Sentiamo parlare quotidianamente di femminismo, di movimenti come “Non Una di Meno“, “#MeToo“, “#QuellaVoltaChe” e tantissimi altri.

Definiamo femministe le donne che lottano contro la misoginia, quelle che combattono per i loro diritti, quelle per la parità dei sessi.

Definiamo femministe anche le donne sole, indipendenti, che scelgono di non avere famiglia, come se il femminismo fosse sinonimo di misantropia.

Come se volesse dire: odio il genere maschile.

Ma cos’è davvero il femminismo?

Le origini

Il femminismo in sé ha origini molto più lontane: già sul finire del 1700 infatti, Olympe de Gouges scrisse una delle prime dichiarazioni a favore dei diritti delle donne.

In realtà troviamo esempi di donne che lottano per la parità di genere in ogni epoca, dai roghi delle streghe ad oggi.

Il termine però venne coniato nell’800 per indicare il movimento per l’emancipazione delle donne.

Movimento rappresentato dalle suffragette, donne che reclamavano il diritto di voto (che venne esteso alla popolazione femminile a partire dai primi del ‘900 in Finlandia, Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre in Italia e Francia solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale).

Negli anni Sessanta poi, in America, le donne cominciarono a chiedere parità anche sul posto di lavoro (le donne si trovarono infatti a dover sostituire nelle fabbriche gli uomini partiti per la guerra) più rispetto tra le mura domestiche e libertà sessuale (anche attraverso la pillola anticoncezionale, negli USA dal 1961).

Ci fu un ondata di manifestazioni anche negli anni Novanta: ci si batteva prevalentemente per una legislazione che tutelasse le donne in caso di molestie sul lavoro.

Ma le rivendicazioni più importanti riguardavano il divorzio e l’aborto: i rispettivi referendum ci furono infatti nel 1974 e nel 1978.

Nel 1975 venne invece assicurata assoluta parità giuridica tra uomo e donna, grazie soprattutto alla maggiore emancipazione femminile in campo lavorativo.

Femminismo e stereotipi

La definizione esatta di femminismo è: “movimento sorto nell’Ottocento che propugna la perfetta parità di diritti fra la donna e l’uomo”.

Parità, non superiorità.

Oggi le donne aspirano ad abbattere i pregiudizi che impediscono loro di essere alla pari degli uomini. Pregiudizi che limitano la presenza femminile in tantissimi settori ritenuti prerogativa maschile.

Il divario salariale tra uomo e donna è ancora molto evidente, e non esistono interventi per aiutare le madri a coniugare lavoro e famiglia, il che preclude loro avanzamenti di carriera.

Eppure oggi gli stereotipi associati al femminismo sono molteplici.

Lotta al patriarcato, antagonismo donna/uomo, superiorità di genere, odio verso il maschio; c’è chi parla persino di “nazi-fem“, per indicare le donne che abbracciano un “femminismo” decisamente radicale.

Abbiamo chiesto ad alcune donne la loro concezione di femminismo, ed ecco le risposte:

Per la gente se sei femminista, sei misandrica, odi gli uomini e nessuno ti vuole. Essere femminista per me vuol dire avere uguaglianza. Più che parità, a me la parola parità non piace, si è pari tra diversi, e io non credo in una diversità uomo/donna al di là dei meri fattori fisici.” – Michela

Gli stereotipi più associati al femminismo sono sicuramente l’idea per cui femminismo = donne che vogliono superare/scavalcare gli uomini perché si sentono inferiori.
Il mio ruolo di donna nel mondo? mi veste a pennello: viaggio, anche sola, da quando ho 16 anni, sono economicamente autonoma da molto tempo e decido io della mia vita.

Il femminismo è importante sia per dovere verso le generazioni passate che hanno lottato per avere ciò che noi spesso diamo per scontato.

Ci sono ancora molti muri da abbattere: vedi la recente vicenda delle tessere elettorali con il cognome del marito – ok, é la legge, ma è pur sempre una legge maschilista!

Inoltre siamo un periodo in cui come donna mi sento minacciata, sia per le leggi approvate oltreoceano, sia per la volontà di relegare la donna al presunto ruolo di mamma e moglie.” – Annalisa Pellecchia

Come donna mi sento fiera, ma a tratti terrorizzata. Abbiamo una grande responsabilità e da mamma di una bimba di un anno e mezzo ho deciso di muovermi attivamente per combattere quella che per me è la più grande piaga moderna: la solitudine di mamme e donne.

Il femminismo è necessario e fin troppo poco preso in considerazione oggi.

E’ l’unica cosa che sta frenando la profonda regressione odierna culturale e in materia di diritti femminili.

Silvia Terreni

Oggi si ha paura di dire “sono femminista” proprio per questo tipo di pregiudizi. Sembra quasi un insulto, una posizione estremista, un sinonimo di “pesantezza”.

“Il primo modo per attaccare chi rivendica un proprio diritto è sminuire la persona in questione. Per questo motivo il termine femminista è stato utilizzato così per togliere forza a questa rivendicazione: in questo modo infatti le persone stesse avrebbe avuto paura di definirsi tali. Invece essere femminista è una cosa bellissima. Di più: è una cosa dovuta.” –Giusi Marchetta, Tutte le ragazze avanti

Quanto è importante il femminismo oggi?

Femminista è chi sta dalla parte di chi subisce ingiustizie inflitte da una mentalità sessista. Persone, non importa a quale sesso appartengano, che si ribellano con tutte le loro forze alla convinzione, radicata da società patriarcali, che esistano ruoli prestabiliti.

Convinzioni per cui la donna è in qualche modo inferiore all’uomo. Convinzioni per cui la donna viene resa oggetto.

Le stesse convinzioni che rendono difficile, quasi impossibile, denunciare molestie e violenze.

Convinzioni che ci costringono alla vergogna, che ci portano a pensare “è colpa mia”, o “se l’è cercata lei”.

Convinzioni che portano a misoginia, sessismo, violenze, femminicidi, discriminazioni.

Per questo parlare di femminismo è così importante oggi.

Ma come fare per cambiare davvero le cose?

“Secondo me manca una vera volontà di cambiare le cose da parte di chi è avvantaggiato da questa disparità. A volte probabilmente manca proprio la percezione che sia in atto un’ingiustizia nei confronti delle donne in particolare. ” – G. Marchetta, scrittrice

Solo attraverso l’educazione, la cultura, la scuola, le cose possono cambiare davvero. Molto conta anche l’esempio: vedere donne (e uomini) diverse dagli stereotipi, libere, contribuisce a cambiare. Così come sono indispensabili le leggi, ad esempio un congedo di paternità obbligatorio della stessa durata della maternità, parità di retribuzione, ecc.” – Michela, Femminismo
In termini pratici possiamo dire alle piccole donne che non sono principesse, che possono essere loro il principe azzurro, che cucinare è bello, ma non è un obbligo. Tutto parte dall’educazione. Delle bambine e dei bambini ovviamente. E dal mio piccolo cerco di usare un linguaggio non sessista, cercando di influenzare chi mi sta intorno.-A. Pellecchia
“Il femminismo, come tutti i movimenti che sostengono l’uguaglianza, è fondamentale, e va sostenuto soprattutto attraverso l’educazione. Mi auguro che la scuola prenda in considerazione di aggiornare i programmi, dando spazio a temi come questo. A me sarebbe servito sicuramente.”Morgana Meli
Insomma, il fattore comune pare essere proprio l’educazione.
Ma per poter educare le generazioni future, dobbiamo prima educare noi stesse. O meglio, ri-educarci.
Praticare di nuovo la solidarietà tra donne, la vera “sorellanza“, quel rispetto incondizionato fondamentale da insegnare alle nostre figlie, alle figlie delle nostre figlie e alle discendenze a venire.
Praticare l’uguaglianza ed il rispetto per tutto ciò che reputiamo diverso da noi.
E bisogna avere soprattutto la volontà di cambiare davvero le cose, volontà che nasce dalla consapevolezza che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in quella che consideriamo la normalità.
“Se vogliamo che le nuove generazioni vivano in un mondo migliore dobbiamo come minimo dichiararci disposti a costruirlo insieme a loro.”

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