Scrivere, parlare e praticare sesso ci sembra così normale al giorno d’oggi che a volte sembra impossibile credere che solo poco più di ´50 anni fa avveniva una delle più grandi rivoluzioni dell’umanità intera. Si tratta della liberazione sessuale accompagnata dalla scoperta della pillola anticoncezionale, un’invenzione del fisiologo americano Gregory Pincus, che, per la prima volta nella storia, ha concesso alla donna di riappropriarsi della sua sessualità e di riscoprirsi in una chiave completamente diversa rispetto a quella che fino ad allora la vedeva esclusivamente madre e moglie.

Certo è che già qualche anno prima il ginecologo austriaco Haberlandt aveva pensato ad un metodo anticoncezionale a base di progesterone* che, però, non aveva avuto alcun seguito. Ma con Pincus è diverso: siamo nel 1960 quindi ad un passo dalle annate calde della rivoluzione studentesca che sconvolgeranno il panorama culturale, sociale e antropologico degli Stati uniti e il Nord Europa.

All’indomani della sua scoperta, la pillola si diffuse piuttosto rapidamente e nel giro di un triennio è presente in più di 1 milione di case farmaceutiche americane. Approderà solo una decina di anni più tardi in Italia dove la situazione è ben diversa da quella Stelle e Strisce: qui lo scontro tra due generazioni è aspro e non trova punti di incontro. Da una parte abbiamo chi ha vissuto la guerra e che protegge a spada tratta i valori tradizionali della famiglia, dall’altra i giovani nati negli anni del boom economico che vedono nella società capitalistica e i suoi valori borghesi il male dei tempi.

Senza contare che in tutto lo stivale, permea un’ignoranza dilagante sui temi della sessualità che non vengono trattati a scuola bensì affidati esclusivamente alle famiglie o ai sacerdoti. Basti pensare che temi come la verginità prematrimoniale, l’impossibilità di divorzio e il delitto d’onore rimasero attuali fino alla fine del secolo scorso. Anni luce indietro rispetto ad altri paesi europei come, per esempio, la Svezia, un modello da imitare agli occhi dei giovani italiani.

Inizialmente, quindi, sono 25mila le donne che fanno uso illegittimo della pillola e solo nel 1971 l’AIED, associazione italiana per l’educazione demografica, ottiene l’abrogazione dell’articolo 553 del codice penale redatto durante gli anni del fascismo che vietava l’uso di qualsiasi anticoncezionale. Ma la diffusione del farmaco non fu l’unico segnale di una ventata di aria fresca nel panorama culturale mondiale: gli studi sull’atto sessuale dal punto di vista fisiologico di Masters e Johnson aprirono un’ era di dibattiti sul sesso che lascio l’area prettamente scientifica per approdare su giornali, televisione e talk show.

Ma se da una parte la pillola spezzò definitivamente il legame tra atto sessuale e riproduzione, divenendo un modo rivoluzionario per controllare le nascite e sancì in definitiva l’irreversibilità della rivoluzione sessuale, dall’altra il messaggio con il quale lo IAED diffuse il suo utilizzo fu ben diverso. Secondo l’associazione questa rappresentava, infatti, l’ancora di salvezza per le famiglie tradizionali nelle quali la donna poteva finalmente concedersi senza la paura di una gravidanza indesiderata e l’uomo poteva rinunciare ai rapporti sessuali extraconiugali disponendo nuovamente del corpo della sposa.

Forse il più grande problema all’interno della rivoluzione sessuale fu che, sebbene non mancarono diverse figure femminili, il lavoro di ricerca fu prevalentemente maschile. Ciò vuol dire che ancora una volta gli uomini sono stati gli artefici di un cambiamento del paradigma della sessualità che però non poteva rispecchiare in toto le vere esigenze femminili rimaste, quindi, inattese.

Il movimento femminista che si affianco negli anni del movimento studentesco fu essenziale per non lasciare che un’invenzione come la pillola non divenisse l’ennesimo strumento di potere in mano ad una cultura fortemente misogina. Le donne all’indomani del 68, più sicure, più consapevoli e istruite rivendicarono non solo la proprietà indiscussa del loro corpo ma anche il diritto all’orgasmo, a vivere l’atto del sesso come un momento di piacere e non un obbligo a cui attendere.

Oggi abbiamo ancora molto per cui lottare, miti da sfatare, pregiudizi e ingiustizie ma non possiamo dimenticare che nulla di ciò che facciamo quotidianamente come persino scrivere di sesso sul web, non sia grazie a quelle donne che sono scese in piazza a urlare anche per noi

 

Autore: Morgana Meli

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