Tra un Achille Lauro che distrugge la mascolinità tossica e una fantastica Rula Jebreal che parla di femminicidi, di violenza sulla donna, nella settantesima edizione di Sanremo abbiamo assistito a un discorso di Diletta Leotta sulla bellezza, che non molti hanno apprezzato.

Diciamo solo che con Diletta Leotta si sarebbe potuto intraprendere un discorso sulle donne nello spettacolo, soprattutto nell’ambito da lei praticato. Perché, ricordiamolo, per molti uomini le donne non ne capiscono niente di calcio.

E su questa convinzione Diletta Leotta potrebbe dare uno schiaffo morale a tutti gli uomini, poiché nel suo lavoro è decisamente preparata.

Avrebbero potuto quindi finalmente sdoganare la figura da bella statuina, da velina, che etichetta non solo il ruolo di molte donne dello spettacolo ma soprattutto quest’edizione di Sanremo.

Ma invece no, qualche scrittore ha deciso di affidare alla conduttrice un discorso superficiale sulla bellezza, che a un certo punto sembrava non avere neanche più un filo, un senso.

“La bellezza capita”: “ma anche un fratello chirurgo”

In molti hanno avuto da ridire su questo fatto pronunciato dalla bionda. Non c’è niente di male nel farsi qualche ritocco. L’importante è piacersi, star bene con se stessi, ma allora perché parlare e osannare la bellezza naturale?

Il monologo ti faceva perdere in molti punti, e forse era la stessa cosa che pensava la nonna Elena, nonna della conduttrice, che sembrava confusa tanto quanto gli spettatori. Ma se si legge fra le righe, si capisce cosa volesse intendere.

Diletta Leotta, in un discorso che in pochi sono riusciti a seguire, ammette di essere a Sanremo per la sua bellezza, ma che la bellezza sparisce con il tempo. E quindi ecco vedere la giovane donna invecchiata fino all’età di sua nonna con un’applicazione.

La sua amata nonna, che le ha insegnato a essere più che un bel faccino, a non essere la bionda stupida che si vede nei teen drama americani. Ed è questo su cui verte il discorso di Diletta Leotta.

Ecco un breve riassunto dei punti toccati:

  • Lei è su quel palco perché è molto bella (e questo lo ha sottolineato diverse volte).
  • Non ha scelto di essere bella (beh, più o meno).
  • La bellezza non è per sempre.
  • Ha comunque studiato (infatti Amadeus ha ricordato, a inizio serata, la sua laurea in giurisprudenza) e si è data da fare nella sua vita per essere dov’è in quel momento.
  • Ma comunque è lì perché è molto gnocca (come la definiscono molti uomini) e se non lo fosse stata non avrebbe raggiunto questo grande traguardo di Sanremo.
  • La felicità è più importante della bellezza e lei spera di essere felice a 87 anni.

Diciamo che, letto fra le righe, è un bel discorso.

Ma in cosa non va bene il discorso di Diletta Leotta?

Beh, sicuramente far passare il messaggio secondo cui la bellezza è davvero più importante di una laurea, di una competenza, non è il massimo.

Perché Diletta Leotta è intelligente, è competente, è laureata, ma recita questo discorso scritto da qualcuno che cercava di migliorare la situazione creata da Amadeus perché è bellissima.

Perché, quel che si capisce dal discorso, è che l’intelligenza, il carattere, la simpatia, sono importanti, ma se non sei anche bella non vai avanti.

E la cosa quasi più fastidiosa è come invece sia stata presentata l’altra donna che divideva la scena con lei.

Mentre la bionda Leotta è stata quasi presentata come una donna superficiale, la sua compagna, giornalista e scrittrice, ha recitato un discorso commovente, reale, intelligente.

Quasi l’una la nemesi dell’altra. L’una che punta sulla bellezza, l’altra invece che spinge le donne a combattere, a essere forti.

Ma se c’è una cosa che il discorso emozionante della donna palestinese ha fatto trapelare è che la donna, la vittima, non ha colpe

Non ha colpe se viene violentata. Non è colpevole per come decide di truccarsi. La sua gonna corta e il suo skinny jeans non vogliono comunicare nulla. La sua bellezza non è una colpa. Non ha colpe se decide di non sottomettersi.

E non ha colpe se le viene affidato un discorso superficiale e senza un filo logico in cui si passa dalla bellezza a un elogio alla nonna a un’applicazione che ti invecchia.

Per cui emozionarsi per il discorso di Rula e poi giudicare, criticare, insultare Diletta, è un controsenso, rende chiunque ipocrita tanto quando la Leotta che parla di bellezza naturale.

Che tuttavia avrebbe potuto mettere del suo nel suo monologo durato forse troppo rispetto a quello dell’altra donna, che invece è stato pronunciato a mezzanotte ma che sicuramente avrebbe meritato più importanza a causa della sua profondità.

Insomma, era solo la prima serata di Sanremo e già ne abbiamo viste troppe! Chissà cosa ci aspetteranno le prossime. Non ci resta che aspettare stasera.

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