Non è colpa tua (ma forse sì): il romanzo che ti farà ridere, pensare e (forse) rivalutare quell’ex dall’8 giugno

Non è colpa tua (ma forse sì) di Margherita Giacovelli
Non è colpa tua (ma forse sì) di Margherita Giacovelli

Spoiler: Non è colpa tua (ma forse sì) non ti salverà da nessuno. Ma potresti iniziare a salvarti da sola.

Avviso ai naviganti, lettrici affezionate e persone che leggono solo l’incipit degli articoli per poi commentare sui social:
questo non è un libro carino.
Non è una storia d’amore in cui tutto si aggiusta, tutti si redimono e i traumi infantili si risolvono con una camminata sulla spiaggia al tramonto.
È una commedia romantica, sì. Ma con dentro tutto il disagio possibile, il vomito all’appuntamento importante, i messaggi vocali cancellati, i gatti che ti guardano come se fossi una fallita e le domande tipo:
“Ma sono io che attraggo la gente sbagliata, o sono io la gente sbagliata?”
Benvenute (e benvenuti) in Non è colpa tua (ma forse sì), il romanzo d’esordio di Margherita Giacovelli, che ha tutto ciò che serve per piacerti:
•una protagonista incasinata ma lucidissima
•un’ambientazione da sogno che non addolcisce niente (ciao, New York)
•dialoghi da sottolineare col dito tremante
•e quella sensazione che ti accompagna per tutto il libro: questa storia parla anche di me.

Penny: ironica, stanca e pericolosamente onesta

Penny ha 34 anni, vive con una coinquilina troppo zen per i suoi livelli di ansia e un gatto che la giudica con la calma spietata di chi ha capito tutto della vita senza mai dover aggiornare un curriculum.
Lavora nel digitale, dove tutto è fluido, precario, e apparentemente cool, ma la verità è che si sente come un pdf troppo pesante per essere inviato.
E se professionalmente riesce almeno a fingere una certa compostezza, sentimentalmente il suo percorso assomiglia più a una mappa di Google in modalità “evita autostrade e felicità”.

Cerca l’amore, sì. Ma con cautela, con diffidenza, con gli occhiali appannati di chi ha preso troppi muri in faccia.
Ha capito, troppo tardi, che la vita non funziona come nelle rom-com anni Duemila: se inciampi per strada, non arriva lui con la camicia sbottonata, il mento scolpito e un monologo che ti cambia la prospettiva.


Al massimo, arriva un messaggio su WhatsApp che dice “mi sa che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda”, ammesso che tu abbia fatto in tempo a conoscerlo abbastanza da ricordare il suo cognome.


E allora Penny spegne il telefono, si mette il pigiama di pile (quello con l’alone di malinconia sotto l’ascella sinistra), si infila a letto e prova a trovare un senso alla propria esistenza ascoltando podcast di psicologia con titoli tipo “Smettere di sabotarsi in 10 mosse – spoiler: sei tu il problema”.

Cresciuta con l’idea, sbagliata, ma affascinante, che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno a rimettere ordine nei suoi pezzi, Penny si accorge che nessuno verrà.
Non c’è nessun salvatore con la camicia ben stirata e la pazienza di un terapeuta gratuito.
Non esiste la versione adulta del principe azzurro: esiste solo lei, che a un certo punto decide di togliersi le scarpe strette, quelle scelte per piacere agli altri, e camminare con i piedi gonfi ma finalmente suoi.

Sbaglia ancora, certo. Si incazza con sé stessa, con chi non risponde, con chi risponde male, con le frasi fatte delle amiche troppo felici su Instagram.
Ma poi, tra un caffè versato sulle mail del mattino e una lista di cose da non dire al prossimo appuntamento, ricomincia.
Non con eroismo, ma con ostinazione.
Ricomincia da sé, perché nessun altro lo farà.

Perché ti piacerà (anche se sei una cinica)

  • Perché ci sei tu, dentro. In ogni pagina.
  • Perché l’amore viene raccontato non come favola, ma come esperimento sociale con molte cavie e pochi risultati.
  • Perché Penny è esagerata, contraddittoria, stanca e bellissima così com’è.
  • Perché non c’è moralismo, solo umanità.
  • Perché riderai. Forte. E poi ti zittirai, dicendo “oh cazzo…”

Margherita Giacovelli: chi è l’eclettica autrice di questa storia?

Autrice, comunicatrice, overthinker professionista.
Scrive come si parla con un’amica quando non ti va di essere brillante, ma ti scappa comunque un commento tagliente.
Non è colpa tua (ma forse sì) è il suo primo romanzo, ma ha dentro tutto: stile, cuore, ritmo, verità.
Non racconta una storia perfetta.
Racconta una storia vera. E lo fa con la leggerezza intelligente di chi ha sofferto, ma non si è mai presa troppo sul serio.

Non è colpa tua (ma forse sì): dove lo trovo?

Su Amazon, ovviamente.
In cartaceo se ti piace sottolineare le frasi più dolorosamente vere, in ebook se leggi sul treno tra un meltdown e l’altro.
(Clicca. Fidati. Non te ne pentirai.)

Conclusione non richiesta (ma meritata):

Se hai trent’anni e pensi di non aver capito ancora niente, questo libro è per te.
Se sei stata lasciata con un vocale di 12 secondi, è per te.
Se ti sei rimessa in piedi con l’ansia che ti reggeva le ginocchia, è per te.
Se non sei Penny, la conosci. E se la conosci, vorrai starle vicino.
Leggilo. Poi torna qui e raccontami se hai riso, pianto, o mandato quel messaggio che ti trattenevi da mesi.
Io l’ho fatto.
E mi è sembrato di respirare meglio.

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