“La Lunga Notte” è arrivata: la terza puntata dell’ottava stagione di Game of Thrones ci porta nella battaglia più grande de Il Trono di Spade. Vediamo la recensione di questa terza puntata.

 

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Fonte foto: Hall of Series

 

Dopo due puntate di stallo, ricche comunque di tensione, che portavano i protagonisti a chiudere le questioni in sospeso, finalmente è arrivata la terza puntata, forse la più attesa finora: La Lunga Notte.

Alla fine della seconda puntata, vedevamo gli Estranei arrivare, finalmente, fuori dalle mura di Grande Inverno: la battaglia sta per iniziare, non ci sono più barriere o chilometri di distanza, gli Estranei sono arrivati.
Innanzitutto, dobbiamo premettere che questa terza puntata ha puntato molto su un gioco di silenzi assordanti e momenti di tensione, accompagnati da una colonna sonora calzante, come sempre. Si parla poco in questa terza puntata e, perlopiù, si parla della battaglia: niente discorsi filosofici, nessun discorso incoraggiante, oggi si combatte.

In questa puntata siamo arrivati ad un punto focale della storia: non c’è alcun Trono per cui combattere, c’è solo un grande nemico che, se lasciato vincere, farà del mondo una Notte Eterna.

I nostri eroi si sono preparati minuziosamente: in prima linea ci sono i Dothraki, poi gli Immacolati ed alcuni dei nostri personaggi preferiti, come Jaime, Brienne e Tormund; donne e bambini, insieme a Tyrion e Varys, sono nelle cripte.
La battaglia, così come era nell’idea dei creatori, immerge lo spettatore, fin da subito, nell’atmosfera: è notte, gli Estranei sono arrivati, quindi i protagonisti assoluti sono il buio ed il silenzio.

L’inizio della puntata si carica di tensione, una tensione che getta gli spettatori in uno stato di ansia crescente, alimentato dal silenzio assordante.
Per combattere i Non Morti occorre il fuoco e non tutti ne sono provvisti, ma ecco arrivare Melisandre, la donna che abbiamo odiato a morte dopo aver condannato la piccola Shireen. Melisandre dona il potere del fuoco ai Dothraki, tramite il Signore della Luce.
Ecco, la battaglia inizia e vediamo avanzare i Dothraki, coi loro Arakh infuocati: li vediamo correre contro l’oscurità, contro un nemico che non vediamo, ma, improvvisamente, non sentiamo e vediamo più nulla.
Non sappiamo cosa li attendesse nell’oscurità, ma ora sappiamo per certo che si tratti di un nemico terribile e sanguinario.

La battaglia, con un accesso di pathos, inizia nel migliore dei modi: è tutto un vedo/non vedo, c’è il sangue, c’è il caos.

Quello di Grande Inverno è l’esercito più grande che potevamo immaginare, formato da Dothraki, Immacolati, draghi ed alcuni tra i combattenti più forti dei Sette Regni, ma li vediamo cadere, contro l’inesorabile ondata di Non Morti.
I nostri eroi decidono di battere la ritirata e rientrare nelle mura di Grande Inverno, ma non basta la trincea di fuoco creata da Melisandre per fermare i Non Morti: grazie al controllo del Re della Notte, i Non Morti riescono ad entrare nelle mura e diventa una carneficina.

Le scene sono caotiche, la camera cerca di seguire tutti i personaggi: vediamo la piccola Lyanna Mormont morire da eroina, quando uccide un troll, mentre la sta stritolando, vediamo il Mastino nascondersi per la paura del fuoco, vediamo Arya, finalmente, in una battaglia e vediamo l’insicurezza e la paura di chi è rimasto nelle cripte.
La battaglia si racconta su diverse linee: c’è quella fra i draghi tra Daenerys e Jon contro il Re della Notte, c’è quella dell’esercito contro i Non Morti (a cui, ormai, appartengono anche i personaggi che abbiamo appena perso, come la piccola Mormont) e poi c’è Arya.
Arya, dopo essere riuscita a scappare dalla biblioteca, piena di Non Morti, incontra di nuovo Melisandre, che le ribadisce la profezia, già pronunciata al loro primo incontro:

“Vedo un’oscurità in te. E in quell’oscurità, gli occhi mi fissavano. Occhi marroni, occhi azzurri, occhi verdi. Occhi chiusi per sempre. Ci rincontreremo”.

La scena si sposta, finalmente, sul Re della Notte, che dopo essere caduto dal drago e dopo aver resistito al fuoco di Drogon, si dirige verso Bran, per ucciderlo.
Bran è difeso da alcuni uomini di Grande Inverno, tra cui Theon; è proprio lui a morire da eroe, quando tutti gli altri sono ormai morti, per difendere Bran.
Sembra finita: i Non Morti sono tanti, troppi, in superiorità numerica rispetto agli altri ed il Re della Notte sta andando ad uccidere Bran, ormai senza più protezione.
Ma, in un colpo di scena incredibile, arriva Arya che uccide il Re della Notte.
La sua morte decreta la fine di tutti gli altri: degli Estranei, dei Non Morti e del drago.

Grande Inverno ha resistito, il Re della Notte è stato battuto.

 

game-of-thrones-8x03-riassunto-320x180 "For the Throne" Recensione 8x03 Game of Thrones
Fonte foto: Telefilm Central

 

Sappiamo benissimo che questa sarebbe stata una delle puntate più attese della serie, ma la nostra attesa è stata ripagata.
La Battaglia di Grande Inverno è sicuramente una delle migliori battaglie dell’intera serie, la tecnica è eccelsa ed il movimento di camera permette di seguire, in modo fluido, tutti i personaggi.
In molti hanno criticato l’eccessiva oscurità della puntata, ma era una scelta voluta: i Non Morti erano arrivati ed hanno portato caos e buio. La scelta della poca luce fa immedesimare perfettamente lo spettatore nella scena: tanti sono i momenti di tensione, tanti sono i momenti in cui il nostro cuore ha mancato un battito.

La scelta di far morire il Re della Notte per mano di Arya è completamente coerente con la sua story-line: Arya è un’assassina provetta, è la protagonista della profezia ed è giusto che lo uccida lei.
Se Arya è la protagonista indiscussa della puntata e della battaglia, non possiamo dire lo stesso degli altri personaggi: nessuno brilla, nessuno esalta nella massa e forse è meglio così. Il vero protagonista, in questa puntata, è l’esercito, è la massa indistinguibile di persone, che combattono per non morire, anche se tutto sembra spacciato.

In una puntata con un tasso così alto di tensione, non mancano le scene che ci fanno stringere il cuore: innanzitutto il Mastino, che combatte la sua paura per il fuoco, per aiutare Arya, in momentanea difficoltà.
La seconda scena è, sicuramente, quella fra Tyrion e Sansa, nelle cripte, ormai assaltate dai morti presenti nelle tombe. Fra i due c’è un rispetto nascosto nelle ceneri del passato: erano marito e moglie, hanno sopportato le angherie di Joffrey ed ora sono insieme, di fronte ad una morte che credevano certa.

Gli sceneggiatori di Game of Thrones ci hanno preso un po’ in giro: ci hanno presentato la puntata come un episodio ad alto tasso di morti, ma nessuno fra Lyanna, Theon, Jorah (morto per difendere Danerys), Edd, Beric e Melisandre (che ha adempiuto al suo dovere e che ora può morire) ci spezza particolamente il cuore, nessuna morte ci ha lasciato l’amaro in bocca (esclusa, forse, la piccola Lyanna).
Che ci abbiano lasciato il meglio/peggio nelle prossime tre puntate?

Game of Thrones si è sempre concentrata sulla lotta per il trono, tra casate rivali. È giusto, quindi, che termini così.
Dopo un’avvincente battaglia a Grande Inverno, ora bisognerà combattere per il trono.

Chi si siederà sul Trono di Spade?

 

 

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