Grey’s Anatomy-Silent all these years

Il trailer ci aveva avvisato. Questo episodio non sarebbe stato facile da affrontare, e non adatto a tutti gli spettatori. Sapevamo che sarebbe arrivato il momento per Jo di scoprire le sue origini, ma Shonda a questo giro, ha concentrato in soli 40 minuti una tematica delicata con la potenza unica che ha, come dimostrato da precedenti episodi dedicati all’argomento.

Il tema della puntata è la violenza sulle donne. Ricordiamo che la Rhimes aveva già provato a parlare dell’argomento, con la 14×10 in cui vediamo Jo affrontare il suo passato con il suo ex marito violento e la 12×09 in cui ad essere aggredita è Meredith (violenza questa, non voluta, ma comunque di forte impatto, reso tale dal silenzio per tutto l’episodio sino a che Meredith non riprendere a sentire).

In questo episodio Shonda ci ha mostrato diverse facce della violenza sulle donne. I brividi che salgono e l’emozione provata è forse pari soltanto alla puntata in cui Charlotte (Private Practice) viene violentata.

Vediamo alternarsi due archi temporali: Jo che fa visita alla sua vera madre e Jo che visita una paziente, Abby.

Dall’incontro con sua madre, Jo viene ad apprendere il vero motivo per cui è stata abbandonata. È infatti, attraverso le lacrime delle due donne, che si viene a scoprire che la dottoressa Karev è frutto di uno stupro. Frutto di quell’atto tanto ignobile e vergognoso che incide così profondamente nella mente poco lucida della madre di Jo, che viene taciuto per anni. Abbandonato in un angolo mentre ci si riprova a rifare una vita.

Diversamente invece, Abby, che arriva terrorizzata e confusa in ospedale, sebbene inizialmente voglia solamente tornare a casa come se fosse più semplice dimenticare quanto avvenuto, racconta la sua storia.   

“…And you know the tequila I drank will make it my fault, and whoever did this to me, whatever he drank…that’ll be his excuse!”

Con queste parole si richiama al dibattito che condanna le donne per come si vestono, per la loro voglia di divertirsi. Come se un vestito troppo corto o il voler bere un drink in un bar, fossero sinonimo di libero accesso al corpo di una donna.  Come se dessero il permesso di violare la dignità, la verginità, l’anima.  

L’avere accanto la dottoressa Karev che già ha subito delle violenze è sicuramente d’aiuto alla paziente permettendole di sentirsi meno sola, come se non fosse l’unica vittima. Significativo il momento in cui Abby viene portata in sala operatoria. Lungo il corridoio, vi è  solamente tutto il personale femminile, metafora dell’importanza del girl power, simbolo di quella solidarietà che non lascia campo a neanche una faccia maschile, perché considerata ostile. Con le note di Lost without you di Freya Ridings, possiamo sentire tutto il calore e l’appoggio che viene dato alla donna.

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Di apparente inutilità sembrava invece la parentesi Miranda e Ben. I due che hanno scoperto che Tuck ha una fidanzatina, si chiedono come comportarsi in tal merito e chi deve affrontare il classico “discorsetto”. A fine episodio sarà Warren a parlane e le sue parole ci fanno ben comprendere l’inserimento di questo quadro. Il dottore infatti, tramite una metafora del baseball, ricorda al figlio l’importanza di capire i sentimenti dell’altra persona, di sapere quale è il momento esatto in cui lei non si sente a suo agio, e sapersi fermare.

Non andare oltre, non procurare dolore, non commettere una violenza soltanto per il piacere di una scopata. E tu, non lasciare che tutto rimanga in silenzio.

“Troppo spesso si dice che i traumi siano nella nostra mente, ma il dolore che proviamo è tutto vero. Lo sentiamo, nei muscoli, nelle cellule, nel cuore e nella testa. E dal momento che non esistono poteri magici, o pillole che lo facciamo scomparire, chiediamo aiuto. Potremo raccontare ciò che è successo quando saremo pronti.”

 

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