B.Z è una ragazza che gestisce una pagina feticista. In questa intervista ci racconta la sua esperienza.

Da quanto hai aperto la pagina?

La pagina solo da due mesi, ma ho iniziato a pubblicare foto di piedi un paio di anni fa. Le spedivo ad una nota pagina italiana in anonimo.

Perchè ora hai deciso di aprire uno spazio tuo?

C’è stata una fase in cui, invece che pubblicarle in anonimo, ho permesso che venisse diffuso il profilo ufficiale. Mi sono arrivate centinaia di richieste. Alcune le ho rifiutate, altre -quelle provenienti da persone che potevano sembrare mie coetanee- le ho accettate.

Parlando con uno dei ragazzi che mi avevano aggiunto è uscita per la prima volta l’idea di aprire una pagina. Alcuni amici reali mi hanno incoraggiata e quindi sono arrivata a questa decisione.

Come hai strutturato la pagina, al suo interno?

Inizialmente ho avuto qualche problema: il primo mese l’ho impiegato a dialogare con le persone e anche le fotografie erano pubblicate in maniera abbastanza irregolare, quando avevvo tempo. Nell’ultimo mese, invece, ho trovato una certa continuità: gli utenti sanno che pubblico solo nel mio giorno libero. Questa vale anche per le foto che invio su pagine più seguite della mia per sponsorizzarmi. Il che è risultato abbastanza utile: i seguaci della pagina sono quintuplicati, iniziando ad essere un numero discreto.

Il tuo ritorno da tutto questo?

E’ una pura questione di ego. No, scherzo. Molti fanno richiesta di acquistare calzini, scarpe usate, fotografie; c’è poi chi chiede videochiamate o incontri, spesso associando il feticismo dei piedi alla ricerca di una dominatrice.

E tu soddisfi queste richieste?

Qualche volta: ho venduto qualche fotografia su richiesta (piedi e culo) e come retribuzione ho sperimentato il metodo delle ricariche; ho provato una videochiamata ma è stata assai complessa da gestire, dovendo nascondere il mio volto, e anche per l’utente non è stata semplice. Era la prima volta anche per lui. Ora sono decisa a smettere: vendere parti del mio corpo per profitto mi fa sentire davvero una prostituta.

 

Hai mai avuto problemi nella vita reale, a causa della pagina?

No, e non credo che potrei averne. L’unica cosa che potrebbe succedere potrebbe essere il passare per una maniaca perchè vado a soddisfare bisogni di persone che hanno gusti sessuali non convenzionali, però sinceramente non mi importa. Nell’ultimo periodo la pagina è diventare una fonte di soddisfazione, se non di orgoglio: a livello personale può essere pesante seguire le richieste di tutti, ma d’altra parte ricevere tanti complimenti per una parte di me che anch’io apprezzo è sicuramente stimolante.

E non torneresti indietro?

No, riaprirei la pagina. Magari la gestirei meglio ed eviterei alcune situazioni imbarazzanti, videochiamate in primis.

Cosa significa essere feticisti?

Il feticismo è un mondo molto vario, che comprende uno spettro di comportamenti sessuali molto ampio. Quella dei piedi, nello specifico, significa essere attratti dalle piante dei piedi, oppure voler toccare, massaggiare, leccare e baciare le dita.

Esistono delle categorie, all’interno dei tuoi clienti?

Beh, sì. Come nella vita reale la metà dei ragazzi che conosco è feticista, così anche nella pagina…

Un numero così alto?

Sì, ho fatto il conto oggi e sono davvero tanto. Anche perchè sta diventando più facile fare coming out e se penso anche solo a… Questo rimane tra noi, Alberto (in seguito abbiamo trovato un accordo ndr).. considera anche solo la compagnia Y (conoscenti comuni all’intervistatore ed all’intervistata). Nello stesso gruppo ci sono A,B,C e D. Tutti in un unico gruppo.

 

Non è che si sono riuniti appunto per via di questa passione comune?

No, nessuno di loro sapeva questa cosa, all’inizio. E pensa anche a X, per esempio,al gruppo Z. E a quel mio vecchio compagno di classe di cui ti parlai. E sto citando via via che mi vengono in mente. Molti si nascondono sino a quando non capiscono che stai al gioco. Ultimamente mi viene quasi da pensare che sia problematico non essere feticista, numeri alla mano.

Va beh, torniamo alla questione principale: esiste un tipo base, tra i tuoi utenti?

Si certo, è un individuo normalissimo che conduce una vita qualsiasi e che trova erotiche, invece o alla pari di seno o culo, le piante e\o le dita dei piedi.

Come si rapporta con te?

Va beh, ci sono tante possibilità: c’è chi mi scrive ringraziandomi perchè apprezza le fotografie e che io le pubblichi su un profilo pubblico, così da poterle osservare senza dover mostrare al mondo che seguono la mia pagina. Questi mi ringraziano perchè “faccio loro un dono”.

Ci sono quelli che spingono di più sul lato erotico e sono un po’ insistenti nel chiedere foto o nel porre domande tipo “che cos’hai ai piedi?”, “sei scalza o no?”.

Infine ci sono i maniaci, che chiedono compulsivamente foto e che non si possono accontentare.

Categorizzandoli in un altro modo,  potrei dire che ci sono quelli che magari hanno a loro volta delle pagine, con cui è più facile intrattenere rapporti perchè sono abituati alle dinamiche di questo tipo; c’è un piccolo gruppo di affezionati a cui rispondo con costanza e con cui mi posso permettere un certo grado di confidenza, sebbene mi nasconda dietro a dettagli falsi (città di provenienza, età, nome) per mantenere l’anonimato. Infine ci sono tutti gli altri, a cui rispondo occasionalmente.

Tuttavia, è in atto un processo che fa della pagina una comunità: le persone parlano, si scambiano opinioni e si raccontano esperienze. Io, oltre a pubblicare, divento un catalizzatore di tutto questo. Oggi, per esempio, ho aperto una serie di sondaggi, per prepararmi a questo incontro, e anche in questi minuti arrivano risposte. Per esempio, posso dirti che alla domanda “sei più attratta dalle piante o dalle dita dei piedi” hanno risposto una sessantina di persone, dividendosi equamente tra le due opzioni. Ho anche chiesto di raccontare la propria esperienza e ora ha appena risposto il ragazzo che mi aveva consigliato di aprire la pagina. Dice che molti iniziano per curiosità: culi e seni sono esposti ovunque, mentre è molto più difficile vedere dei piedi, soprattutto nudi.

Ma è un fenomeno solo maschile?

Nella mia esperienza, quasi totalmente: le donne sono veramente poche, e in genere mi scrivono più per collaborazioni che per interesse erotico.

Dicevamo: molti si avvicinano a questo mondo per curiosità. E poi?

Quasi tutti durante l’adolescenza non parlano a nessuno di questa loro passione. Che è poi il motivo per cui viene percepito come un fenomeno di nicchia. Crescendo generalmente ci si confida con gli amici più intimi e ci si confronta: come ho detto prima, non è raro che si scopra che anche l’altro condivide certe sensazioni. L’ultimo passo è parlarne con le donne. Questo in genere avviene dopo i vent’anni, quando si iniziano a creare relazioni più profonde. In un contesto più protetto molti si sentono abbastanza al sicuro da esporsi. Il che spesso porta anche ad una maggiore soddisfazione sessuale.

 

Frequentando tu due città, hai notato se è un fenomeno in qualche modo localizzabile a livello geografico?

Beh, in una città più grande è più facile che passi per un interesse normale. Non a caso la maggior parte delle persone che ho conosciuto sono di Milano e non hanno problemi a confessarsi pubblicamente. Diciamo che risaltano di più, perchè è più facile trovare ambienti dedicati. In città più piccole c’è più paura di essere scoperti ed infamati, ma quando si crea un rapporto spesso si arriva comunque ad una confessione.

Perchè sei così interessata a questo ambiente?

Sin da quando sono ragazzina, i piedi sono una parte del corpo che ho sempre curato molto. Sfogliando le mie foto su Instagram troverai che negli anni ho postato un’infinità di foto riguardanti i miei piedi, le dita in particolare. Per dire, io ho sempre lo smalto sulle unghie dei piedi. Attraverso queste foto, che io pubblicavo innocentemente, ho ricevuto dei commenti che mi hanno aperto il mondo del feticismo. Poi, per quanto mi piacciano, non ritengo i piedi delle nudità al pari di seno o genitali, quindi pubblicarne delle immagini non mi urta particolarmente.

 

Articolo di Alberto Ghislandi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *