Si sono davvero ribaltati i ruoli? È l’inversione di marcia dell’uomo o una maggiore consapevolezza della donna la variabile che ha mutato il paradigma della dichiarazione uomo-donna?

Nel 2018, così come negli ultimi anni, sia giornali che media televisivi hanno provato a descrivere il mutamento generale che ha interessato la sfera affettiva. In particolare quella uomo-donna.

Donne intraprendenti o uomini pavidi?

Le più grandi discussioni sul tema, di solito, vertono su questi due punti di vista, come se non ci potesse essere altra via. Ormai, ci si è abituati a guardare alla sfera sentimentale sempre su due binari, paralleli e opposti, che vedono un’eterna contrapposizione tra uomo-donna.

Si usa il femminismo come sprone, per poi chiedere di pagare pegno all’uomo che non ha agito.

Se, invece, semplicemente iniziassimo a pensare al rapporto come ad una relazione tra due persone che la desiderano e la vogliono alla medesima maniera, ma che hanno caratteri e modi di agire differenti, probabilmente i risultati che otterremmo sarebbero diversi, e magari anche più interessanti.

Che sia da ammettere un reale cambiamento, non tanto del ruolo, quanto della consapevolezza femminile è indubbio. Ciò, dunque, ha portato un’alta percentuale di donne ad essere coscienti di sé e dei propri desideri, e ha fornito la spinta locomotrice per cui, oggi, molte donne decidono di fare il primo passo nei confronti degli uomini.

Dall’altra parte, però, è ingiusto bollare la ritrosia degli uomini come paura rispetto a una classe di donne “emancipate”. Piuttosto, la motivazione è da ricercare in un ritrovato piacere nel soddisfare il proprio ego. Cioè: anche agli uomini piace sentirsi desiderati e corteggiati (ovviamente in linea generale, senza tener di conto delle varie derive narcisistiche di uomini e donne).

C’è chi vede in questo il seme che mina profondamente il senso di mascolinità, e quindi la classe di machìsti che ha fatto da padrone fino alla fine del secolo scorso. Come se la desiderabilità fosse un concetto legato a doppio filo a un discorso di genere e, come tale, orripilante da usare in ambito maschile.

E qui, dunque, crolla tutta l’impalcatura traballante che la società umana ha contribuito a creare: parità tra uomo e donna, a patto che l’uomo continui a fare l’uomo e la donna a fare la donna.

Sarebbe bene pensare a un’affettività neutra e reciproca

In un quadro così dipinto, forse, sarebbe meglio rivedere le proprie posizioni. Uomini e donne saranno pure diversi, partendo dalla biologia fino alla psicologia, ma sarebbe bene che fossero equiparati nella sfera affettiva.

Perché dovrebbe dichiararsi solo un uomo? E perché un uomo dovrebbe sentirsi “evirato” se si dichiara per prima una donna? E perché una donna che sa quel che vuole dovrebbe impaurire un uomo?

Che l’amore, o i rapporti in generale, siano regolati da una continua lotta, più o meno dolce e lecita per la dominazione, è storia risaputa. Tuttavia, ogni storia ha le sue eccezioni. E in tal senso ogni cosa diventa valida.

Tralasciando le opinioni che fin qui si sono discusse e, prima della conclusione dell’articolo, sarebbe ingiusto tenere fuori dall’argomento il fattore principale: l’innamoramento.

Che si innamori prima un uomo o una donna, che si dichiari l’uno o l’altro, poco importa. In un mondo così frenetico, poco attento al sentire e troppo impegnato a inquadrare in schemi razionali l’agire umano, dovrebbe importare il fatto che ci sia ancora una forza primordiale che spinga gli esseri umani a cercare l’altro. Senza gare, senza podi e senza trofei.

Perché l’innamoramento  è una questione reciproca ed è di genere neutro. E pensarla diversamente, forse, non renderebbe giustizia agli uomini come alle donne.

 

https://www.comunicazioneseduttiva.com/agli-uomini-piace-quando-sono-le-donne-a-fare-la-prima-mossa/

Deborah Pellicola

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