Il 27 gennaio si è celebrato, come ogni anno, il Giorno della Memoria, con il quale si ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che ha portato alla luce una terribile pagina della storia: la Shoah, ossia lo sterminio di 15 milioni di persone della comunità ebraica ad opera dei nazisti comandati da Adolf Hitler.

Uomini, donne, bambini, anziani, infermi: nessuno fu risparmiato dalla cieca volontà di un uomo folle, deciso ad eliminare quel “nemico giurato” che erano gli ebrei, considerata la razza “imperfetta”.

Un terribile disegno di morte, iniziato nel 1933 con la salita al potere del partito nazionalsocialista in Germania, e culminato con le leggi razziali prima, e con la deportazione nei campi di sterminio, costruiti negli stati conquistati durante la Seconda Guerra Mondiale, poi.

Una deportazione che coinvolse anche l’Italia, alleata della Germania e la città di Parma e la sua provincia, che al 1938 contava una comunità ebraica di centrotrentaquattro membri, tra uomini donne e bambini.

Una comunità che dopo esser stata semplicemente rilegata nelle province ( grazie al duca Ottavio Farnese che li cacciò ma gli consentì loro di stabilirsi in altre località più piccole del parmense e del piacentino) solo nel 1800 con Napoleone e Maria Luigia riuscì a insidiarsi stabilmente in città.

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Fonte: Visit Jewish Italy

Un primo passo fu la costruzione della Sinagoga di Vicolo Cervi, 4, edificata nel 1865 ma inaugurata ufficialmente solo l’anno dopo. Nello stesso anno, viene formalmente costituita la Libera Società Israelitica di Parma.

Questo fu il primo passo di un processo che portò la comunità ebraica, agli inizi del ‘900, ad integrarsi perfettamente con la realtà cittadina, tanto che nelle province limitrofe parmigiane restarono poche famiglie, strettamente radicate a quei territori.

Un’integrazione, destinata ben presto a tramutarsi in odio, con l’avvento nel 1938 del nazismo e delle “leggi razziali”

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Leggi che privarono pian piano gli ebrei di ogni diritto, a cominciare da quello all’istruzione: il 13 ottobre 1938 il quotidiano della Federazione fascista “Corriere emiliano” descrisse l’espulsione per questioni razziali di quattro professori ebrei dell’Università di Parma.

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Fonte: Concentriamocisuicampi

Nel 1940 venne disposto il rastrellamento degli ebrei stranieri, che vennero l’internamento in campi di concentramento o il confino in numerose località italiane; nel Parmense vennero istituti come campi di raccolta e concentramento: il castello di Scipione a Salsomaggiore Terme, il castello di Montechiarugolo, gli alberghi “Ristorante Terme” e “Bagni”, a Monticelli Terme (dove furono confinati le donne e i bambini)

All’indomani dell’8 settembre 1943 iniziò la deportazione massiva degli ebrei nei campi di sterminio in Germania e Polonia.

Da Parma e provincia furono prelevati 74 ebrei, dei quali 23 non fecero ritorno : tra loro i 6 bambini, la cui storia è entrata nella memoria collettiva di Parma, e ai quali è stato dedicato il parco di Via Bramante.

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“Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto”

(E. Wiesel, La notte)

SITOGRAFIA:

MUSEO EBRAICO

ISREC

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