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La regina degli scacchi: l’ambizione di arrivare in alto

La regina degli scacchi è stata considerata da molti la serie migliore del 2020. Riscopriamo insieme la serie che ha lanciato Anya Taylor-Joy.

Fonte foto: University of Coaching

La regina degli scacchi è stata la serie che ha dominato la fine dello scorso anno: la serie-evento di Netflix è stata sulla bocca di tutti per mesi ed è considerata da molti la miglior serie del 2020.

The Queen’s Gambit, titolo originale della serie, è una miniserie televisiva drammatica statunitense creata da Scott Frank e Allan Scott, distribuita su Netflix a partire dal 23 ottobre del 2020.
La serie è basata sull’omonimo romanzo di Walter Tevis del 1983; il titolo originale della serie si riferisce al “gambetto di donna”, la nota apertura scacchistica che viene usata spesso dalla protagonista.

Trama La regina degli scacchi

La serie esplora la vita di Beth Harmon e segue le sue vicissitudini dall’età di otto ai ventidue anni. Beth è un prodigio degli scacchi, ma nella sua vita avrà numerose difficoltà, soprattutto per la sua lotta contro la dipendenza da alcol e psicofarmaci.

La serie inizia nel pieno degli anni Cinquanta: Beth Harmon vive in un orfanotrofio femminile, dopo il suicidio della madre. Tutte le ragazze dell’orfanotrofio ricevono quotidianamente delle pillole di tranquillanti, una pratica molto comune negli anni Cinquanta ed è proprio qui che inizia la dipendenza di Beth.

La bambina entra in contatto col signor Shaibel, il custode dell’orfanotrofio ed è proprio lui ad iniziarla al mondo degli scacchi; Beth si dimostra fin da subito, nonostante la tenera età, un genio nel gioco degli scacchi, sorprendendo il signor Shaibel.

Pochi anni dopo, Beth viene adottata da Alma Wheatley e da suo marito: la donna è estremamente cagionevole di salute, sia fisica e mentale, ma dimostra subito un grande affetto per Beth, a differenza di suo marito, sempre assente.

Beth inizierà a frequentare una scuola pubblica e a partecipare a diverse competizioni di scacchi, nonostante sia un ambiente prevalentemente maschile.
Le competizioni di scacchi la porteranno a girare il mondo e a stringere un legame sempre più forte con sua madre adottiva.

Fonte foto: GQ Italia

 

Recensione La regina degli scacchi

La storia che viene raccontata nel romanzo da cui è tratta la serie è ovviamente inventata, ma la serie è costruita in modo da far sembrare allo spettatore che i fatti raccontati, siano veri.

Nel corso della serie vediamo diverse partite di scacchi della protagonista contro i suoi avversari, tra cui ovviamente Vasily Borgov, il campione del mondo nel gioco di scacchi e l’avversario più agguerrito di Beth.

Ma tutti i personaggi sono totalmente inventanti, nonostante in molti abbiano visto delle somiglianze con veri campioni di scacchi. Ad esempio, in molti hanno riconosciuto in Vasily Borgov delle caratteristiche in comune con Boris Spassky, il decimo campione del mondo di scacchi e due volte campione dell’URSS. Alcune sue tecniche di gioco e tratti caratteristici hanno fatto ipotizzare ai fan che i creatori si siano ispirati a lui per la creazione del personaggio di Borgov.

Fonte foto. Quarta Dimensione

È importante sottolineare l’accuratezza della serie in campo di scacchi: l’allenatore Bruce Pandolfini e il campione di scacchi Garry Kasparov hanno preso parte al progetto come consulenti. La serie, inoltre, ha avuto anche il plauso della comunità scacchistica per la rappresentazione accurata del gioco e dei giocatori.

La serie si contraddistingue per un’accurata rappresentazione del gioco degli scacchi e un’attenta realizzazione degli ambienti e dei costumi dagli anni Cinquanta agli anni Settanta.
La regina degli scacchi è anche un racconto di formazione: nel corso della serie vediamo Beth Harmon sconfiggere le sue difficoltà, tra cui l’essere orfana, la morte di sua madre adottiva e la lotta contro l’abuso di psicofarmaci ed alcol, per poter raggiungere il suo sogno, quello di diventare grande maestro di scacchi.

Ci sono anche numerose implicazioni simboliche alla fine della serie: nell’ultima puntata vediamo lo scontro tra Beth Harmon e Vasily Borgov, una partita decisiva per la vita e la carriera di Beth. La sua vittoria finale sul campione russo è importante per tre motivi: Beth è una giovane donna americana e vince contro un campione uomo, russo e decisamente più grande di lei.

Nonostante sia una storia inventata (le donne, a quel tempo, gareggiavano solamente in gare femminili e mai miste), la serie tocca tematiche importanti per l’epoca: le diverse condizioni tra Stati Uniti e URSS e le difficoltà per una giovane donna d’inserirsi in un ambiente quasi del tutto maschile.

La regina degli scacchi si pone come vera e propria novità nel contesto delle serie tv moderne: parliamo di una storia insolita, con una tematica che difficilmente avremmo potuto pensare potesse appassionare gli spettatori. Invece è successo: sarà stata la regia attenta ed efficace, saranno state le ambientazioni perfettamente in linea coi tempi raccontati o sarà stata Anya Taylor-Joy, perfetta in ogni frame della serie. Non sappiamo quale sia stato il fattore scatenante, ma La regina degli scacchi ha appassionato una larga fetta di pubblico e l’ha fatto utilizzando una tematica poco convenzionale.

Fonte foto. D La Repubblica

Nonostante nella serie vengano raccontate varie relazioni amorose e sessuali che interessano la protagonista, la trama non si perde in chiacchiere e punta all’obiettivo: quello di raccontare la storia di Beth, fra crescita, formazione e ambizione.

Un’altra tematica importante che viene affrontata nella serie è la reazione al dolore: uno dei maggiori colpi di scena della serie è sicuramente la prematura morte della madre adottiva di Beth.

La sua morte porta la protagonista ad un crollo emotivo incontrollato ed estremamente lento e progressivo, che la porterà a dover affrontare i fantasmi del suo passato e a capire quale sia veramente l’obiettivo della sua vita.

Beth è un personaggio estremamente sfaccettato: è ambiziosa e anche un po’ arrogante, ma la sua apparente ed iniziale freddezza, sia nel gioco che nelle relazioni umane, è fatta per coprire un intero universo di debolezze e fragilità, a causa delle difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita.

La protagonista ci dimostra che le difficoltà vanno affrontate, in un modo o nell’altro e che non possono essere anestetizzate da nulla: solo noi stessi possiamo combattere i nostri demoni interiori e solo con le nostre forze.

Beth è un’eroina imperfetta, quasi un’anti-eroina, ma noi l’amiamo anche per questo (o forse anche solo perché amiamo alla follia Anya Taylor-Joy).

Fonte foto: Vogue

 

Curiosità La regina degli scacchi:

Scott Frank, produttore della serie, aveva assegnato il ruolo di Beth ad Anya Taylor-Joy quando ancora non esisteva alcuna sceneggiatura.

La regina degli scacchi doveva essere inizialmente un film: la pellicola avrebbe segnato il debutto alla regia di Heath Ledger.

-Nonostante la serie sia ambientata prevalentemente negli Stati Uniti, quasi tutte le riprese sono state fatte a Berlino.

-Il guardaroba di Beth Harmon si evolve insieme alla sua protagonista. Nel primo episodio, inoltre, indossa un vestito grigio, cucito da sua madre e, proprio per dare un senso di chiusura al cerchio, Beth indossa un abito grigio durante il torneo a Mosca.

Anya Taylor-Joy ha imparato le mosse solo una manciata di minuti prima dei vari ciak, così da poterle ricordare con sicurezza.

-La serie ha avuto un impatto così grande sul pubblico che c’è stato un boom di vendite di scacchiere.

Fonte foto: Sporteconomy

 

La regina degli scacchi è una serie che esplora l’indole umana, mostrando il sogno di una giovane donna, frenata e ostacolata solamente da sé stessa. Beth Harmon riesce a combattere i pregiudizi dell’epoca solo grazie alla sua mente e alla sua ambizione.

Beth Harmon ci dimostra come i sogni possano essere raggiunti solamente contando sulle proprie forze, ma spesso siamo proprio noi ad essere il peggior nemico di noi stessi.

 

La regina degli scacchi è un gioiellino firmato Netflix che ci ha fatto venire voglia di riprendere le nostre scacchiere impolverate e iniziare a giocare nuovamente a scacchi.

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