L’abbiamo lasciato in una vecchia casa di legno, con la barba lunga ed una scia di sangue dietro di sè. Lo ritroviamo in una bella casa, con due figlie a carico ed una professione rispettabile. Lui è Michael C. Hall.

Meglio conosciuto come Dexter, analista del sangue di giorno e sociopatico serial killer di notte, l’attore ritorna sulle scene con un nuovo personaggio nella recente serie tv targata Netflix, Safe.

Direttamente dalla penna dello scrittore di gialli Harlan Coben, nasce Tom. Ci viene presentato come un chirurgo pediatrico immerso nel suo lavoro tanto da non conoscere nulla di sua moglie e delle sue figlie. Quando però, dopo la morte della moglie, una delle due figlie scompare, Tom smette i panni del chirurgo ed inizia una ricerca alla verità, per scoprire il mistero che si nasconde all’interno di un piccolo quartiere all’apparenza sicuro e ben protetto.

In certi momenti sembra quasi che il vecchio Dexter sia tornato. Questa volta però non va a caccia di potenziali vittime da uccidere. Piuttosto si insinuerà nelle vite non poi cosi perfette dei suoi vicini. Il fatto che il doppiatore di Michael C. Hall sia lo stesso, per chi come me, è appassionato di doppiaggio, sembra quasi un piccolo scherzetto, come se volessero dirci “Dexter è tornato”. Ma a parte gli scherzi, Safe si presenta come una serie ben fatta, piena di intrighi e suspense tanto che si inizia a sospettare di ogni singolo personaggio presentato nella serie.

cinemathographe-960x540 Da Dexter a Safe: Michael C. Hall è tornato.

Quali sono dunque gli elementi che potrebbero rendere Safe un piccolo gioiellino?

Innanzitutto il protagonista. Il senso di colpa dovuto alla scomparsa della figlia, il non sapere cosa succedeva nella vita della sua famiglia, sono la spinta che lo portano, rischiando anche la vita, ad andare a scompaginare la tranquilla esistenza degli abitanti del suo quartiere. Un po’ come quando, nei panni di Dexter, spietatamente ma con una meticolosità ed un’organizzazione incredibile, decideva chi doveva vivere e chi doveva morire. I sentimenti non entravano in gioco, c’era solo la freddezza e un sistema di regole, quelle di suo padre, da seguire. Una sorta di routine, di abitudini, in un mondo pieno di imprevedibilità. Qui invece, i sentimenti entrano in gioco: l’amore e la famiglia sono il filo conduttore per Tom.

C’è una bella differenza tra Dexter e Tom, come lo stesso Michael ha dichiarato:

“È un gran bel cambiamento avere la possibilità di interpretare qualcuno che è più o meno una persona normale e a cui stanno accadendo cose folli, invece di una persona nella cui interiorità accadono cose assurde!”

supereva Da Dexter a Safe: Michael C. Hall è tornato.

La trama. Scoprire che non tutto è come sembra. Andare a caccia della verità. Venire a sapere che le persone che ti vivono accanto non sono quello che ci si aspetta. Piccoli segreti, bugie. Tutti questi ingredienti mantengono lo spettatore attaccato allo schermo, per scoprire chi mente, chi è coinvolto negli eventi. Chi invece è totalmente innocente. Una scomparsa, un omicidio e la rivelazione finale che rendono Safe diversa da altre serie thriller.

Coben racconta quale è il meccanismo alla base, che lo ha portato a questa sua nuova creazione:

“Tutti siamo convinti di essere unici, complessi e che gli altri siano invece persone semplici. E pensiamo di capire veramente gli altri e le persone amate, ma che loro non ci capiscano fino in fondo. Questo atteggiamento psicologico è l’innesco di quell’universo di segreti che ognuno di noi nasconde, e a me piace l’idea che quando cerchi di non rivelare un tuo sbaglio, pensando erroneamente che sia stato fatto a fin di bene, più lo cacci sottoterra più quello salta fuori”

La sigla. Un tocco folk, pop, ed anche un po’ dark. Si tratta di “Glitter and gold” del cantante inglese Barns Courney.

In definita Michael C. Hall  è tornato. Non nei panni in cui molti avrebbero voluto, ma all’interno di una serie tv Safe, che è più di un classico thriller. Si tratta più che altro di una analisi psicologica della società che ci circonda “attraverso la lente della famiglia”.

 

 

 

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