Kamala Harris  prima vicepresidente donna della politica americana, entra nella storia. Scopriamo insieme chi è e chi si nasconde dietro alla carica.

kamalaharris-1597847636-320x180 Kamala Harris prima vicepresidente USA donna, ma non l'ultima: è storia
Fonte foto: Marie Claire

 

Le ultime elezioni USA sono state piuttosto tribolate, tra il risultato tirato per le lunghe e i tweet da “bambino capriccioso” di Donald Trump, siamo arrivati finalmente ad un verdetto: Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America.

Il popolo americano è sceso in piazza e ha festeggiato come se fosse finita una guerra, con feste e balli in strada. Ma le elezioni USA 2020 portano anche una ventata di novità:

Kamala Harris prima vicepresidente donna nella storia della politica americana.

Parliamo di una donna dalla carriera sfavillante, costellata da successi e da prime volte per tutta la sua carriera e c’è già chi parla di un “Kamala 2024”.

Kamala Harris prima vicepresidente: scopriamo la sua storia

Kamala Devi Harris nasce ad Oakland il 20 ottobre 1964, da madre indo-americana immigrata e da padre di origine giamaicana. Kamala trascorre la sua infanzia a Berkeley, in California, frequentando sia una chiesa battista che un tempio induista.
All’inizio del secondo anno della scuola d’infanzia, Kamala usufruisce del programma di desegregation busing, ovvero un servizio bus per portare bambini non bianchi a scuola, per evitare manifestazioni razziali nei loro confronti.

Dopo il liceo, s’iscrive alla Howard University dove conseguì due specializzazioni: una in scienze politiche e una in economica. Fin da giovane dimostra il suo senso della giustizia, manifestando contro l’apartheid.

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Fonte foto: Wondernet Magazine

Nel 1990 fu assunta come vice procuratrice distrettuale nella Contea di Alameda, mentre nel 1998 si sposta a San Francisco assumendo la stessa carica. Divenne capo della Career Criminal Division e segue diversi casi di omicidio, violazione di domicilio, rapina e violenza sessuale. Qui entra in contrasto con un collega, che voleva offrire la possibilità ai procuratori di processare gli imputati minorenni alla Superior Court e non al tribunale per i minori: dopo aver subito un demansionamento de facto, presenta un reclamo e il collega lascia il posto di lavoro.

Nell’agosto del 2000 ottiene un nuovo incarico presso il Municipio di San Francisco, occupandosi di casi di maltrattamento di bambini e di abbandono.

Nel 2003 Kamala Harris diventa la nuova procuratrice distrettuale della città di San Francisco, conducendo la campagna in modo da sovvertire lo stereotipo delle donne nere ed impegnandosi a non richiedere mai la pena di morte. Vinse col 56% dei voti, diventando la prima procuratrice distrettuale nera in California.

Durante il suo mandato fece salire il tasso di condanna per i reati più gravi dal 50% al 76%, alzò la cauzione per i reati con armi da fuoco, creò la Hate Crimes Unit contro i crimini d’odio verso i bambini e gli adolescenti LGBT nelle scuole, diede gran rilievo alla protezione ambientale, soprattutto per i disastri ambientali in mare, introdusse un addestramento speciale per aiutare gli agenti di polizia e ricostituire un patto di fiducia tra polizia e società (il Dipartimento di Giustizia della California di Harris divenne anche il primo organo statuale ad obbligare gli agenti di polizia ad indossare una body camera), agevolò la condanna del revenge porn.

Kamala Harris prima vicepresidente e la pena di morte

Tra le sue convinzioni più grandi, c’è quella sulla pena di morte: secondo Kamala Harris, il carcere a vita con esclusione della libertà è una punizione migliore e più conveniente. Inoltre, si mise in prima linea contro la dispersione scolastica, facendo presente che la maggioranza dei detenuti minori sono studenti che abbandonano la scuola o che la disertano abitualmente. Perciò, decise di inviare delle lettere alle famiglie per avvisare sulle conseguenze legali in caso di dispersione scolastica, istituendo delle sanzioni che prevedevano una multa di 2500 dollari e la reclusione fino ad un anno; istituì diversi piani di responsabilità per i genitori per aiutarli a mandare a scuola i loro figli.

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Fonte foto: Courthouse News

 

Nel 2010 venne eletta come Procuratore generale della California, per poi essere rieletta quattro anni dopo.

Nel 2016, la dem Barbara Boxer annunciò l’intenzione di ritirarsi dalla sua carica da junior senator dopo 24 anni di carica. Kamala Harris fu la prima candidata a manifestare la volontà di succederle. Il 7 giugno 2016 vinse le primarie, col 40% dei voti, vincendo in diverse contee; ottenne anche l’approvazione dell’allora presidente Barack Obama e del suo vice Joe Biden.

Kamala Harris prima vicepresidente: il rapporto con Trump

Vinse le elezioni contro la sua compagna di partito Loretta Sanchez col 60% dei voti, annunciando di voler proteggere gli immigrati dalle politiche del neo presidente eletto Donald Trump.

Durante il suo mandato si scagliò varie volte contro Trump, ad iniziare dall’Executive Order 13769, che proibiva ai cittadini di diversi Paesi con maggioranza musulmana di entrare negli USA per 90 giorni. Interrogò animatamente la Segretaria Nielsen sulla politica di Trump riguardo la separazione delle famiglie migranti, chiedendo le sue dimissioni dopo aver visitato una delle strutture detentive nei pressi di San Diego.

Tra settembre e ottobre 2018, Kamala Harris interrogò Brett Kavanaugh, accusato di molestie sessuali e in procinto di diventare membro della Corte Suprema; nonostante si fosse opposta alla sua nomina, Kavanaugh è oggi un membro della Corte Suprema.

Il 16 gennaio 2020 Kamala Harris votò per incriminare il presidente Trump per abuso di potere e ostacolo al Congresso.

Kamala Harris si candidò alle primarie democratiche del 2019 per le elezioni del 2020, raccogliendo la somma record di 1,5 milioni di dollari in 24 ore. Si scontrò con Joe Biden, accusandolo di aver parlato con simpatia di alcuni senatori che avevano ostacolato l’integrazione nel 1970. Durante il secondo dibattito fu accusata da Biden per alcuni risultati ottenuti durante il suo ruolo da procuratrice generale e crollò nei sondaggi. Il crollo nei sondaggi la portò a ritirare la sua candidatura il 3 dicembre 2019, dando però il suo appoggio a Biden nel marzo 2020.

La morte di George Floyd fu la goccia che fece decidere Biden per Kamala Harris come vicepresidente, diventando la prima asioamericana ad essere scelta come possibile vicepresidente. E il resto, come si dice, è storia. 

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Fonte foto: Glamour

Condivisibili o meno, le scelte che Kamala Harris ha fatto durante la sua carriera sono sempre state forti e audaci, non si è mai lasciata intimorire dai pareri contrari, andando contro le istituzioni e il benaltrismo americano.

Basti pensare che nel 2016, è stata appellata come “la più bella procuratrice americana” dal presidente Obama: un commento che l’ha mandata su tutte le furie e che l’ha portata a chiedere ed ottenere le scuse dell’allora Presidente. Ma si è fatta valere anche durante uno dei dibattiti col vice di Donald Trumb, Mike Pence, che come il suo presidente, continuava ad interromperla e lei non si è fatta remore di controbattere: “I’m speaking”. 

Kamala Harris è una donna forte, che non si tira mai indietro neanche di fronte alle sfide più difficile. Dopo una carriera costellata di successi e di record, ha raggiunto uno dei titoli più ambiti: primo vicepresidente donna e si vocifera che potrebbe esserci anche un Kamala Harris 2024 per le prossime elezioni. E poi lei l’ha detto:

“Sono la prima, ma non sarà l’ultima”.

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