Sono passate alcune settimane, ma l’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia agli inizi del mese di novembre continua a far sentire i suoi effetti, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico.

È la Coldiretti, in particolare, a fare la conta dei danni causati dalla combinazione di vento, piogge intense ed esondazioni di fiumi che hanno interessato quasi tutta la Penisola, rivelando dei dati davvero tremendi.

Un bilancio drammatico per il maltempo

Guardando solo all’aspetto economico, in particolare, l’associazione principale dell’agricoltura italiana parla di una
stima preventiva di circa un miliardo di euro di danni soltanto per le coltivazioni, mentre è di tre miliardi il bilancio se
si prendono in esame anche tutte le altre voci.

Per la precisione, la nota siglata anche dal segretario di Coldiretti
Vincenzo Gesmundo quantifica in “oltre 750 milioni di euro i danni provocati alle campagne dagli eventi estremi del
2018 con nubifragi, trombe d’aria, fulmini, bombe d’acqua e grandinate ma anche siccità” che hanno falcidiato l’Italia e “decimato i raccolti, distrutto coltivazioni, abbattuto alberi, scoperchiato stalle e fienili, distrutto serre e allagato le aziende ma anche provocato frane, smottamenti e alluvioni”.

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Pixabay

 

Un miliardo di danni per le campagne

Secondo la Coldiretti, “l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma e siamo di fronte ad una evidente tendenza tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo ma anche l’arrivo di nuovi insetti alieni particolarmente pericolosi”.

Uno scenario particolarmente complesso per il nostro Paese, il cui territorio è già fragile come testimonia la presenza di ben 7.275 comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, vale a dire il 91
per cento del totale.

Ben 14 milioni di alberi abbattuti

Correlato a questo problematica c’è anche un altro tragico fenomeno che ha interessato in particolare il Nord Est
italiano, ovvero la strage di quasi 14 milioni di alberi tra Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli nelle giornate peggiori del maltempo.

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Una situazione critica sotto vari punti di vista, perché compromette l’equilibrio ecologico e ambientale di vaste aree montane e mette ancor di più a rischio la stabilità idrogeologica delle zone, visto che la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di nuove e forti piogge.

Lotta alla cementificazione per prevenire il dissesto idrogeologico

La Coldiretti sostiene che ci vorrà almeno un secolo per tornare alla normalità e ripristinare gli alberi abbattuti, soprattutto faggi e abeti bianchi e rossi completamente sradicati dai boschi, e la varietà di vegetali e una popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che è stata sconvolta per il disastro.

Per il futuro, l’obiettivo è da un lato la messa in sicurezza del territorio, dall’altro la sensibilizzazione sui rischi di una cementificazione selvaggia, verso cui tende anche il patto siglato tra la stessa Coldiretti e la Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani, che mira appunto a contrastare l’erosione dei terreni e la desertificazione, favorendo servizi di vigilanza e di soccorso in caso di calamità naturali nei territori di montagna.

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