Nulla attrae di più che un luogo avvolto nel mistero, tra leggende, dicerie e tanti segreti. 

Bologna ne racchiude gelosamente ben sette, uno più intrigante dell’altro.

Andiamo a scoprire quali misteri aleggiano tra le strade di questa meravigliosa città.

La piccola Venezia

Ah Venezia: il Gran Canale con le gondole, le maschere di Carnevale dai colori più sgargianti, la perenne atmosfera romantica da luna di miele e… l’espresso a 11,50 euro tondi tondi.

Che dire, questo basta e avanza per farci fare retromarcia alla Speedy Gonzales.

Fortunatamente Bologna ha la risposta a questo repentino cambiamento di programma perché in via Biella possiamo affacciarci su un piccolo canale che nulla ha da invidiare a quelli della Serenissima Signora.

“È dolce sognar e lasciarsi cullar” nell’incanto della piccola Venezia bolognese.

 

 

Canabis protectio

Letteralmente la frase sotto la Torre Scappi, sulla volta del portico che dà su via Indipendenza, significa “la cannabis è protezione”. Nonostante qualcuno di noi nel corso di una serata goliardica l’abbia anche pensato, questa scritta ha un’origine molto più nobile.

Un tempo l’economia cittadina si fondava sulla canapa: inutile dire che il suo commercio portava prosperità e ricchezza alla città, in altri termini protezione.

 

 

L’erezione di Nettuno

Avete letto benissimo, il terzo segreto di Bologna concerne quello che a prima vista sembrerebbe il membro in pole position del dio del mare in Piazza Maggiore.

Si tratta di un effetto ottico creato dal Giambologna: lo sculture realizzò la statua così che, da uno specifico punto, il dito di Nettuno sembrasse un imponente alzabandiera. 

Se vi state già preoccupando di non trovare la giusta posizione da cui ammirare questa simpatica beffa, non disperate, perché l’artista ha pensato anche a questo: posizionatevi su una pietra nera (la pietra della Vergogna) all’ingresso della Sala Borsa e avrete la giusta angolazione.

Come si dice: questione di punti di vista!

 

 

Il telefono senza fili

Rimanendo in Piazza Maggiore ed esattamente sotto il Palazzo del Podestà, vi aspetta un piccolo trucco molto coinvolgente (niente magia, solo pura fisica!).

Il voltone con quattro angoli squisitamente affrescato si trasforma in un telefono senza fili che serviva anticamente ai frati per confessare i lebbrosi senza correre il rischio di un contagio. 

Basta mettersi nei rispettivi angoli diagonalmente opposti e parlare: potrete sentire forte e chiaro tutti gli insulti che il vostro amico incredulo non pensava di potervi trasmettere.

 

 

Le tre frecce

Sotto il portico in legno di Strada Maggiore potrete osservare molte persone con il naso all’insù. Non stanno tentando di trovare il responsabile del solito stillicidio, ma solo cercando il prossimo segreto: tre frecce conficcate nel soffitto di legno. 

La leggenda vuole che tre briganti all’inseguimento di un signorotto, armati di arco e frecce, passassero proprio di lì. Tale baccano costrinse una fanciulla piuttosto svestita ad affacciarsi dalla finestra: inutile dire che i malfattori, obnubilati dalla nudità, scoccarono le frecce nella direzione sbagliata e il nobile bolognese la fece franca. 

Si sa che il fine giustifica i mezzi no?

 

 

Panum resis

Questo mistero è molto difficile da scovare e assai controverso, dal momento che solo pochi attestano di averlo visto: si tratta della frase “Panum Resis” che indica come la conoscenza sia alla base di tutte le cose. Questa massima non poteva che essere incisa sulla cattedra dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, l’università più antica d’Europa.

Il vaso rotto

In cima alla Torre degli Asinelli si trova un vaso rotto, a simboleggiare la capacità di Bologna nel risolvere i problemi.

Si sconsiglia la visione ad un pubblico universitario con esami in vista o in fase di tesi: la scaramanzia vuole che il vaso rotto attiri fallimenti e bocciature per i poveri studenti. 

Anche se il vero mistero è capire la connessione tra questi cocci e la qualità di problem solving di Bologna, è bello poter scoprire questa città attraverso i suoi aneddoti e le sue mille sfaccettature.

 

 

Virginia Ripani

Un pensiero su “I sette segreti di Bologna”

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