Dal 5 novembre su Netflix sarà disponibile “Yara” il film diretto da Marco Tullio Giordana che racconterà la vicenda di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brambate Sopra morta a 13 anni.

Ripercorriamo la vicenda e vediamo di cosa tratterà il film.

Yara Gambirasio – la vicenda

Yara Gambirasio scompare il 26 novembre del 2010. Dopo tre mesi di inutili ricerche che speravano di ritrovarla sana e salva, la ragazzina viene ritrovata senza vita. Una vicenda che ha scosso la famiglia, l’intera Brambate Sopra ed anche il pubblico che seguiva il caso.

La vita di Yara si svolgeva tra scuola, amici, famiglia e sport. Amava la ginnastica ritmica, e proprio una delle tante sere di rientro a casa dopo la palestra, scompare. Verrà ritrovata tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a 10 kilometri da Brambate. Il corpo viene rinvenuto con evidenti danni e si ipotizza che la morte sia sopraggiunta in un secondo momento, a causa del freddo e dell’indebolimento delle lesioni.

Soltanto il 16 giugno del 2014 viene arrestato il colpevole, Massimo Bossetti, muratore di Mapello. Il suo DNA viene fatto corrispondere con quello di “ignoto 1” ritrovato sui vestiti di Yara Gambirasio.

E’ stata questa una delle prime volte che in Italia è stata fatta una grande indagine a livello genetico. Per la ricerca del colpevole infatti, venne fatto uno screening di massa della popolazione della zona per rilevare il DNA e vederne la corrispondenza con quello ritrovato. Tuttavia, ancora oggi Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo, si ritiene innocente.

download-1-1-320x178 Yara - dal 5 novembre il film Netflix

Yara Gambirasio – il film

“Yara, tredici anni. Il mio nome è di origini arabe, significa farfalla!”

Il film sarà diretto da Marco Tullio Giordana (regista de “la meglio gioventù”) e cercherà di trattare, con estrema delicatezza l’accaduto. Si cercherà di ripercorrere la vicenda, dai momenti iniziali della scomparsa, le fasi della ricerca sino alla scoperta del corpo della tredicenne Yara Gambirasio (l’attrice che ne ricopre il ruolo è Chiara Bono). Parte del film sarà anche la ricerca a tappeto tramite DNA effettuata per ritrovare l’assassino.

Al centro della trama, le indagini del pm Letizia Ruggeri (interpretata da Isabella Ragonese) che con la collaborazione, tra gli altri, del Colonnello dei carabinieri (interpretato da Alessio Boni) ha cercato di arrestare il colpevole, fronteggiandosi anche con le proprie paure; all’epoca infatti la pm aveva una figlia di 8 anni. Nel film vedremo anche i genitori di Yara Gambirasio (interpretati da Sandra Toffolatti e Mario Pirrello).

Era da tempo che si voleva portare sullo schermo una vicenda che ha sconvolto l’intera Italia e adesso si è riusciti a produrre quello che sarà un reportage del caso di cronaca e che sarà reso un thriller avvincente per gli spettatori, senza dimenticare la drammaticità degli eventi accaduti.

 

Yara Gambirasio – è giusto riproporre la vicenda?

Sicuramente la vicenda di Yara Gambirasio è stata una delle più eclatanti della cronaca italiana. In primis perché ad esserne vittima è stata una bambina, e il secondo luogo perché i media, come spesso capita, hanno dato manforte per aumentare il pathos e coinvolgere il pubblico.  Probabilmente avremo due fronti opposti in merito all’uscita della pellicola.

Da una parte vi saranno coloro che sosterranno che riproporre una vicenda cosi delicata, sia inappropriato, proprio perché al centro di tutto vi è una bambina. E’ una storia vera, che ha portato ad una perdita non soltanto alla famiglia ma all’intera comunità del luogo dove Yara è cresciuta. Una mancanza di rispetto, una violazione del lutto privato.

Dall’altro lato, tuttavia, sono passati dieci anni. Dieci anni in cui il dolore per la vita spezzata di Yara è ancora forte, ma dieci anni in cui il colpevole è ancora restio a definirsi tale, quindi il riproporre la vicenda potrebbe aprire ferite che, ad oggi, potrebbero anche essere risanate con una giusta condanna del vero colpevole, se Bossetti dovesse essere davvero innocente, o la riapertura delle indagini per fare davvero giustizia.

Non solo. Riproporre la vicenda significa anche raccontare una pagina buia della storia italiana, tre mesi di angoscia, di lotta, di speranza.  Non si tratta di un mero caso di scomparsa dove ad essere coinvolti sono stati solo i membri della famiglia. Si tratta di riproporre sullo schermo cosa è stato fatto per ritrovarla, cosa si sarebbe potuto fare se si avessero avuto altre risorse, in che modo la perdita ha unito e Brambate si è riscoperta comunità.

Significa rendersi conto delle parole usate dai media per condannare il colpevole, trovare la verità in mezzo alle fake news, comprendere l’impatto che la morte di un ragazzina con tutta la vita d’avanti può avere.

 

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