Max Belladonna è uno dei baluardi rimasti della musica indipendente.
Sagace, inventivo, rivoluzionario, è riuscito a coniare un nuovo approccio alla musica, mescolando social e interazione. Max Belladonna è un artist developer, una figura ancora poco nota in Italia, ma che sta già spopolando nel mondo della musica. Si tratta di un supporto, un aiuto fondamentale per i giovani che cercano di emergere grazie alla propria musica.

Spesso, infatti, i giovani artisti non sanno mettere su carta la propria visione del mondo, il proprio scopo, gli obiettivi da raggiungere.

Ogni giorno Max Belladonna posta il proprio personalissimo punto di vista sul proprio canale social. Il suo Instagram è diventato una vera e propria Bibbia per tutti coloro che cercano una guida, uno spunto o, semplicemente, un consiglio per approcciarsi al mondo della discografia. Il lavoro di Max Belladonna, in fondo, è proprio quello di guidare i giovani, gli emergenti, verso quella che è la propria identità.

Qui si elabora, si sperimenta, si comunica grazie i social. Questa è la vera arma a disposizione dei giovani, il nuovo mondo a cui rivolgersi per avere successo. Max Belladonna, tutto questo, lo sa bene.

Un caffè con Max Belladonna: l’artist developer di cui ogni musicista esordiente ha bisogno

Quali sono i passi necessari per permettere ad un giovane di emergere?
La cosa più importante che un giovane deve fare per emergere con pochi soldi è stilare un piano. Intanto, bisogna capire se vuoi vivere di musica o meno. In questo caso, la propria attività va trattata come un business. La prima cosa da fare, dunque, è stilare un business plan. Bisogna capire anche che tipo di artista si è, cosa vuoi comunicare, qual è il messaggio.

Poi bisogna identificare il target: a chi si sta parlando? 15enni, 20enni, universitari, amanti della musica colta o produzioni elettroniche per i rave.

Una volta stabilito ciò, bisogna iniziare a comunicare il proprio messaggio, in primo luogo con la musica. E’ necessario produrre tanto, oggi giorno ci sono tanti nuovi mezzi e non servono soldi. Serve tempo e dedizione. Naturalmente, dei fondi servono, perché i social sono gratuiti solo per chi vuole giocare. Chi vuole fare business, un minimo di investimento deve farlo.

Una volta, questo lo facevano le major e gli artisti dovevano solo pensare a fare musica. Oggi, invece, è l’artista a che inizia a far sviluppare la propria carriera.

Le Major, finora, hanno dettato legge nel mondo della discografia: i social le stanno detronizzando?
Potenzialmente, il nuovo mondo, la rete, ha reso possibile il distacco dalle Major.Gli artisti indipendenti che hanno il talento ed i numeri per emergere devono comunque avere una struttura simile alle spalle.

La figura dell’artist developer, che spiega come ci si muove in questo mondo, è ancora poco in voga. Soprattutto, poi, non si è ancora sviluppata la figura dell’artista-imprenditore.

E’ possibile, ma bisogna essere disposti a fare una serie di cose che, di solito, gli artisti non sono disposti a fare. Generalmente, l’idea dell’artista è “io voglio fare solo musica, al resto ci pensino gli altri”, ma questo non è possibile nel 2020.

La libertà ha un prezzo: tu puoi essere libero e indipendente, ma devi essere disposto a fare quelle cose che di solito non competono all’artista. L’alternativa è liberarti di questo fardello senza la pretesa di essere completamente libero.
Bisogna essere disposti a fare un lavoro che prima non esisteva, ma che ora sei obbligato a fare.

L’unico prezzo è il tempo, perché ti devi sbattere a fare promozioni, produzioni di branding e comunicazione con social e followers. E’ un investimento, in tempo ed energia, ma è il prezzo da pagare per la libertà.

Che tipo di figura è l’artist developer? In che modo supporta gli artisti emergenti?

Questa figura supporta l’artista nell’identificare la propria identità. Aiuta l’artista a capire la propria identità musicale e il target di riferimento. Sono una sorta di coach che ti supporta sulle cose da fare, mentre si crea una road map per comprendere gli obiettivi e si cercano di stilare degli step da raggiungere.

E’ quello che facevano le major dietro le quinte. Il developer aiuta l’artista a capire cosa fare, come muoversi e comunicarsi a pieno.

Motlo spesso l’artista decide la propria identità sulla base di ciò che vorrebbe essere, e a volte serve qualcuno che ti aiuti a identificarti. L’artist developer non fa il manager: c’è qualcuno che fa entrambe le cose. E’ più simile al personal trainer, per capirci.

Chi sono coloro che sono riusciti a fare della propria identità musicale un brand spendibile sul mercato?

Ce ne sono a bizzeffe, a partire da quelli del passato: Led Zeppelin, Doors e Rolling Stones. Tra i cantanti moderni i rapper sono il modello, a partire da Drake e 50Cent. In Italia Fedez è stato bravissimo a farlo. I primi a capire come funziona l’intero show business sono stati proprio i rapper.

Ci sono due modi di fare ciò: il primo è attraverso il proprio brand, collegando i propri nomi a prodotti di lifestyle. Sfera Ebbasta, ad esempio, ha un profilo Instagram per i suoi outfit, e per ogni scatto monetizza una cifra monstre. La fonte di guadagno principale, però, dovrebbe essere la musica, ed è un obiettivo pienamente raggiungibile.

E’ pieno di artisti conosciuti, perché sono in televisione, ma non è detto che realizzino economicamente quanto altri autori più di nicchia, ma con una tribù più itinerante.

Tra arte e business, qual è il vero scopo della musica di oggi? Ce lo dice Max Belladonna

Questo, secondo me, è il grande misunderstanding di oggi. Guadagnare con la propria musica non significa scendere a compromessi o fare qualcosa che non vuoi fare. Significa esprimere la tua arte esattamente così com’è, senza limitazioni o compromessi. Bisogna anche monetizzare.

Si può trovare il giusto compromesso, senza rinunciare a nulla. Concretizzare il guadagno mantenendo la propria identità. Si possono raggiungere entrambi gli scopi: è quello l’obiettivo di qualsiasi artista. Il concetto “per fare musica di successo bisogna essere commerciali” è morto e sepolto, e ci sono fior di artisti di strada che guadagnano facendo quello che vogliono.

Loro sanno come si fa. In America, da prima dell’emergenza covid, ci sono ragazzi che guadagnano 70/100mila dollari all’anno con le dirette Facebook, da casa loro e senza che nessuno gli dica cosa fare. Bisogna sapersi muovere e, soprattutto, bisogna avere il talento.
Chi sfonda lo decide la tribù. Senza talento, non si macina.

Il parere di Max Belladonna sui 33 giri?

Bisogna fare un po’ di chiarezza sul 33 giri. Tra le mie competenze c’è anche il mastering e, per esperienza diretta, posso assicurare che sul vinile c’è parecchia confusione. La questione della dinamica è vera, ma fino a un certo punto. La questione sulla miglior qualità è discutibile, perché il vinile ha delle limitazioni, sia di banda di frequenze, sia di volume e compressione. Molto spesso, in realtà, il volume è solo più basso.

Se parliamo dei vecchi vinili, fatti da un master analogico, ci può essere un calore che non riesce ad avere, ma quelli odierni vengono ricavati da un file digitale. Il 33 giri va molto di moda, ma rappresenta appena il 6% del mercato. In un’ottica globale è poca roba. La verità è che il vinile non morirà mai, così come il cd.

La maggior parte degli utenti, a casa, ascoltano la propria musica sul digitale. Il 33 giri, in fondo, è diventato un oggetto di merchandaising. Quando il fan va a un concerto e vuole conservare un cimelio è uno degli oggetti più richiesti.
Secondo me, il suo mercato resterà piatto, senza sbalzi o cali.

Come utilizzi il tuo Instagram? Cosa ti spinge a pubblicare sul tuo profilo @ Max Belladonna ogni giorno?

Essendo da più di 30 anni in questo mondo, ho una certa esperienza, e cerco di mettere questa esperienza a disposizione degli artisti anche per cercare di sfatare dei miti. Molti ragazzi, con cui parlo, partono demoralizzati, mentre io cerco di fargli capire che non è così allucinante o difficile.

Cerco di dare delle informazioni o delle dritte per fare in modo che portino avanti la loro passione. C’è un po’ di confusione, secondo me. Non sono depositario del sapere supremo, ma ho il mio punto di vista. Lo fornisco e spero di essere utile a qualche ragazzo che, seguendo la mia pagina, venga stimolato o riceva delle dritte per arrivare a portare avanti la propria passione.

Hai qualche consiglio per chi cerca di lanciarsi, per la prima volta, sul web?

Penso che ci siano delle regole di base da seguire. Ad esempio, “rispetta che quello che dici,.perchè dovrebbe essere l’immagine della tua stessa identità artistica. Devi essere consapevole del fatto che non parli più da persona fisica, ma come artista: ogni affermazione verrà assimilata al tuo brand”.

Altro errore grosso è quello di non prendere in considerazione la reciprocità tra influencer e spettatore. Gli artisti, purtroppo, usano i social come una piattaforma promozionale a senso unico, incitando il fan di turno a spendere soldi senza offrire nulla in cambio.

Quando si comunica, bisogna sempre tener presente cosa ci sta guadagnando colui che mi segue. E’ molto importante, perché se si vuol creare una tribù, è necessario offrire un’interazione. Devi dare valore per la persona che c’è dall’altra parte. A quel punto, avranno una ragione per seguirti.

Che cosa dovrebbe fare un trentenne che si approccia per la prima volta alla musica?
Prima di tutto, comunicare dallo strumento che più lo attira, e poi dal genere musicale. Se si vuol fare metal o trap si userà un tipo di approccio diverso. Gli strumenti sono molto cambiati negli ultimi anni ed io osservo con interesse questo nuovo mondo. Oggi non ci sono solo più chitarra e basso, basta un computer. E’ uno strumento fenomenale e non è escluso che si possa partire da lì. Il consiglio per chi vuole partire da un pc, un software, un ipad, con un approccio nuovo, creativo e bellissimo, è quello di imparare un minimo di basi musicali: accordi, note, scale. Bisogna conoscere i fondamentali.

Può essere di ispirazione per chi si trova in quarantena.
Secondo me, ne ho parlato l’altro giorno in un video, sarebbe saggio usare parte di questa libertà per formarsi, aumentare le proprie competenze in base al settore. Un approccio costruttivo

E’ giusto che venga applicato un parental control in campo musicale per artisti controversi come Marilyn Manson? Cosa ne pensa Max Belladonna?
Io non ho mai creduto alla censura. Negli anni 80 ho vissuto il periodo in cui, in America, i dischi hard rock avevano un bollino che non ne permettevano l’acquisto a minori senza genitori, e lo mettevano a chiunque. Non credevo che fosse giusto all’ora e non lo credo oggi.

Secondo me, l’arte non dovrebbe soffrire nessun tipo di limitazione. Detto questo, sono molto più pericolosi alcuni cartoni animati violenti che un pezzo di Marylin Manson. La censura non è mai una cosa buona, e trovo che sia responsabilità dei genitori tenere d’occhio i propri figli.

A Sanremo, ad esempio, con Junior Cally è successo lo stesso: chi sta condannando questo artista è gente della mia età. Hanno dimenticato che noi eravamo fan di eroinomani, che il nostro motto era “sesso, droga, Rock ‘n’ Roll”, che i Led Zeppelin sfondavano gli alberghi. Hanno scordato da dove veniamo.

I ragazzi hanno sempre fatto cose dissacranti, ribelli, fanno parte dell’essere adolescenti.
Anche Jim Morrison e Hendrix hanno influenzato i ragazzi. Non vedo cosa sia cambiato: i ragazzi oggi fanno le stesse cose che facevamo noi alla loro età.

Se The Web Coffee volesse scegliere un proprio jingle, come dovrebbe fare? Chiediamo a Max Belladonna

Aprite un contest. Darei una linea guida su come debba essere un jingle e poi chiederei a chi vuole partecipare di mandare il proprio pezzo. Una sorta di concorso.
Non puoi sapere prima chi è quello adatto Magari trovi un gruppo che ti piace, ma artisticamente non è adatto. Oppure quello che non ti piace, può rivelarsi più adatto. L’unico modo per scegliere è sentirlo, e quello più adatto lo sceglierei. Chi vince avrà visibilità con questa cosa.

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