Lo scorso 2 novembre ci ha lasciato un pilastro italiano: Gigi Proietti. Per il Vintage Friday ricordiamo la sua carriera, tra risate e riflessioni.

57805_7dbxdyf-320x196 Vintage Friday: in ricordo di Gigi Proietti, il nostro Mandrake
Fonte foto: Il Romanista

 

Alcuni giorni fa se n’è andato un monumento alla recitazione e alla romanità: Gigi Proietti. Artista a 360 gradi, è stato attore, comico, doppiatore, cabarettista, conduttore televisivo, regista e direttore artistico, nonché colonna portante dell’arte tutta italiana. Se n’è andato il giorno del suo ottantesimo compleanno, l’ennesima “mandrakata” del nostro artista.

Gigi Proietti è stato un baluardo, un faro nella notte per ogni artista che ha calcato un palco e fa già male parlarne al passato. Ci ha accompagnati fin dall’infanzia ed è stato il maestro (anche se l’appellativo non gli piaceva) di centinaia di ragazzi amanti della recitazione.

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Fonte foto: Corriere

 

Gigi Proietti nasce il 2 novembre 1940 in via Sant’Eligio a Roma; dopo il diploma decide d’iscriversi a Giurisprudenza all’Università La Sapienza, che abbandonerà a sei mesi dalla laurea. Fin da piccolo sviluppa una grande passione per la musica, imparando a suonare diversi strumenti, come la chitarra, il contrabbasso e la fisarmonica.

Inizia ad esibirsi nei night-club più celebri di Roma, città sempre amata da Proietti, che è stata anche ispirazione per la creazione di alcuni personaggi che ha portato poi sul grande schermo.
Nonostante inizialmente non mostrasse una certa passione per il teatro, decide di iscriversi al Centro Teatro Ateneo, diventando allievo di grandi artisti come Arnoldo Foà. Il suo esordio teatrale risale al 1963 con lo spettacolo d’avanguardia Can Can degli italiani. Dal 1964 entra sempre di più nell’ambito teatrale e viene diretto da diversi registi celebri come Antonio Calenda, ma fu anche diretto da Andrea Camilleri.

Nel 1964 Proietti fa un piccolo cameo nel film Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola, ma il vero debutto avviene nel 1966 con il film Le piacevoli notti. Il primo ruolo importante, che lo porta al successo, è nel 1970, quando Proietti sostituisce Domenico Modugno a teatro, nella commedia musicale Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini.

Furono anni d’oro per Proietti, nei quali iniziò anche la sua carriera da doppiatore: nel 1964 iniziò a doppiare uno dei personaggi più amati dai bambini, Gatto Silvestro. Ma fu il doppiatore anche di numerosi attori famosi come Robert De Niro, Sylvester Stallone (il primo “Adrianaaa” fu proprio di Proietti), Dustin Hoffman e Marlon Brando, solo per citarne alcuni.

 

Gli anni Settanta sono gli anni del suo trionfo: partecipa a pellicole come Gli ordini sono ordini, Conviene far bene l’amore, L’eredità Ferramonti e Casotto, alternando commedie a ruoli più impegnati. Ma il vero successo arriva nel 1976 col cult Febbre da Cavallo, nel quale Proietti interpreta lo sfortunato indossatore Bruno Fioretti, detto Mandrake, che inventa qualsiasi stratagemma per giocare ai cavalli.

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Fonte foto: LaScimmiaPensa.com

 

 

Nel 1976 inizia il sodalizio artistico insieme allo scrittore Roberto Lerici, col quale scrive diversi spettacoli teatrali rimasti nella storia, tra cui il famosissimo A me gli occhi, please: in questi spettacoli Proietti non aveva alcuna guida registica, riuscendo a dimostrare il suo talento, la sua bravura e la sua eccentricità, ma soprattutto la sua capacità di fare tutto e di farlo bene. Lo spettacolo ebbe un successo talmente grande, che fu riportato in scena anche nel 1993, nel 1996 e nel 2000, nello Stadio Olimpico di Roma, traboccante di gente. Dopo A me gli occhi, please Proietti entrò nell’Olimpo dei più grandi, apprezzato in Italia, anche da personalità importanti come Federico Fellini ed Eduardo de Filippo.

 

Sul finire degli anni Settanta diventa il direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma, aprendo il suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori. Una delle passioni dell’attore romano era proprio la formazione dei giovani attori. Tra i suoi allievi più famosi troviamo nomi di rilievo, come Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Rodolfo Laganà, Nadia Rinaldi e Gabriele Cirilli. Proietti amava stare a contatto coi giovani e diceva sempre:

 

“Come diceva Gassman ai giovani attori, ho insegnato loro tutti i miei difetti. Ne sono nati tanti, ma non c’è un mio erede ed è giusto che sia così”.

 

Nel 1992 tornò al doppiaggio, interpretando uno dei personaggi animati più amati di sempre: il Genio in Aladdin di Walt Disney. Non era una sfida facile (in originale il Genio era stato doppiato da Robin Williams), ma ci riuscì, come sempre e se chiudessimo gli occhi ora e ascoltassimo la voce di Gigi, vedremmo solo il Genio, con le sue battute e le sue magie.
Per quanto riguarda l’animazione, doppiò anche i due draghi siamesi Devon e Cornelius nel sottovalutato film La spada magica – Alla ricerca di Camelot.

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Fonte foto: Style24

 

Gli anni Ottanta furono difficili per Proietti: il film Febbre da Cavallo doveva essere il suo trampolino di lancio, ma sono poche le pellicole a cui partecipa questi anni. Si butta, però, sulla televisione, dove è regista di una delle prime sitcom italiane, Villa Arzilla. Ma è nel 1996 che arriva la grande occasione: Gigi Proietti diventa il nostro amato maresciallo Rocca nell’omonima serie in cui interpreta il maresciallo comandante della stazione dei Carabinieri di Viterbo. La serie fece uno straordinario successo in Italia, dando del filo da torcere anche al Festival di Sanremo e fece ottenere a Proietti la cittadinanza onoraria della città di Viterbo.

 

Negli anni Novanta e Duemila Proietti torna in grande stile: per quanto riguarda il cinema, torna nel sequel Febbre da cavallo – La mandrakata (vincendo anche il Nastro d’argento). A livello teatrale, nel 2003, nasce da una sua idea il teatro scespiriano Silvano Toti Globe Theatre, dove diventa direttore artistico, regista e attore.
Ma ci sono novità anche nel doppiaggio: infatti Proietti viene scelto come sostituto di Gianni Musy, nel doppiaggio del personaggio di Gandalf, nella nuova trilogia de Lo Hobbit.

In seguito ha partecipato a diversi film in piccole parti e ad alcuni programmi televisivi.

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Fonte foto: Cinematographe

 

Si è spento lo scorso 2 Novembre, una data su cui ha sempre scherzato, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, come se ci volesse fare un’ultima “mandrakata”.

 

La morte di Gigi Proietti è provocato un dolore fortissimo nei romani e negli italiani: ha da sempre spinto sulla sua romanità, soprattutto a teatro, incarnandone le qualità e i difetti e portandole in giro per l’Italia. Proietti riusciva a reinventarsi continuamente: il suo corpo, la sua voce e le sue espressioni erano come creta per la sua mente, che creava e ricreava nuovi personaggi, sempre interpretati perfettamente.

Ma soprattutto, a farci soffrire è stata questa mancanza improvvisa, senza avvertire, senza consultare nessuno, andandosene nel silenzio, come se non facesse male. Il teatro italiano ha perso il cuore pulsante; nonostante ciò, Proietti ha lasciato i suoi frutti: migliaia di giovani formati da lui e appassionati di teatro e cinema, solo grazie a lui.

 

Come Proietti ne nascono pochi per ogni generazione, ma noi lo salutiamo così, perché

“ar cavaliere nero…”

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