13 anni: un’età di transizione tra l’infanzia e l’adolescenza, in cui da bambine ci si avvia a diventare giovani donne, e si comincia a collezionare qualche piccolo segreto, magari da racchiudere in un diario. Ma c’è un diario che racconta molto più di semplici segreti, racchiudendo al suo interno una storia tanto incredibile, quanto drammatica. Una pagina terribile della Storia che grazie anche a quel Diario è venuta alla luce: quello scritto da una bambina di nome Anna Frank.

Anna Frank è una bambina tedesca, che nasce a Francoforte sul Meno in una mattina d’estate del 1929, il 12 giugno per l’esattezza, secondogenita di Otto Frank e Edith Holländer.

Trascorre l’infanzia nel quartiere Dornbusch: un’infanzia apparentemente normale, fatta di scuola, amici, e perenni paragoni con la sorella maggiore Margot. Apparentemente, perché Anna e la sua famiglia sono di religione ebraica, e se all’inizio questo non risulta essere un problema, a partire dagli anni Trenta rivoluzionerà la loro vita, diventando addirittura una condanna a morte annunciata.

In quegli anni infatti in Germania sale al potere Adolf Hitler e il nazismo irrompe nella politica tedesca, con la sua ideologia fortemente nazionalista e soprattutto anti-semita nei confronti degli individui di razza ebraica.

Nel 1933 il nazismo trionfa alle elezioni politiche, e le dimostrazioni antisemite non tardano ad arrivare: da quel momento gli ebrei diventano un nemico universale, da sconfiggere. Anna e la sua famiglia non si sentono più sicuri e decidono pertanto di trasferirsi in Olanda.

Dapprima lei, la sorella e la mamma, ospitate dalla nonna materna ad Acquisgrana, e in seguito il padre Otto, che si trasferisce ad Amsterdam per un’offerta di lavoro ricevuta da Robert Feix di andare ad aprire una filiale dell’Opekta.

Nel 1934 Otto viene raggiunto dal resto della famiglia e vivono in un palazzo condominiale in Merwedeplein n. 37,nella periferia della capitale olandese, dove altri ebrei tedeschi come loro sembrano trovare un porto sicuro. 

La nuova vita olandese di Anna procede serena, e la porta a sviluppare una passione per la lettura e la scrittura. 

Nel frattempo l’odio nei confronti della razza ebraica degenera sempre più, e quella speranza di una vita finalmente serena diventa una paura concreta nel 1939, con l’invasione tedesca della Polonia, che darà l’inizio alla Seconda Guerra Mondiale.

Un’ invasione che ben presto si estende anche all’Olanda, che viene occupata il 10 maggio 1940.

Le leggi anti-semite privano pian piano gli ebrei di ogni diritto escludendoli dalla vita sociale e pubblica.

Un vuoto che nel 1942, Anna cerca di colmare con la scrittura quando ricevette per il suo tredicesimo compleanno un quadernino a quadretti bianco e rosso: il famoso “Diario”.

Un diario in cui la tredicenne tedesca inizia a scrivere le vicende che la circondano, la vita che è costretta a condurre insieme alla sua famiglia, minacciata dall’ombra oscura delle leggi razziali.

Nello stesso anno, la sorella Margot riceve da parte dell’Ufficio Centrale per l’emigrazione ebraica ad Amsterdam un invito a comparire ai fini della successiva deportazione in un campo di lavoro.

Questo porta la famiglia ad un’unica soluzione: un nascondiglio nella casa retrostante la ditta dove Otto lavorava, nel quale la famiglia restò nascosta per almeno due anni. Nel frattempo iniziano le prime deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento.

Una reclusione forzata di cui Anna Frank racconta nel suo Diario ogni dettaglio : la necessità di rimanere in silenzio, l’impossibilità di uscire, la paura di essere scoperti da un momento all’altro e catturati.

Otto Frank per nascondere la sua clandestinità aveva chiesto aiuto a Miep Gies, sua segretaria. Ma questo purtroppo non aiuta lui e la sua famiglia, che viene scovata la mattina del 4 agosto 1944, attorno alle 10.00, quando la Gestapo fa irruzione nel nascondiglio, e gli occupanti, compresa Anna e la sua famiglia vengono arrestati ed interrogati.

Dopo un primo trasferimento  al Campo di concentramento di Westerbork, Anna, la sua famiglia e la famiglia van Pels, vengono selezionati per il trasporto ad Auschwitz, dove giungono il 6 settembre del 1944.

Anna, dopo un mese viene portata al campo di sterminio di Bergen Belsen insieme alla sorella Margot.

Le due troveranno la morte nel febbraio-marzo del 1945, a seguito delle complicanze dovute al tifo contratto durante la reclusione nel campo di concentramento.

Gli appunti ritrovati di Anna

Al termine della guerra, nel 1945, Miep Gies è riuscita a recuperare gli appunti scritti da Anna, consegnandoli al padre, unico superstite della famiglia, il quale decide di far pubblicare il diario, nel 1947.

Un diario ancora oggi più che mai considerato il simbolo di una brutta pagina della storia che non va dimenticata.

 

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