Torino esoterica: perché viene definita “la città magica”

Se parliamo di esoterismo, di misteri e di magia, il Piemonte è senza dubbio la regione italiana che offre più spunti a tal proposito.

E’ infatti noto a tutti gli appassionati del settore che il Piemonte ospiti una gran quantità di luoghi magici ed oscuri, a partire proprio dal suo capoluogo: Torino.

La città, definita appunto “la città magica“, è legata a moltissime storie di culti esoterici.

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Torino esoterica- Ph. Martina Bruno

In primo luogo sarebbe il vertice di due “triangoli” contrapposti, uno di magia bianca (insieme a Praga e Lione) ed uno di magia nera (con Londra e San Francisco).

Sorge anche nel punto esatto in cui confluiscono il fiume Po (che indica il sole) e la Dora (la luna). Inoltre, per il centro della città passa il 45° parallelo, noto per il grande accumulo di energie positive lungo tutto il suo tracciato.

Sparsi per la città si notano numerosissimi simboli magici, tra cui draghi, meduse, maschere, serpenti che si sporgono dai meravigliosi, nobili ed imponenti edifici del centro storico.

In via Lascaris, in passato, c’era persino una Loggia Massonica.

Alla base del palazzo (ad oggi sede di una banca) si possono scorgere strane fessure a forma di occhio (probabilmente utilizzate come punti di sfiato o di illuminazione per i locali sotterranei) che ancora oggi, proprio a causa della loro misteriosa forma, sono dette “gli occhi del diavolo”.

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Torino esoterica- “Gli occhi del diavolo”.

Del resto, persino Giorgio De Chirico definì Torino come la città “più profonda, più enigmatica, più inquietante, non d’Italia ma del mondo”.

Avrà esagerato? Ai posteri l’ardua sentenza!

Intanto, ecco l’itinerario perfetto per un tour da brivido nella “città magica”…ma state tranquilli, il tour prevede un gustoso lieto fine!

Torino esoterica: i 5 luoghi da visitare assolutamente

Piazza Statuto

La prima tappa del tour della Torino esoterica, è sicuramente Piazza Statuto.

Letteralmente il “cuore nero di Torino“. (Secondo le credenze, questa piazza si contrappone a Piazza Castello, che è invece simbolo di luce e di energia positiva.)

Storia e leggende s’intrecciano creando un’oscura interpretazione di questo luogo: qui sorgeva infatti la necropoli degli antichi romani, ed anche la “Val Occisorum“, ossia il luogo in cui venivano giustiziati i condannati a morte.

Altri simboli oscuri sono però presenti in Piazza Statuto: il Monumento del Frejus e l’obelisco geodetico.

Il primo ha diverse interpretazioni: secondo alcuni è un omaggio ai minatori caduti durante i lavori del traforo, secondo altri è un elogio alla Ragione e per altri ancora è un simbolo fortemente esoterico.

L’angelo che si trova sulla cima, sulla cui fronte vi è una stella a cinque punte, secondo questi ultimi sarebbe infatti Lucifero, la stella del mattino, l’angelo caduto che sfida la luce guidando le forze dell’oscurità, con il volto rivolto ad est.

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Torino esoterica- Piazza Statuto, Monumento del Frejus. ph. Pinterest

L’obelisco invece, detto anche “Guglia Beccaria“, ha sulla sua cima un astrolabio: secondo alcuni esperti di magia, questo indicherebbe il cuore delle potenze maligne della città.

Infine, vicino questa piazza, si trova la Domus Marozzo, luogo in cui secondo la leggenda alloggiò nientemeno che Nostradamus in persona, giunto a Torino per curare la sterilità di Margherita di Valois, la moglie di Emanuele Filiberto.

Proprio qui, in effetti, il mago avrebbe inciso su una lapide la seguente frase:

“Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera”.

La Mole Antonelliana

La Mole è senza dubbio il monumento più famoso di Torino. Simbolo della città, l’opera più celebrata dell’architetto Antonelli.

Non tutti sanno però che la Mole è anche emblema della Torino esoterica: secondo la credenza, si tratta di una gigantesca antenna che irradia energia positiva.

Leggenda vuole che questo imponente monumento custodisca persino il Santo Graal: la credenza nasce dal fatto che la statua della Fede davanti alla Gran Madre, avrebbe lo sguardo rivolto esattamente verso la Mole Antonelliana.

Si tratta inoltre di un potente simbolo legato alla massoneria italiana: l’architetto Alessandro Antonelli era infatti un massone.

Un ultimo aneddoto: Nietzsche vide nella Mole l’immagine di Zarathustra.

Il celebre filosofo, infatti, in una sua lettera scriveva di averla “Battezzata Ecce Homo” e di averla “circondata nello spirito con un immenso spazio“.

Anacleto Verrecchia, il suo biografo, ci dice che Nietzsche amava pranzare nei dintorni della Mole per “godere dei suoi benefici influssi“.

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Torino esoterica, Mole Antonelliana. Ph. Pinterest

 

La Gran Madre

La Gran Madre, rientra nel nostro tour di Torino esoterica poichè rappresenta una delle chiese più belle e famose di Torino, ed è considerata inoltre come fondamentale luogo di magia bianca.

Secondo alcune leggende, il Santo Graal non sarebbe custodito all’interno della Mole, ma qui. A sostegno di questa teoria, le due statue poste dinanzi alla chiesa, una a simboleggiare la Religione e l’altra che incarna la Fede. Quest’ultima in particolare, regge una coppa (appunto, il Santo Graal) e si dice che il suo sguardo indichi il percorso da seguire per trovarlo.

Come abbiamo detto, potrebbe indicare la Mole Antonelliana, ma anche il Palazzo di Città o Moncalieri, luogo in cui, nel Medioevo, solevano fermarsi i templari.

Infine, consideriamo il nome della chiesa, Gran Madre per l’appunto. E’ davvero inusuale per un luogo di culto cristiano, in quanto questo “titolo” evoca la Grande Madre pagana, quella venerata nell’antica religione, la triplice dea intesa come madre universale.

 

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Torino esoterica- La statua della Fede, ph. Aurora Ferrero

 

Piazza Solferino e la sua fontana Angelica

La Torino esoterica, come abbiamo visto, ha un forte legame con la massoneria. E Piazza Solferino ne è un chiaro esempio: qui sorge infatti una fontana di bronzo che racchiude in sé tutta la cultura massonica.

Parliamo della fontana Angelica, o delle Quattro Stagioni: ricca di simbolismi, pare infatti avere significati nascosti dedicati agli iniziati.

Le due statue maschili rappresentano l’autunno e l’inverno ed entrambe versano l’acqua dagli otri, simbolo di conoscenza. Quelle femminili, invece, sono la primavera e l’estate, l’amore sacro e quello profano.

Metaforicamente parlando, rappresentano i primi passi che coloro che si avvicinano alla massoneria devono compiere per poter completare il percorso.

In particolare, le due statue maschili parrebbero rappresentare i giganti Boaz e Jaquin, i due sostenitori delle colonne d’Ercole.

La fontana, un’opera del 1929, doveva essere inizialmente collocata davanti al duomo, tuttavia incontrò la fervida opposizione della chiesa, proprio a causa delle sue simbologie.

Era probabilmente noto che la fontana era stata voluta da due massoni, Paolo Baiotti, ministro di Casa Savoia e Giovanni Riva.

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Torino esoterica- Fontana Angelica, ph. TorinoFan

Torino esoterica e Il Portone del Diavolo

Il portone del diavolo appartiene al Palazzo Trucchi di Levaldigi, situato in Via XX Settembre, 40: le teorie ed i misteri che avvolgono questo luogo sono molteplici.

Costruito dal ministro delle Finanze di Casa Savoia, fu in passato sede della Reale Fabbrica dei Tarocchi, mentre oggi ospita la Banca Nazionale del Lavoro.

Il portone in questione, è ricco di bellissime decorazioni con motivi floreali, tuttavia al centro presenta un batacchio che raffigura il volto del diavolo e due serpenti.

La storia più inquietante che vede protagonista questo “portone diabolico”, riguarda proprio la sua origine: fu fatto installare improvvisamente, in una sola notte.

Leggenda narra che un apprendista stregone, provando ad invocare inutilmente il Diavolo, venne da lui imprigionato per sempre proprio dietro quella porta.

Ad alimentare l’oscuro mistero, vi è il fatto che l’edificio fu in effetti teatro di eventi negativi come sparizioni e omicidi.

Esempio lampante, la storia del Maggiore Melchiorre Du Perril: il soldato entrò nel palazzo con alcuni documenti segreti, ma non ne uscì mai. Scomparve nel nulla quella notte.

Fu ritrovato vent’anni dopo da alcuni operai, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, murato tra due pareti.

E non dimentichiamo la leggenda della ballerina: nel 1790, durante una festa di carnevale, una delle danzatrici che si esibiva al gala morì pugnalata. Il colpevole non fu mai trovato, e lo stesso vale per l’arma del delitto.

La notte dell’omicidio, si scatenò sulla città una tempesta terribile: lampi, tuono assordanti, pioggia incessante. Un freddo vento soffiò all’interno del palazzo, tutte le luci si spensero e gli invitati al gala furono costretti a fuggire tra urla e spavento.

Si dice che da quella notte, il suo fantasma si aggiri danzando tra le stanze del palazzo.

Secondo un’altra versione, invece, esiste un quadro raffigurante la ballerina che danza tra le fiamme dell’inferno, spaventando chiunque lo guardi.

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Torino esoterica- Batacchio del Portone del Diavolo. Ph. ilTorinese

Personalmente, consiglio di includere un’ulteriore tappa al tour della Torino esoterica: il Madame Mabel 1860, il Salotto della Strega a Torino. Si tratta di un vero e proprio salotto, un luogo unico, che sorge in un’elegante cornice storica, nel quartiere del quadrilatero romano torinese.

Fondato da Njadyr, un’appassionata di psicologia ed esoterismo occidentale, che ha approfondito lo studio della Cabala e dell’Alchimia.

L’atmosfera che si respira in questo luogo mistico ricorda gli antichi Salotti di fine ‘800, che all’epoca ospitavano artisti, filosofi, esperti di occultismo e di magia. Il locale è suggestivo, pieno di mobili ed oggetti antichi.

Il nome riprende quello di Madame Label, strega vissuta proprio a metà dell’Ottocento e morta di tubercolosi, la cui presenza benevola si percepirebbe ancora all’interno del palazzo.

Il Salotto è un luogo d’incontro per gli amanti dell’esoterismo: ospita eventi, laboratori pratici, seminari, discussioni su filosofia e magia.

All’interno del locale, oltre a degustare tè, caffè, tisane, cioccolate, torte fatte a mano e delizie varie, è possibile anche acquistare direttamente le miscele nel reparto erboristico.

Il Madame Mabel ospita inoltre il primo Museo della Stregoneria Contemporanea in Piemonte.

Piemonte esoterico: i siti da non perdere

Come abbiamo detto in precedenza, il Piemonte è un luogo che da vita a numerose storie legate all’esoterismo.

Numerosi sono i luoghi da visitare, se siete amanti del genere, ma di sicuro ve ne sono alcuni particolarmente suggestivi.

Primo esempio è sicuramente il Santuario della Madonna delle Vigne, situato poco al di fuori delle mura del Principato di Lucedio: si tratta di un luogo ormai in rovina, circondato da rampicanti e rovi, tuttavia centro di numerose storie particolari.

Storie che narrano di riti demoniaci, ovviamente, e prova tangibile di queste oscure presenze, sarebbe lo spartito del diavolo, ancora parzialmente visibile su una delle pareti interne dell’edificio: si tratta di una sequenza di note che, secondo la leggenda, si dice possa bloccare un demone, oppure liberarlo se suonata al contrario.

Merita una menzione anche Rosazza, una piccola località del biellese ribattezzata “la città degli spiriti”.

Si tratta di un luogo particolarmente suggestivo, pieno di riferimenti alla massoneria. Storicamente, va ricordato per due personaggi: Giuseppe Maffei e Federico Rosazza, che nel corso dell’Ottocento modellarono il volto della città secondo la loro visione occultistica.

Realizzarono infatti all’interno di Rosazza emblemi massonici, simboli esoterici, stelle a cinque punte, statue, torri ed incisioni misteriose.

Percorrere le stradine di questa caratteristica città, significa intraprendere una vera caccia al tesoro per appassionati di esoterismo. Per alcuni, invece, si tratta di un vero e proprio percorso iniziatico alla massoneria.

Non possiamo, infine, non menzionare Novara: la nota piazza al centro della città, piazza Cesare Battisti (o “delle erbe”) rispetta infatti in una precisa disposizione geometrica e forma un triangolo geodetico, punto da cui è possibile misurare le precise distanze da Novara alle altre città.

Vi era inoltre una pietra di granito incastonata al centro della piazza, che rappresentava il cuore energetico della città. Venne purtroppo rubata anni fa, per poi esser misteriosamente ritrovata da un prete all’interno di un confessionale.

Fu quindi nuovamente incastonata, ma in una posizione differente: si dice infatti che il luogo abbia perso la sua “energia tellurica” proprio a causa dell’orientamento sbagliato della pietra.

Insomma, l’intero Piemonte sembra esser avvolto da un fitto velo di mistero, tra esoterismo, segreti e magia: non basterebbe una vita per conoscerne ogni storia, ogni leggenda.

Quel che è certo, tuttavia, è che certi racconti son decisamente più suggestivi se declamati al buio, con una torcia che illumina il viso del narratore, o magari con una luce soffusa, davanti al fuoco che scoppietta nel camino o di fronte ad un falò, di notte in mezzo ai boschi, sotto a un cielo coperto di stelle.

Ciò che però dovrebbe accomunare tutte queste situazioni (solo per i maggiorenni, s’intende) resta senza dubbio un bel calice di vino tra le mani.

O l’intera bottiglia, dipende da quanto spaventosa è la storia! (The Haunting of Bly Manor docet.)

Ed i vini piemontesi, si sa, sono considerati tra i vini migliori del mondo: la regione offre infatti una grande varietà di vini DOC e DOCG, addirittura più di settanta. Ciò rende il Piemonte la prima regione in Italia in termini di qualità della produzione vinicola.

L’enologia in Piemonte è prospera e rigogliosa, ogni singola provincia della regione è famosa per la produzione di un particolare tipo di vino: Torino in particolare, presenta una grandissima varietà di produzione che va dal vino rosso, al bianco secco o amabile.

Di seguito, un elenco dei migliori vini del Piemonte, abbinati (e qui il termine calza a pennello!) ad alcune tra le più belle leggende che riguardano quest’inebriante e seducente bevanda!

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Torino esoterica – enologia in Piemonte – Ph. Martina Bruno

Dalla Torino esoterica all’enologia in Piemonte: racconti “di-vini”

Il Barolo

Il nostro tour alla scoperta dell’enologia piemontese, vede aprire questa sezione di Torino esoterica gustando un calice di Barolo. Questo vino, prodotto a sud-ovest di Alba, era noto ed apprezzato in tutta Europa già nel ‘700.

Persino Cesare Pavese soleva dire al riguardo, “tre nasi son quel che ci vuole per il Barolo“.

E’ ottimo abbinato ad arrosti di carne rossa, cacciagione, brasati, selvaggina, tartufo e formaggi stagionati.

La ricetta più nota associata a questo vino è il brasato al Barolo (ma anche il risotto, l’anguilla e lo stracotto.)

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Torino esoterica – enologia in Piemonte: Casa del Barolo, Torino.
Ph. Pinterest

L’Erbaluce

Il nome è di per sé evocativo, non trovate?

L’Erbaluce, detto anche Albaluce, è un vino bianco, dal colore giallo paglierino e dal sapore fresco, secco, molto profumato.
I romani chiamavano il vitigno da cui viene estratto questo vino “Alba Lux“, e ad esso è legata una romantica leggenda: si dice che in un tempo lontano, le colline formate dai ghiacciai erano abitate dalle ninfe, creature dei laghi, dei boschi e delle sorgenti, venerate insieme a Sole, Luna, Notte, Venti e Stelle.

Una delle ninfe, Alba, un giorno, sulle rive del torrente, incontrò Sole. Tra loro nacque l’amore al primo sguardo, amore che però era proibito. Intervenne allora Luna: decise infatti di aiutare i due amanti, interponendosi al cammino del Sole così che questi potesse raggiungere di nascosto la Terra per vedere la sua Alba.

Così ci fu l’eclissi, e da quell’eclissi nacque Albaluce: “con occhi color del cielo, pelle di rugiada e lunghi capelli splendenti come raggi di sole. La sua bellezza portò gli abitanti della zona ad offrire doni in giorni di festa, fino a quando i frutti del lago non bastarono più al sostentamento”, raccontano le storie. 

Occorreva dunque altra terra da coltivare e per questo si decise di scavare un grande canale per far defluire le acque del lago.

Ma quelle stesse acque finirono per travolgere tutto, seminando morte.

La ninfa Albaluce iniziò a piangere disperata per il dolore, ma dalle sue lacrime, congiunzione del Sole e dell’Alba, si alzarono lunghi tralci, ricchi di dolci e dorati grappoli di succosa uva bianca: l’Erbaluce.

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Torino esoterica – enologia in Piemonte

Il Nebbiolo

Il vino nobile, così viene definito.

Il vitigno Nebbiolo ha trovato in alcune zone del Piemonte e di poche altre regioni italiane un terreno così congeniale da dare grandi vini che, pur essendo sostanzialmente diversi tra loro, hanno alcune caratteristiche comuni: la predilezione all’invecchiamento, il colore, la complessità e l’eleganza.

Questa varietà d’uva era conosciuta già dai tempi antichi: a provarlo, le parole di Plinio il Vecchio, che nella sua “Naturalis Historia” si riferisce alle colline novaresi ed alla zona di Pollenzo (anche se non ne cita il nome).

Lucio Giunio Columella, autore romano del “De re rustica”, parla invece di un vitigno con “grappoli di uva nera che danno vino da località fredde”, riferendosi con ogni probabilità al Nebbiolo.

Ed il nome, da dove proviene?

La leggenda narra di un monaco che amava con passione la sua piccola vigna, alla quale dedicava tempo ed attenzioni. Una mattina, trovò le sue viti completamente avvolte da una fitta nebbia, e pensando fosse un ammonimento del Signore, decise di dedicare più tempo alla preghiera e meno alla sua vigna.

Giunto il tempo di vendemmia, notò la nebbia diradarsi come per magia: si posò invece sui grappoli, i quali, colpiti dai raggi del sole, iniziarono a brillare.

Per questo il vitigno viene chiamato ancora oggi “Nebbiolo”.

Giovanni Battista Croce lo descrive sulle colline Torinesi collegando invece il nome nebbiolo all’aggettivo nobile.

E fu Giulia Colbert Falletti, marchesa di Barolo, che nel ‘700 contribuì ad incrementarne la produzione e ad esaltarne le doti, per farne un vino secco su indicazioni del Conte Oudart.

Il conte era infatti uno stimato  enologo, convocato in Piemonte da Camillo Benso Conte di Cavour per creare un vino simile ad un bordeaux francese.

Il successo fu garantito fin da subito perché il vino si prestava all’invecchiamento e anche all’esportazione dando vita a vini prestigiosi come il Barbaresco ed il Barolo.

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Torino esoterica – enologia in Piemonte.
Ph. Solferino Torino

Il Barbera

Si tratta di un vino dal colore rosso rubino molto molto antico, il cui nome risale addirittura a prima dell’anno Mille, ed è tra i più consumati di tutto il Piemonte.

Viene citato persino in alcune opere classiche della letteratura italiana, da celebri poeti quali Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli.

Del Barolo esistono quattro tipologie DOC differenti: il Barbera d’Alba ed il Barbera d’Asti, entrambi dal sapore acido e asciutto, il Barbera dei Colli Torinesi, secco, robusto e vivace ed infine, il Barbera del Monferrato, un vino dall’intenso colore rosso, asciutto, lievemente frizzante.

 

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Torino esoterica – enologia in Piemonte. ph. Pinterest

Freisa

Il suo nome deriva dal francese fraise, “fragola”, fragranza molto presente nel bouquet di questo vino dal colore rosso scuro.

Del Freisa esiste una varietà amabile ed una più secca, e può esser degustato già un anno dopo la vendemmia.

Una piccola curiosità che lo riguarda: durante l’epidemia di peste del 1500, a Chieri questo vino veniva utilizzato come unico rimedio contro il contagio.

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Torino esoterica – enologia in Piemonte. ph. Pinterest

Malvasia

Si tratta di vini rossi, dolci, dal bouquet intenso e fragrante. Leggenda narra che un certo Adimaro, colonio del feudatario di Nus, venne da questi sorpreso mentre portava in chiesa del vino da donare al parroco: il vino in questione, era stato ottenuto da una vigna coltivata all’insaputa del padrone.

Il feudatario, adirato, volle sapere di che bevanda si trattasse, così Adimaro rispose: “è succo di malva!”

Ma egli era diffidente, e così chiese di assaggiarlo. Ma Adimaro, temendo la collera del padrone, chiese agli dei un miracolo.

Che malva sia, per favore!” fu la sua invocazione, ed il vino si trasformò davvero. Da allora il suo nome sarebbe rimasto, per l’appunto, malva-sia.

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Torino esoterica – enologia in Piemonte

Vermouth

Torniamo a Torino per questo grande liquore, il Vermouth: sebbene infatti il nome derivi dal tedesco “assenzio, amaro“, questo “vino truccato” ha origini torinesi.

Perché “truccato”, vi chiederete.

Ebbene, il Vermouth è in realtà un vino aromatizzato con erbe e spezie, ed ha origini antichissime: le prime testimonianze risalgono persino al 400 a.C.

Nella Grecia antica questa bevanda era già molto diffusa, e nel Medioevo venne arricchita dalle spezie importate dall’Oriente e, più tardi, dal Sud America.

La prima capitale italiana a produrre vino aromatizzato è stata Venezia, ma il Piemonte, e Torino in special modo, divenne punto focale di questa produzione a causa della varietà di erbe e di aromi provenienti dalle Alpi, oltre ovviamente alla produzione già nota di vini secchi.

Secondo la tradizione, il Vermouth fu inventato nel 1786 nella piccolissima bottega del signor Marendazzo, situata sotto i portici dell’odierna Piazza Castello. Il bottegaio, si dice, aveva un aiutante, tale Antonio Benedetto Carpano.

Antonio, di origini biellesi, amava molto il Moscato, e decise di ricavare da esso un vino aromatizzato aggiungendo erbe e spezie provenienti dalle sue terre, seguendo le antiche ricette dei frati.

Nacque così il Vermouth, e la piccola bottega divenne un ritrovo per tutti i torinesi: il duca Vittorio Amedeo III apprezzò così tanto il nuovo liquore, da proclamarlo aperitivo di corte.

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Torino esoterica – enologia in Piemonte: Etichetta Vermouth dell’azienda Carpano.
Ph. torino.repubblica

Insomma, come abbiamo visto esistono leggende sui luoghi come sui vini, e son queste storie, magiche, oscure, affascinanti e misteriose, a rendere ogni cosa più interessante.

Del resto il vino, proprio come la magia, affascina, seduce, cattura.

E non dimentichiamo: “Il mondo è pieno di cose magiche, pazientemente in attesa che i nostri sensi si acuiscano.”
– William Butler Yeats

Conoscevate questo aspetto del capoluogo del Piemonte, rinominato Torino esoterica?

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