Si è spento ieri, all’età di 70 anni lo scrittore Luis Sepúlveda  dopo aver contratto il Coronavirus. Per il Vintage Friday ricordiamo insieme questo grande artista.

luis-sepulveda-chi-e-morto-1587030994-320x160 Vintage Friday: 70 anni di Luis Sepúlveda
Fonte foto: Cosmopolitan

La piaga del Coronavirus ha mietuto tante, troppe, vittime. Tra queste c’è uno degli autori più apprezzati di sempre: Luis Sepúlveda, scrittore, giornalista, poeta e attivista cileno naturalizzato francese.

Sepúlveda aveva contratto il virus nello scorso febbraio e ieri, 16 aprile 2020, ci ha lasciato.

Ripercorriamo insieme la sua vita.

 

Sepúlveda nasce ad Ovalle, in Cile, il 4 ottobre 1949. Suo nonno materno, conosciuto col nome di battaglia “Ricardo Bianco” era un anarchico andaluso che fuggì in America Latina per evitare una condanna a morte. L’infanzia dello scrittore, infatti, non è stata così facile, essendo costretto a scappare di continuo per motivi politici legati alla vita di suo nonno.

Lo scrittore passò la sua infanzia a Valpraiso, in Cile, col nonno paterno e uno zio, che gli trasmisero l’amore per i romanzi di avventura, come quelli di Cervantes e Salgari.

Fin da giovane mostrò il grande amore per la letteratura e la politica: a scuola scriveva racconti e poesie per il giornalino della scuola e s’iscrisse alla Gioventù comunista.

Nel 1969 vinse il Premio Casa de las Americas per il suo primo libro di racconti, che gli fruttò una borsa di studio all’università di Mosca.

Nonostante la borsa di studio, Sepúlveda trascorse poco tempo in Russia, poiché venne cacciato per “atteggiamenti contrari alla morale proletaria”: secondo alcuni ebbe contatti con alcuni dissidenti, secondo altri ebbe una relazione con una professoressa.

Dopo la breve esperienza universitaria, ritornò in Cile e qui venne espulso anche dalla Gioventù Comunista di cui faceva parte. Decise, quindi, di andare in Bolivia e iniziò a militare nell’Esercito di Liberazione Nazionale.

In seguito, tornò in Cile per continuare la sua attività artistica, scrivendo racconti e lavorando ad allestimenti teatrali. Per il fronte politico, Sepúlveda prese parte al Partito Socialista e diventò una guardia personale del presidente Salvador Allende.

Dopo il colpo di stato di Pinochet, Sepúlveda fu arrestato e torturato, dopo la morte del presidente Allende. Passò sette mesi in una cella minuscola e fu liberato, infine, grazie alle pressioni di Amnesty International.

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Fonte foto: Editions du sous-sol

Dopo la prigionia, si ributtò nel mondo del teatro, ispirandosi alle sue convenzioni politiche per i suoi lavori. Proprio per questo venne arrestato nuovamente: la giunta militare cilena, responsabile in quegli anni dei desaparecidos cileni, lo condannò all’ergastolo, ma Amnesty International riuscì a diminuire la sua pena ad 8 anni di carcere. In tutto, lo scrittore passò due anni e mezzo in prigione.

Nel 1977 Sepúlveda lasciò il Cile per andare in Svezia ad insegnare spagnolo, poiché il governo svedese gli concesse l’asilo politico. Ma, arrivato all’aeroporto di Buenos Aires, riuscì a scappare con l’intenzione di andare in Uruguay, dove diversi suoi amici erano stati imprigionati o uccisi a causa dei governi dittatoriali dell’epoca.

Si trasferì in Ecuador, a Quito, dove riprese a fare teatro e partì poi con una spedizione dell’UNESCO per studiare l’impatto della civiltà sugli Indios Shuar-

Nel 1978 si unì alle Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua e dopo la vittoria nella rivoluzione, iniziò a lavorare come giornalista in Sud America e in Africa.

Sepúlveda ha trascorso gran parte della sua vita lottando per i diritti della sua gente e lottando contro le ingiustizie e la dittatura. Ma il campo artistico è sempre stato il suo altro amore.

Durante i mesi passati in Amazzonia nella spedizione con l’UNESCO gli serviranno per scrivere il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, con cui, nel 1989, raggiunse la popolarità. Nel 2001, inoltre, fu tratto un film omonimo dal suo romanzo.

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Fonte foto: Squaderno

Ai più, il nome di Sepúlveda è legato indissolubilmente al titolo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, un romanzo che lo scrittore pubblicò nel 1996. Una favola ambientata ad Amburgo che racconta di come un gatto è riuscito a insegnare il volo ad una piccola gabbianella rimasta orfana.
Il romanzo ebbe un successo enorme a livello mondiale, soprattutto in Italia, dove furono vendute 2 milioni di copie su 5,5 milioni di copie distribuite in tutto il mondo.

Il romanzo è un vero e proprio inno alla diversità, che insegna ai lettori ad accettare ed amare anche chi non è uguale a noi.

La diversità è una ricchezza, non una divisione.

Dal romanzo è stato tratto il film La gabbianella e il gatto, diretto da Enzo D’Alò e distribuito nel 1998. Nella trasposizione, anche Sepúlveda prese parte al doppiaggio, nel ruolo del poeta. Il film vinse anche il Nastro d’argento speciale come film d’animazione prodotto in Italia nel 1999.

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Fonte foto: Gossip e Tv

Luis Sepúlveda ci ha lasciato il 16 aprile 2020, a causa di alcune complicanze dopo aver contratto il Coronavirus a metà febbraio, al rientro da un festival letterario.

Sepúlveda non è stato solo uno scrittore di grande talento, che è riuscito ad incantare milioni di lettori con le sue parole intense e piene di magia. Ma è stato anche un attivista politico, che ha sempre lottato per l’uguaglianza e la libertà dei popoli oppressi dalle dittature.

 

“Vola solo chi osa farlo”
Grazie Luis Sepúlveda per tutto quello che hai fatto.

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