M- che difficoltà ha incontrato nel suo percorso?

G- Le difficoltà possono essere diverse: dalla logistica (non riuscire ad avere i protagonisti, o avere accesso ai luoghi dove i fatti avvengono) alla sostanza: di cosa stiamo parlando e perché? Ma la difficoltà più grande è sempre quella di trovare un filo logico nel racconto, che ti porti a centrare l’argomento senza commettere errori e senza cedere a facili scorciatoie. Santoro mi insegnò dai primissimi giorni: quando pensi a un argomento o a un ospite che ne può parlare, i primi nomi che ti vengono in mente scartali. Sono quelli più facili, fai uno sforzo in più. Poi magari quei nomi li recuperi, ma dopo averci ragionato. Vuol dire semplicemente: non fermarti alla prima cosa che ti viene in mente, la più facile. Ragiona, pensa, informati, leggi e dopo, solo dopo decidi. Ma prima ti sei documentato. Solo così eviti le cose scontate, la banalità

M- quale è il segreto per cui il programma va avanti ed è molto seguito ormai da tanti anni?

G- Se il riferimento è a Unomattina dove lavoro ora, francamente non posso rispondere per un programma che esiste in questa formula da 27 anni e dove io lavoro da appena 4. Voglio dire che il segreto non l’ho certo trovato io, che anzi mi sono sintonizzato sul programma per carpirne i segreti e fare al meglio il mio lavoro. Credo che il segreto sia l’offerta mattutina di informazione, servizi al cittadino, curiosità, fatti di costume e spettacolo con un ritmo serrato, sapendo che a casa non sono sprofondati in poltrona come la sera, ma ti seguono facendo mille altre cose alle 7 del mattino . E non avere il tono di chi ti spiega le cose del mondo, ma di chi te le racconta e vuole capirle con te, con la tua stessa curiosità mentre le guardi. In questo i nostri conduttori Franco Di Mare e Francesca Fialdini sono bravissimi.

M- quale è stato, tra i vari programmi di cui è stato autore, quello che le ha dato qualcosa in più nella sua esperienza?

G- Ho fatto molti programmi e indicarne uno significa fare un torto agli altri. Ciascun programma arricchisce chi ci lavora, se lo si fa con passione e impegno. Perché è un lavoro collettivo, di autori, conduttori, redazione, tecnici, produzione e tutto il mondo che ruota intorno a una trasmissione tv, dalla sartoria agli attrezzisti, dal trucco e parrucco alla grafica agli operatori e gli assistenti di studio. Non è un ammiccamento buonista per non fare torto a nessuno, ma è davvero un lavoro che coinvolge tutti. Posso dire chi tra i tanti che ho conosciuto mi ha dato qualcosa in più: è Michele Santoro. Oltre al grande conduttore e ideatore di programmi tv che tutti conosciamo, ha un approccio con le immagini, la narrazione televisiva, la scansione dell’itinerario del programma che lascia stupefatti. E lo capisci lavorandoci a fianco: Michele costruisce con una capacità ineguagliabile il racconto in ogni puntata, cura i servizi nell’edizione finale in prima persona in maniera tale che gli servono come snodi del racconto. E così tutto il resto. Ha un modo di costruire i programmi televisivi incredibile. E infatti dagli anni ottanta miete successi.

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