Fiore, frutto, foglia, fango: l’amicizia tra uomo e cane raccontata con le parole di Sara Baume

Fiore, frutto, foglia, fango. Quattro elementi della natura come le quattro stagioni che inesorabilmente scorrono, mentre Ray, un uomo cinquantenne e il suo federe compagno Unocchio, cercano di sopravvivere in un mondo che fa loro paura. La storia raccontata da Sara Baume è il particolare vissuto di un uomo che è spaventato dal mondo che lo circonda, dalle persone, dalla vita che vive come racchiuso in un alone di tristezza.

La fobia sociale e le paranoie sugli altri che giudicano, che potrebbero comprendere la sua anormalità, lo fanno vivere in una sorta di ritiro sociale. Tutti i giorni sono scanditi dalle solite abitudini, come l’uscita del martedì lungo le strade della baia di Tawny Bay. Ma la routine verrà spezzata dalla sua conoscenza con un amico speciale: Unocchio. Un cane che guarda il mondo dal suo unico spioncino. Ray decide di adottarlo per fronteggiare la solitudine che lo attanaglia, per sconfiggere un po’ le sue paure. Tra i due si stabilisce un legame molto forte, nonostante l’aggressività dell’animale, che contrasta con la pacatezza dell’uomo che per tutta la vita non ha mai voluto avere problemi.

Proprio non si può mai sapere cosa ci aspetta anche se non è vero, io lo sapevo bene. L’ho saputo per cinquantasette anni. E adesso non lo so più. Non lo so più da quando ci sei tu.

Una storia unica nel suo genere. Tutta la trama è raccontata in prima persona, dal punto di vista di Ray che parla ad Unocchio, un po’ come se fosse il suo bambino. Gli narra della sua vita, di suo padre, di sua madre, della casa rosa salmone, il rifugio sicuro, l’unica cosa che veramente appartiene al protagonista e di cui può averne un controllo.

“La casa di mio padre odorava di muffa nera, fumo di sigarette, aglio fritto, sapone per le mani, polvere umida, pantofole sudate,  del mio alito pestilenziale e dello spiffero fetido che arrivava dalle  fessure nell’intonaco del soffitto, dal buco della serratura della stanza-chiusa-a-chiave;  ma tutto questo si consolidava in qualcosa che era semplicemente odore di casa, che nessuna parola è in grado di descrivere…”

La bellezza del libro della Baume risiede nei dettagli. Le minuziose descrizioni dei paesaggi, della flora e della fauna presenti nelle diverse stagioni. I colori, i suoni, gli oggetti che popolano il viaggio dei due protagonisti. Ci si riesce ad immergere completamente nella lettura del romanzo grazie proprio a questi dettagli che permettono al lettore di immaginare esattamente il luogo in cui Ray ed Unocchio vivono.

Altro protagonista indiscusso è il mare. Con i bagnanti e il caldo afoso e i ragazzi dell’estate poggiati al muretto che sorseggiano birra, in primavera con la brezza leggera che si alza sulla spiaggia, in autunno con le foglie e gli uccelli che migrano. In inverno, quando sale l’alta marea e riporta a riva tutto quello che al mare non serve. Nell’incertezza della vita, l’unico rifugio sicuro sembra essere quella grande distesa d’acqua.

“io desidero il mare come ne desidero l’am­piezza. Ho bisogno di sapere che, sebbene io sia piccolo e legato alla terra, davanti a me lui è enorme e infinito. Lo senti, senti l’odore dell’infinito?”

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