Ci sono canzoni che diventano ricordi indelebili legati al nostro passato, altre che hanno scolpito le persone che siamo oggi. Infine ci sono quelle colonne sonore che raccontano l’anima di chi le ha composte. Dei veri e propri testamenti su pentagramma, che vanno custoditi e ricordati con cura.

Chester Bennington, ormai, ci ha lasciati da 500 giorni. Mesi in cui ogni suo passaggio in radio ha rappresentato una pugnalata al cuore, in cui la sua magnifica voce si è fatta ancor più potente di quando già non fosse. Le canzoni dei Linkin Park, a causa del suicidio del loro frontman, hanno preso ancor più forza, trascinando i fan in una spirale di trasporto, ricordi e nostalgia.

Ci sono alcuni testi, in particolare, che risultano ancor più strazianti, perché anticipavano l’estremo gesto che Chester Bennington decise di compiere in quel, ormai lontano, luglio 2017.

Castle of Glass

Molti attribuiscono a questo brano una sinossi legata al delicato tema della guerra, soprattutto in considerazione dell’ambientazione del videoclip e della frase di Churchill con cui lo stesso si conclude. In realtà, Castle of Glass può essere letta da tantissime prospettive differenti, a posteriori.
In particolare, la metafora della crepa nel castello di vetri, incipit del ritornello, può essere ricollegata ad una sensazione di impotenza da parte dell’autore del testo nei confronti del mondo. Un manifesto della sofferenza con cui viene vissuta la vita.

A sostegno di ciò, vi è la lettera che il figlio del frontman dei Linkin Park aveva scritto al padre un mese prima della morte. In questo documento, il ragazzo parlava proprio della vita come un castello di vetro. Nella canzone si dice che non ci sia quasi nulla da vedere oltre quella crepa, ma evidentemente il piccolo Bennington aveva scorto molto più a fondo di tutti gli altri.

One step closer

“Sono un passo più vicino al limite, e sto per crollare”.
Questa canzone del 2000 é un’autentica profezia di ciò che sarebbe accaduto ben diciassette anni dopo. Hybrid Theory è forse uno degli album più noti del gruppo americano. Il disco ha consegnato al pubblico capolavori intramontabili ché sono diventati capisaldi della band, da Crawling a In the End, ma il testo più intimo, è senza dubbio questo.

Un autentico manifesto della sofferenza umana, descritta nel suo momento più delicato, ad un passo dal tracollo, dalla morte. Mike Shinoda, il rapper del gruppo, ne parlò, nel 2006, come di un brano auto-descrittivo e di facile impatto empatico. A quasi vent’anni dalla stesura di quel testo, abbiamo appurato quanto quelle parole fossero veritiere.

Shadow of the day

Chiudiamo questa raccolta con una delle ballad rock più malinconiche nella storia di questo genere. L’ombra del giorno è calata il 20 luglio 2017 con la morte di Chester Bennington, e il sole è tramontato per lui.
Il testo pare un vero e proprio congedo del cantante nei confronti dei fans e di tutti i suoi affetti.

Una lunga lettera d’addio in cui vengono descritte in maniera magistrale tutte le sfumature emozionali che lo hanno portato a compiere quel gesto estremo. La musica, estremamente dolce e delicata, pare quasi avere un compito consolatorio nei confronti dell’ascoltatore. Una canzone agrodolce, che oggi provoca un nuovo vuoto nello stomaco ad ogni ascolto.

Eredità culturale e musicale: quello che resta di Chester Bennington

Non passa giorno che, in radio, non passi un brano griffato dalla potente voce del frontman dei Linkin Park. Ogni stazione radio, spot pubblicitario o commento su Facebook può riportare alla sua figura, alla sua musica, ai suoi disperati gridi di dolore. Ogni canzone era un nuovo graffio sulla pelle, una frustata alla sua anima già provata, un nuovo peso da sopportare. Alla fine, forse, gli addii sono davvero l’unica soluzione a certe storie.

Ogni vita rappresenta un racconto, un percorso fatto a cavallo tra difficoltà ed incertezze. Un intreccio invisibile che, ogni giorno, viene leso dal dolore, e porta di un passo più vicini al limite.

Nelle canzoni dei Linkin Park venivano raccontate le difficoltà di convivere con i propri dolori. Una testimonianza diretta di quanto questo nostro passaggio possa essere difficile e frustrante.

A noi rimangono le parole, i suoni e le note di questi atti di sofferenza, e da questi possiamo trarre la forza di andare avanti.

A noi, in fondo, è rimasto molto più di quanto immaginiamo.

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