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Dalla peste al coronavirus, il distanziamento sociale in 432 anni di storia

Siamo tutti ormai abituati alle nuove regole sociali imposte per la pandemia di Covid-19.

Certo ci manca poter abbracciare un caro amico, eppure per alcuni non è stato tanto difficile doversi allontanare da altre persone mentre si mangia o si parla. Per quanto possa essere difficile non poter più avere determinati contatti fisici, il distanziamento sociale è fondamentale per contrastare la pandemia.

Insieme alle più innovative scoperte mediche e scientifiche, un ruolo decisivo è proprio quello della distanza interpersonale che sopravvive nei secoli come metodo più che efficace per rallentare il contagio da malattie virali.

In questo articolo partiremo dall’epidemia di peste del 1582 per analizzare l’utilizzo del distanziamento sociale in 432 anni di storia.

Distanziamento sociale, la pandemia di peste del 1582

Dalla peste al coronavirus, il distanziamento sociale in 432 anni di storia _ The Web Coffee

Era il 1582 quando un marinaio riuscì ad eludere la sorveglianza dei guardiani della peste di Marsiglia e a recarsi ad Alghero, in Sardegna. La peste infuriava in Francia già da un anno, e l’uomo riuscì a scappare in preda al delirio e al dolore, causato dai tipici bubboni nella zona inguinale.

Morì ad Alghero qualche giorno dopo il suo arrivo, causando però un focolaio di peste.

Il marinaio riuscì a nascondersi dai cosiddetti guardiani della peste o Morbers, guardie che avevano il compito di controllare i confini delle città e assicurarsi che nessuno entrasse o uscisse dal perimetro designato. Esattamente come la polizia che controlla i comuni in zona rossa.

Dopo la visita del marinaio infetto, la città di Alghero fu quindi condannata. Secondo i documenti dell’epoca morirono circa 6000 persone, e ne rimasero in vita appena 150. C’è chi crede che i documenti siano stati un po’ esagerati, tentativo del governo di pagare meno le tasse, ma in ogni caso almeno il 60% della popolazione è deceduto a causa della pandemia.

Tuttavia i quartieri circostanti furono risparmiati, il contagio rimase nella città di Alghero e scomparve dopo otto mesi. Si pensa che sia stato possibile grazie ad un uomo e alla sua intuizione sul distanziamento sociale.

Distanziamento sociale, Quinto Tiberio Angelerio

Dalla peste al coronavirus, il distanziamento sociale in 432 anni di storia _ The Web Coffee

Le città non erano preparate per contrastare un’epidemia, i medici erano mal preparati e la cultura medica era approssimativa. Prima della scienza moderna si credeva che le malattie fossero causate da aria cattiva, e l’aceto era utilizzato come antisettico.

Quinto Tiberio Angelerio era un medico sulla cinquantina formatosi all’estero. Quando arrivò ad Alghero era appena tornato dalla Sicilia, che nel 1575 subì una epidemia di peste.

Dopo l’arrivo del paziente zero di Alghero, due donne sono morte con lividi distintivi della peste. Angelerio capì subito cosa stava succedendo.

Chiese il permesso di mettere in quarantena i pazienti, ma prima i magistrati e poi il senato lo ostacolarono sottovalutando il pericolo. Angelerio decise di rivolgersi al viceré e finalmente fu ascoltato. Venne istituito un triplo cordone sanitario attorno alle mura della città, per impedire qualsiasi scambio con persone esterne.

Inizialmente le sue misure drastiche furono accolte malamente, tanto che rischiò il linciaggio. Ma man mano che la situazione andò peggiorando, gli fu affidato il compito di contenere l’epidemia.

Qualche anno dopo il medico scrisse l’opuscolo Ectypa Pestilentis Status Algheriae Sardiniae, che descriveva le 57 regole che aveva imposto alla città di Alghero per limitare la diffusione del contagio.

Lockdown

Per prima cosa, i cittadini non potevano lasciare le proprie case o spostarsi da una all’altra. Angelerio proibì anche tutti gli incontri e gli intrattenimenti e stabilì che solo una persona per famiglia potesse uscire per fare la spesa. Stesse regole che rispettiamo oggi per contenere la pandemia di coronavirus.

La città non era completamente chiusa, ma tutti i casi sospetti di peste venivano portati in ospedale e i familiari dovevano isolarsi per 40 giorni. Da qui deriva la parola “quarantena” – “quaranta giorni”.

Ovviamente la popolazione iniziò ad essere impaziente e molti trovarono le scuse più disparate per eludere i controlli ed uscire di casa. I casi giudiziari hanno fornito uno straordinario resoconto delle diverse reazioni che le persone hanno avuto quando sono state rinchiuse in casa.

Chi si è precipitato fuori casa per rincorrere un pollo, una donna che scambiava con il figlio indumenti da rammendare.

Chi è salito sui tetti di case a schiera contigue per incontrare amici e suonare la chitarra e bere assieme. Straordinario come, dopo più di 400 anni, la prima cosa che abbiamo fatto durante la quarantena è stata proprio uscire sui balconi e cantare insieme.

Il primo ospedale della peste, o lazzaretto, è stato fondato a Venezia nel 1423 e aveva strutture separate per i pazienti malati rispetto a quelli che stavano guarendo. I lazzaretti entrarono a far parte del modello standard per affrontare la malattia e spuntarono in tutta Italia.

Erano in parte ospedale, in parte prigione: le strutture di quarantena erano obbligatorie e in alcune circostanze i guardiani della peste portavano i pazienti direttamente lì. Inoltre dovevano tenere traccia di tutto ciò che veniva portato dentro e fuori dalle istituzioni, come letti, mobili e cibo.

Dalla peste al coronavirus, il distanziamento sociale in 432 anni di storia _ The Web Coffee

Distanziamento sociale

Successivamente è stata introdotta la regola dei sei piedi. Secondo Angelerio, le persone autorizzate a uscire dovevano portare un bastone lungo sei piedi e dovevano mantenere quella distanza. Ancora una similitudine quindi, poiché all’inizio della pandemia di Covid-19 molti paesi in tutto il mondo hanno adottato una politica pressoché identica, raccomandando che le persone rimangano a due metri di distanza.

Ma Angelerio non si è limitato a questo. Ha imposto l’utilizzo di una ringhiera, o parabonda, ai banconi dei negozi che vendevano beni alimentari per incoraggiare le persone a mantenere le distanze.

Inoltre ha sempre promosso la pulizia del cibo e la disinfezione di merci e tessuti. Era comune disinfettare le merci quando arrivavano, specialmente quelle dalle navi e proprio i tessuti erano considerati molto pericolosi.

Angelerio ha capito che la malattia si diffondeva per contatto. Ha spiegato che tutti gli oggetti che non sono particolarmente preziosi dovrebbero essere bruciati, mentre i mobili costosi possono essere lavati, esposti al vento o disinfettati in un forno.

Passaporto sanitario

Un modo popolare per evitare che la peste si diffondesse era controllare attentamente lo stato di salute di chiunque volesse entrare in una città. Questo sistema non fu impeccabile, come dimostra il marinaio di Alghero che scivolò oltre le guardie, ma all’epoca era molto comune in tutta Europa.

In alcuni casi, le autorità rilasciavano dei documenti che certificavano la buona salute dei passeggeri, per consentire alle persone di spostarsi tra città.

Ovviamente con la pandemia di Covid-19 è tornato il concetto di passaporto sanitario. Recentemente diversi aeroporti internazionali – tra cui Londra, New York, Hong Kong e Singapore – hanno sperimentato “CommonPass”, un documento digitale in grado di visualizzare i risultati dei test di un utente e le registrazioni delle vaccinazioni. L’idea è di confermare facilmente il loro stato di infezione per rendere i viaggi internazionali più sicuri ed efficienti.

Dalla peste al coronavirus

Dalla peste al coronavirus, il distanziamento sociale in 432 anni di storia _ The Web Coffee

Le due diverse epidemie presentano caratteristiche simili per quanto riguarda il comportamento sociale.

Nella Sardegna del 1500, la superstizione e la religione erano ancora elementi fondamentali su cui si basavano la maggior parte delle decisioni. Lo stesso Angelerio disse che la peste era una punizione divina e avvertì la popolazione di mantenere un eccellente comportamento morale.

Ma in alcuni casi la superstizione portò a gravi conseguenze. Un esempio è l’istruzione che “i tacchini e i gatti devono essere uccisi e gettati in mare”.

Questa fu una reazione comune a un’epidemia, tanto che durante la peste del 1665 a Londra, il sindaco ordinò il massacro di 40.000 cani e 200.000 gatti. Ovviamente questa esecuzione di massa dei gatti della città ebbe l’effetto opposto a quello previsto, poiché i ratti sono noti portatori di peste.

Sebbene questo sterminio sia difficile da concepire, non possiamo puntare il dito contro la popolazione rinascimentale. Facendo riferimento alla pandemia attuale, ha fatto discutere la decisione della Danimarca di abbattere 17 milioni di visioni infettati da una variante di Covid-19.

Angelerio ci ha fornito quindi una guida completa all’igiene e alle distanze sociali ancora attuale dopo secoli. Nella speranza che l’uomo sia finalmente pronto a concepire un nuovo rapporto con il mondo animale basato sull’equilibrio e sul rispetto, memore degli errori del passato.

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