Il potere dello sport è enorme. A livello amatoriale, è prezioso per la salute ed il benessere fisico e psichico. Infatti, cerchiamo di avviare allo sport il più presto possibile anche i bimbi. Lo sport agonistico riesce a coagulare migliaia di persone nel seguire le grandi manifestazioni internazionali. A livello mediatico, il potere dello sport è cresciuto parallelamente ai social. Ed è quanto sta avvenendo ora, durante i tragici fatti che si stanno verificando in Afghanistan.
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Il potere dello sport: uno strumento di liberazione
Il potere dello sport si evidenzia in molte situazioni problematiche. Anche nel nostro mondo “civilizzato” esistono sacche di povertà economica e sociale. Numerose associazioni utilizzano le attività sportive come mezzo di aggregazione sana per i giovani. Cercano in tal modo di combattere la povertà educativa, di togliere i ragazzi dalla strada e di educare alla legalità. Il potere dello sport è noto come rinascita dopo malattie e disabilità, per favorire il recupero psicofisico della persona. E per molte persone disabili lo sport è uno strumento per ritrovare se stessi ed un ruolo nella società. Questo è anche il caso di una atleta afgana, Zakia, che stiamo ora imparando a conoscere.
Le donne afghane
In Afghanistan, le spose bambine sono mediamente più del 40%. Due bambine su tre non possono frequentare la scuola. Nella cultura locale, l’istruzione mista è una rarità. E mancano istituti separati ed insegnanti donne. Comunque, l’istruzione ed il lavoro femminile difficilmente vengono riconosciuti come valori. Se questa è la situazione per le donne “normali”, figuriamoci per una donna disabile. La donna disabile, soprattutto se dalla nascita, è un vuoto a perdere. I maschi disabili si sposano circa per un 80-90%, le donne quasi mai. Sono considerate esclusivamente un carico per la famiglia di origine, spesso una maledizione.

Il potere dello sport: Zakia e la sua storia
In questo contesto nasce Zakia Khodadadi, una ragazza disabile che oggi ha 23 anni. Zakia riunisce in sé una triplice discriminazione. E’ donna, è disabile, è disabile dalla nascita. Infatti, esiste una graduatoria pure tra i disabili: i più “valutati” sono i maschi, vittime di guerra. Sin da ragazzina, si appassiona allo sport, e ad uno sport particolare: il taekwondo. Si tratta di un’arte marziale di origine orientale. Nella sua storia vediamo veramente quanto sia grande il potere dello sport.

Zakia e lo sport
L’Afghanistan è un Paese martoriato. Dalla guerra ormai decennale, dalla lotta fra etnie diverse, dalla povertà endemica. Siccità e carestie si succedono. L’unica cosa che prolifera è la produzione di oppio: l’Afghanistan ne produce il 76% a livello mondiale. Ma i proventi non sono certo investiti negli impianti sportivi. Zakia e compagni si allenano nei parchi, nei garage, ovunque ci sia un po’di spazio. Il suo talento non tarda a manifestarsi, vince le prime gare nazionali ed internazionali. Poi, l’epidemia di Covid-19 peggiora la situazione. Zakia continua a credere nel potere dello sport. Riesce ad ottenere una wild card per la partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 e continua ad allenarsi duramente.

Il potere dello sport: un simbolo per tutti
Zakia avrebbe dovuto partire per Tokyo il 16 agosto, per partecipare alle Paralimpiadi che si svolgeranno tra il 24 agosto ed il 5 settembre. È la prima atleta paralimpica afgana. È il simbolo di una nuova generazione di donne. Coraggiose, emancipate, che affrontano pregiudizi e disabilità pur di raggiungere i propri obiettivi. Una sorta di riscatto per se stessa, per le altre donne, per il suo Paese. La dimostrazione che il potere dello sport è più forte di povertà, pregiudizi e restrizioni. Poi, la vittoria dei Talebani ha fatto cambiare ogni cosa.
Come andrà a finire?
Donna, atleta, disabile, indipendente: Zakia Khodadadi rappresenta tutto ciò che i Talebani vogliono cancellare. Infatti, Zakia è rimasta a terra. Malgrado i suoi appelli, è tutt’ora bloccata a Kabul. Il suo sogno olimpico pare sfumato. Ma ora Zakia teme anche per la propria vita e per quella dei suoi familiari. I suoi video e le sue foto sono sui social. Teme di incorrere nei rastrellamenti dei Talebani. La partecipazione ai Giochi paralimpici contribuirebbe ad affermare ulteriormente il potere dello sport. Potrebbe rappresentare anche una potenziale salvezza. Zakia potrebbe chiedere asilo politico, analogamente a quanto fatto dalla velocista bielorussa durante le Olimpiadi appena terminate.
Conclusioni
La situazione in Afghanistan è ancora molto fluida. L’aeroporto di Kabul è in piena confusione. Le Paralimpiadi stanno ormai per cominciare, e tutti auspichiamo che ci sia un’ultima chance anche per Zakia. Ma questa volta, forse, il potere dello sport è stato meno forte di quanto sperassimo.