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Harvard per l’Ucraina: l’università USA aiuta i rifugiati

Ukraine Take Shelter: da Harvard un aiuto concreto per l’Ucraina. La macchina dell’ Unione Europea si è ormai pienamente messa in moto per aiutare i milioni di profughi, soprattutto donne e bambini, costretti ad abbandonare le varie città dell’Ucraina, devastate dal conflitto con la Russia, alcune delle quali ormai ridotte a cumuli di cenere e lamiere, come Mariupol o Bucha.

Ukraine Take Shelter

Anche gli Stati Uniti, membro NATO, non sono voluti essere da meno, e da una delle sue Università più prestigiose, quella di Harvard, arriva un supporto concreto per mettere in comunicazione queste persone con gente disposta ad accoglierli.

Ukraine Take Shelter: cos’è esattamente?

Ukraine Take Shelter

Ukraine Take Shelter nasce dall’idea di Marco Burstein, 18 anni, di Los Angeles, e Avi Schiffmann, 19 anni, di Seattle, due studenti che all’inizio di Marzo hanno sfruttato le loro conoscenze e competenze tecnologiche per progettare, in appena tre giorni, una piattaforma Web in grado di mettere in comunicazione coloro che fuggono dalle città ucraine con persone disposte ad offrire loro un alloggio sicuro.

Un’iniziativa, che come raccontato dallo stesso Burstein, è stata accolta con enorme entusiasmo:

“Abbiamo sentito ogni sorta di storie straordinarie di ospiti e rifugiati che si sono collegati in tutto il mondo […] Abbiamo host in quasi tutti i paesi che puoi immaginare, dall’Ungheria alla Romania, dalla Polonia al Canada all’Australia. E siamo rimasti davvero sbalorditi dalla risposta”.

Come funziona? Cosa garantisce ai profughi ucraini?

Il sito funziona come un vero e proprio Airbnb destinato ai rifugiati, ai quali viene richiesta esclusivamente la località più vicina in cui ricercare gli alloggi disponibili, garantendo estrema riservatezza circa la posizione esatta delle persone in fuga, per tutelare da possibili attacchi russi. Alloggi di cui viene fornita anche una descrizione accurata, in modo che i profughi possano scegliere la soluzione migliore.

Domanda ma anche offerta: sullo stesso sito, tradotto in diverse lingue, è possibile inoltre offrire la propria disponibilità ad ospitare i profughi in fuga dalla guerra.

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