Altro che migranti, Carola e i battibecchi della coppia di fatto più famosa d’Italia  (Salvini-DiMaio), il vero problema nazionale è l’analfabetismo funzionale.

Come saprete, anche quest’anno, gli esiti delle prove Invalsi hanno messo in luce evidenti problematiche d’apprendimento nei giovani studenti italiani.
In realtà, poco importa che gli studenti del Nord abbiano avuto risultati migliori dei colleghi del Meridione, o che i risultati nazionali abbiano registrato timidi miglioramenti rispetto l’anno passato. Il quadro generale è più che sconfortante.

A cosa è dovuto tutto cio?

Inutile dire che la notizia del ritardo culturale dei giovani italiani ha recentemente dato adito ad un numero infinto di frasi fatte e ad effetto, che difficilmente definiscono la gravità della situazione.

Si preferisce gridare allo scandalo, si ricorre all’indignazione, si giudicano indistintamente alunni e docenti, ma mai che si provi a comprendere in cosa consista questo “ritardo” culturale giovanile.

In altre parole, dove risiede il fulcro del problema? Perché ci dovremmo preoccupare degli esiti recentemente evidenziati? In che modo ciò influisce sull’andamento socio-economico dell’Italia?

Cos’è l’ Analfabetismo Funzionale?

Non c’è molto da dire, i giovani (e non solo) d’oggi sono ignoranti.

Ma attenzione.  Quello che intendiamo in questo contesto con la parola “ignoranza” ben si allontana dall’accezione dispregiativa con la quale viene connotato solitamente questo termine.
“Ignorante” è infatti colui che semplicemente non è a conoscenza di un’informazione o, nel nostro caso, di una competenza.

Notiamo quindi come, paradossalmente, siamo tutti ignoranti in determinante materie o specifici settori.
Quello che sembra essere il vero problema nazionale, e che le prove invalsi hanno evidenziato, è ciò che viene definito ignoranza (o analfabetismo) funzionale.

Parliamo quindi di una seria e dilagante difficoltà dell’utilizzo efficiente di abilità quali lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni di vita quotidiana.
In altre parole, si tratta della sempre più complicata gestione e metabolizzazione di informazioni e del relativo processo di analisi.

«Si intende la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità»
UNESCO, definizione di “Analfabetismo 
Funzionale”

L’analfabeta funzionale non possiede gli strumenti necessari ad individuare il filo logico nel processo di acquisizione delle informazioni, non è in grado di produrre un giudizio critico e quindi difficilmente riuscirà a pensare davvero con la propria testa. È quindi portato a credere a tutto, non analizza le informazioni che gli arrivano e non le mette in discussione, ragionando per preconcetti e pregiudizi.

E le conseguenze?

Nonostante studi dimostrino che il problema dell’analfabetismo funzionale riguardi buona parte della popolazione italiana, sia tra i più “agées” che tra i più giovani, è chiaro che proprio questi ultimi rappresentano il vero problema nazionale.

Proverbialmente, non è forse vero che “i giovani di oggi saranno gli adulti di domani”?

Se già a 16 anni i nostri ragazzi sono incapaci di comprendere un testo italiano, imparare una lingua straniera (che dovrebbe essere un processo di più facile assimilazione per i giovani) o fare di calcolo, come possiamo pensare riusciranno a comprendere i problemi della comunità in cui vivono?

Il rischio è che, da adulti, questi ragazzi proveranno un vero e proprio disinteresse per tutto ciò che riguarderà non solo la propria riuscita personale, ma anche il benessere della società in cui sono inseriti.
Che, se non ce ne fossimo accorti, è l’Italia.

Fonte

Greta Bovincini

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