano di Cupra/Hera.

La scoperta fondamentale nell’antico centro del Piceno è stato il rinvenimento dei resti di una prima fase del santuario, risalente al I secolo d.C., decorati in III stile pompeiano.

Il cosiddetto III stile o “stile ornamentale” è uno stilema della pittura romana diffusosi all’epoca dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.). Si contraddistingue per la raffigurazione di strutture piatte come tende e tappezzerie e altri ornamenti con al centro dei pannelli (detti pinakes) che mostrano scene di vario genere. Queste pitture in genere presentano colori scuri.

I resti permettono di ricostruire le cromie dell’interno del tempio della città picena. Le pareti presentavano grandi riquadri con il giallo dello zoccolo, il nero e il rosso nelle fasce centrali. Il soffitto, invece, si presentava di un blu molto acceso.

Accanto ai colori si trovano decorazioni floreali e di candelabri come nelle ville di Pompei.

L’archeologo Marco Giglio, tra i responsabili dello scavo, ha spiegato perchè la scoperta di Cupra Marittima desta così tanto entusiasmo:

“I templi con l’interno della cella decorato da pitture sono rarissimi. Fino ad oggi se ne conosceva uno solo in III stile, quello della Bona Dea a Ostia oltre al criptoportico del santuario di Urbis Salvia, sempre nelle Marche, e il tempio di Nora in Sardegna.”

Il santuario, dedicato alla dea eponima della città, grazie alla spedizione dell’Università Orientale di Napoli ha ora una fisionomia più chiara, nonostante i pochi resti sopravvissuti.

Gli archeologi hanno ricostruito che il tempio nel II secolo d.C. subì ingenti restauri a causa di problemi statici che ne avrebbero compromesso la struttura.

A causa di questi interventi (simili a quelli compiuti a Pompei nel 62 d.C.), le pitture sulle pareti vennero scalpellate e poi ricoperte di marmo per rafforzare i muri.

Con il restauro il tempio divenne un esastilo (cioè con sei colonne davanti) corinzio. Inoltre furono aggiunti gocciolatoi a testa di leone e delle semicolonne in muratura.

Dietro questi complessi e costosi lavori, ci fu il supporto finanziario dell’imperatore Adriano, la cui famiglia era originaria di Atri, altra città del Piceno.

L’imperatore visitò nel 127 d.C. Cupra Marittima durante uno dei suoi viaggi per l’impero.

Cupra Marittima: riemergono i colori pompeiani del tempio romano. Le reazioni.

Le novità sul tempio di Cupra e i suoi sgargianti colori hanno suscitato molto interesse tra gli archeologi pompeiani.

La scoperta fatta dal team napoletano condotto dal pompeianista Fabrizio Pesando è stata commentata dal direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel:

“Una scoperta importante per contestualizzare la pittura parietale che a Pompei si è conservata grazie all’eruzione. E’ lo stesso terzo stile noto dagli scavi di Pompei, ma ci sembrano essere anche piccole differenze”. Interessante anche l’uso della pittura in un santuario: lo stesso avviene a Pompei già con il primo stile come recentemente confermato dalle indagini promosse da Massimo Osanna al Foro triangolare che ora riprenderemo insieme alla Scuola Superiore Meridionale.”

Sulla portata della scoperta si è pronunciato anche Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del ministero della Cultura. Secondo lui, il caso di Cupra aggiunge informazioni su un ambito dell’arte romana poco conosciuto e mostra:

“come nel mondo antico fosse tutto correlato cosicché le grandi imprese artigianali, le botteghe con le loro maestranze specializzate, erano impegnate nella decorazione delle architetture private così come in quella degli edifici pubblici o religiosi.”

Infine La Rocca evidenzia anche l’organizzazione e la coordinazione tra gli enti che hanno permesso la riuscita degli scavi:

“l’altro aspetto importante è l’interazione fra enti, in questo caso la soprintendenza, il Comune di Cupra Marittima, che gestisce il Parco, e l’università di Napoli. Una collaborazione che ha funzionato benissimo.”

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