Un attacco al cuore della città dei casinò

 

Las Vegas: città dei casinò.

Un concerto, centinaia, migliaia di persone scatenate al suono di musica, una serata di divertimento. Poi ad improvviso, gli spari, il rumore assordante di un mitra che colpisce e fa feriti, morti.

Sembra quasi di rivivere quanto accaduto a Manchester mesi fa.

Ma qui non siamo in una città inglese, ma bensì nella città del gioco d’azzardo per eccellenza: Las Vegas.

E non si tratta di un soldato del califfato, o di un “foreign fighter”, ma di una persona apparentemente comune ed insospettabile: un pensionato di 65 anni, Stephen Paddock.

Ma resta il fatto che la strage a Las Vegas di domenica è stata descritta come un ”secondo 11 settembre” per il numero di vittime coinvolte.

Le ultime stime parlano di almeno 59 morti e 527 feriti.

I FATTI

Lunedì 2 ottobre si tiene a Las Vegas il Route 91 Harvest Festival, una rassegna di musica country.

Migliaia di persone si sono radunate nei pressi del Mandalay Bay Hotel, l’ottavo albergo più grande del mondo.

Ancora inconsapevoli che il pericolo si nasconde proprio in una delle stanze di quell’albergo.

22:08: l’ora fatale.

Da una stanza del 32esimo piano partono degli spari, raffiche di mitra dirette verso persone innocenti che stavano solo godendosi una serata di musica.
Scene di panico, con centinaia di persone che hanno cercato riparo negli alberghi vicini.

Testimoni parlano di lunghe raffiche di spari, che hanno continuato anche dopo che la band dell’artista aveva cessato di suonare.

Immediato l’intervento degli agenti, che raggiungono la stanza dell’albergo dal quale Paddock aveva sparato, e dal quale spara anche a loro.

Alla fine, per sfuggire alla cattura, Paddock si suicida.

Qualche ora dopo, l’ISIS rivendica l’attacco e l’appartenenza del pensionato al califfato come “recluta recente”.

(nella pagina seguente tracciamo un identikit dell’assassino)

2 pensiero su “Strage di Las Vegas: terrore country”

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