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Noi, Congiunti fuori regione, perché non meritiamo una forma di tutela?

È diventato un hashtag, così come tutte le notizie virali, però stavolta non si tratta solo di un appello alla morale e al buon senso del Governo. Si tratta del cuore dei congiunti fuori regione.

#congiuntifuoriregione, chi sono questi italiani che non potranno godere dell’amorevole calore famigliare o del proprio compagno di vita?
La richiesta è gridata a gran voce dal popolo: “inserite una voce nella famigerata auto dichiarazione che ci consenta di ricongiungerci con i nostri cari”.
È un grido disperato, pieno di dolore, che si espande per tutta la Penisola. Un ardente desiderio di poter realizzare qualcosa che, fino a pochi mesi fa, era considerato del tutto normale.

Un anno è trascorso da quando la parola “coronavirus” è entrata ufficialmente nel linguaggio comune. Un anno che ha visto susseguirsi elenchi infiniti ed a tratti folli, di divieti e restrizioni. Rinunce, che hanno coinvolto tutta la popolazione, senza esclusione di colpi.
Se ne è parlato molto della problematica relativa ai congiunti fuori regione, senza raggiungere nulla di concreto e finendo, tutt’al più, con il paragonare le coppie ed i famigliari lontani a semplici turisti.
È questo che ha fatto scattare ancora di più nelle menti una fastidiosa sensazione di sconforto e sfiducia nelle istituzioni, certi di dover rivivere, per l’ennesima volta, il dramma di un confinamento a tempo indefinito.

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Dubbi su dubbi che si intersecano in una fitta rete di notizie che innescano ulteriori incertezze.
Indiscrezioni hanno portato alla luce la possibilità di una deroga tale da permettere la possibilità di un ricongiungimento, su cui, però, ancora non si è pronunciato nessuno.
In realtà, il nuovo dpcm del 3 dicembre, potrebbe prevedere, al contrario, un ulteriore blocco degli spostamenti a partire dal 18 o 19 dicembre.

Restiamo distanti per riabbracciarci: una promessa buttata al vento?

Quando Conte disse “restiamo distanti oggi per riabbracciarci più forte domani”, forse non aveva capito quanto potesse essere difficile avere la propria metà in un altra città, in un altro comune, in un’altra regione, in un altro stato. Quando ha stabilito che si potevano incontrare solo “gli affetti stabili”, come non ha potuto immaginare che mezza Italia si sarebbe chiesta cosa significasse?

Perché spesso, soprattutto nella nostra epoca, non c’è per forza una fede a legarci ad un’altra persona. Non c’è un contratto che stabilisce quanto quell’affetto possa essere stabile per il nostro corpo, la nostra mente, il nostro animo.

C’è chi non ha potuto vedersi per mesi, e a volte non basta una videochiamata per riempire quell’assenza che si colma soltanto con il contatto, con le carezze morbide sul viso, occhi dentro occhi, fino a perdersi l’uno nell’altro, le parole sussurrate sotto le lenzuola.

Proprio questo ha fatto scattare questo concetto, quello dei congiunti fuori regione che, per definizione, sono proprio tutti quelli che, dall’inizio di questo terribile periodo, hanno dovuto rinunciare a tutti gli affetti stabili perchè lontani.

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Piani che sono stati sconvolti, progetti che sono stati rimandati, e cosa ancora peggiore, nessuna certezza di quando ci si sarebbe potuti incontrare. Quel saluto, tra le banchine alla stazione, con un ti amo lasciato un po’ al vento, chi ci diceva che sarebbe stato l’ultimo prima di molto tempo?

Ciò che fa arrabbiare è non avere la libertà di viversi, di amarsi alla luce del sole, di essere costretti a trovare sotterfugi pur di passare anche solo una mezz’ora insieme. No, questa non è l’epoca del muro di Berlino, con i mitra puntati. C’è un nemico invisibile, che nessuno sa come combattere e per quanto si possa essere ligi al dovere e al rispetto della propria e dell’altrui salute, non resta altro che una consapevolezza.

Sei il mio affetto stabile: voglio poterti baciare senza la paura di violare una legge.

Oggi noi di the web coffee vogliamo dare voce a tutti coloro che hanno congiunti fuori regione e abbiamo raccolto le vostre testimonianze.

I gruppi Facebook per i congiunti fuori regione: i social stretti attorno alle persone

Uno degli argomenti più discussi sui social, soprattutto in queste ore che ci separano dal nuovo dpcm è quello che riguarda i congiunti fuori regione (ed anche quelli fuori comune), rendendolo un trend topic.

La preoccupazione più grande è che nelle zone dichiarate rosse ed arancioni non ci si possa incontrare con i congiunti che non vivono nello stesso comune. Pare strano, in realtà questo gruppo è nutrito e vasto nel territorio italiano, tanto da aver scatenato una vera e propria rivolta dei congiunti fuori regione e comune.

Questo perchè, oltre ai familiari comprende anche gli affetti stabili e non conviventi che vivono relazioni a distanza. Sono proprio queste le coppie che in base al dpcm ed alle ordinanze delle Regioni, non possono frequentarsi fino al termine delle restrizioni.
Questo è quello che accade nella fase 3 dell’epidemia da covid-19, quello che tutti temevano e che si ritiene, ad oggi, discriminante.
Se, durante il primo lockdown l’Italia si era stretta forte attorno alle decisioni del Governo, tollerando anche un sacrificio di tale entità, questa volta sembra non essere più possibile.

Twitter si è fatto portavoce di numerosi post che, in pochissimi caratteri, chiedevano giustizia, però è Facebook la piattaforma in cui sono avvenuti maggiori scambi  tra persone nella stessa situazione. Il nome di uno dei gruppi è proprio “congiunti e fidanzati fuori regione”. È apparso per la prima volta sul famoso social network durante il primo lockdown.
È proprio in questo momento, in cui i dispositivi digitali paiono essere l’unico metodo di congiunzione tra affetti, che la creazione di un gruppo del genere offre un porto sicuro. Un conforto tra chi sta vivendo lo stesso dolore e può esprimerlo senza paura e senza giudizio alcuno.

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Le discussioni, chiaramente, vertono per lo più su dibattiti vivi e sani sulle decisioni del Governo.
Il gruppo che supporta i congiunti fuori regione ha raggiunto più di 5000 persone durante la pandemia e continua a ricevere richiesta di iscrizione da chi, in ogni parte d’Italia, sta vivendo questo profondo disagio.

Dopo la tremenda esperienza dei mesi primaverili, tutto è ripartito, dal turismo al commercio. Con lentezza, sì, ma gli ingranaggi avevano iniziato a muoversi, spinti da piccole gocce d’olio.

Mentre tutto cercava di ristabilire una normalità ormai lontana, i congiunti fuori regione erano ancora bistrattati e considerati come un “problema di serie b”. Come se la brama di rivedere genitori, sorelle, fidanzate, fosse paragonabile al desiderio di viaggiare, pari ad un turista.
Un confine può davvero decidere se una coppia merita di incontrarsi? Se una storia d’amore appena iniziata possa proseguire, adattandosi agli strumenti digitali disponibili?
L’abbraccio di una mamma, può essere emulato da una chiamata su Skype?

Il gruppo di questo racconta, così come tutti i membri che, nonostante comprendano il momento terribilmente difficile anche per il Governo, si logorano quotidianamente tra insicurezze e sofferenze.
Perché, allora, non si trova un compromesso, un modo che possa marchiare a fuoco, su quella autocertificazione, la voce “visita a congiunti fuori regione?

Congiunti fuori regione: Chiara, 21 anni

Sono Chiara, ho 21 anni e ho una relazione a distanza con il mio ragazzo. È impossibile? No, non lo è. Difficile? Quello sì, e tanto anche. Non è per niente facile, ma non è impossibile.

Ho sempre creduto nel famoso detto “Volere è potere”, ovvero se veramente vuoi una cosa o vuoi raggiungere un obiettivo, niente e nessuno ti fermerà. Ed è ciò che ho sempre cercato di applicare nella mia relazione con il mio ragazzo. Stiamo insieme da più di un anno e mezzo, e per molti di voi forse è poco, ma abbastanza per poter dire di aver affrontato abbastanza ostacoli per ritenerci forti e quasi invincibili.

Il mio lui si chiama Paolo, ha 25 anni e vive distante 2 ore da dove mi trovo io la gran parte dell’anno. Io sono una studentessa universitaria a Chieti, e lui un operaio manutentore della Fiat, che risiede a Orta Nova, ma lavora a Melfi. Il primo pensiero che potrà venirvi in mente sarà quello di dire che non siamo così distanti, e vi darei anche ragione, perché è così, se non fosse che negli ultimi 9 mesi, per via di questo maledetto virus, fatichiamo e non poco a vederci. Siamo diventati congiunti fuori regione, l’ultima ruota del carro.

Abbiamo affrontato il primo lock down non vedendoci per 2 mesi e adesso ci ritroviamo punto a capo con questo secondo lock down. Io bloccata in Abruzzo, che a partire da metà novembre è passata ad essere zona arancione, e dopo solo una settimana siamo diventati zona rossa, e lui bloccato in Puglia che è zona arancione da fine ottobre. Capite bene che questo non è stato per niente un aiuto per noi, anzi ci ha reso ancora più difficile la possibilità di vederci e di stare insieme.

Da circa un mesetto non vedo il mio ragazzo, e se vogliamo incrementare la situazione che di per sé è già pesante, mi sono ritrovata a vivere da sola nell’appartamento dove mi trovo qui a Chieti. Nel primo periodo di novembre, ho avuto la fortuna di condividere paure, ansie e stress con la mia coinquilina, la quale però non ha resistito alla situazione ed ha preferito tornare a casa.

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Ciò è stato un duro colpo per me, poiché la paura di rimanere da sola era tanta, ma non essendo la prima volta, ho cercato di affrontare il tutto con un esagerato ottimismo e ho cercato di prendere il positivo che questo cambiamento avrebbe potuto portarmi. Non ho mai avuto grandi problemi a stare da sola, a vivere da sola, ma non nego che in un periodo come quello che stiamo affrontando tutti negli ultimi mesi, è davvero difficile.

La cosa più difficile è fare i conti con la solitudine, la quale è sembra stata una mia grande amica e nemica nel contempo negli ultimi anni, ma ho fatto i conti con il passare la gran parte del tempo da sola, 24 ore su 24, non poter parlare con nessuno faccia a faccia, non poter condividere con nessuno anche solo un caffè, la colazione, il pranzo o la cena.

Passare la giornata totalmente da sola. Pensate ciò replicato per settimane se non mesi. E come se non bastasse, lontano dal tuo partner. Congiunti fuori regione. Tra i segreti per non pensare che siamo lontani e non potremo vederci, ma soprattutto non sapremo quando potremo vederci c’è quello di tenermi sempre impegnata, e inizialmente questo ha anche funzionato.

Tra lezioni, seminari, studio, serate passate a vedere film e pulizie in casa, all’inizio è stato quasi un gioco da ragazzi, come si suol dire. Ma con il passare delle settimane, è diventato sempre più difficile. La mancanza che comincia a farsi sempre più forte, più insistente, più prepotente, entra di forza a far parte delle tue giornate, e non c’è verso di metterla da parte.

Ti prende e non se ne va più. Ti fa stare male, ti blocca, quasi ti rende un’inetta, incapace di reagire a qualsiasi stimolo o cosa ti succeda, ti paralizza. Ti fa piangere, e tanto. Ti fa pensare, ti porta a passare i miglior pomeriggio o le migliori serate a pensare a quanto sarebbe bello e a quanto pagheresti per poter rivedere il tuo ragazzo anche solo per un minuto.

Pagheresti per poter avere anche solo un abbraccio o un bacio. Un contatto fisico. Quello che in periodi come questi, ti porta a stare così male a tal punto da ritrovarti a dormire abbracciata ad un peluche. Un contatto visivo, che non potrà mai essere uguale ad una delle tante videochiamate che fanno parte delle vostre giornate.

Questa è solo una parte di ciò che è una relazione a distanza, e ciò che porta con sé. In attesa di rivederlo, sperando che questo nuovo DPCM, mi permetta di rivederlo, anche solo per un giorno, non chiedo molto.

Congiunti fuori regione: Martina, 24 anni

Conosco Marco dal 2017, ma stiamo insieme da quasi un anno. Diciamo che stiamo vivendo questa relazione in modo particolare. Soprattutto a causa del covid, dato che la pandemia è scoppiata appena un paio di mesi dopo.

Io vivo in Veneto, mentre lui è in Liguria: finita la prima quarantena ci siamo subito organizzati per vederci e siamo stati insieme per più di una settimana a inizio luglio. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto.

Ci sentiamo tutti i giorni, mandandoci anche diversi audio e videomessaggi per sentirci in qualche modo più vicini. Non nego che a volte la situazione è pesante, perché lo vorrei vedere il più possibile. Invece, non so nemmeno se per capodanno sarà possibile.

Inoltre penso spesso al futuro, a quando finirà tutto questo e l’ignoto mi spaventa.

Ripensando all’ultima volta che ci siamo visti, ricordo la stretta al cuore che ho provato quando l’ho guardato salire sul treno. Le lacrime, che poco dopo non sono riuscita a contenere, nonostante io mi vergogni a piangere in pubblico. Credo sia stata una delle rare volte in cui ho apprezzato indossare la mascherina.

Mi manca la sintonia tra di noi, le battute, le coccole e i baci rubati. Certo, il rapporto lo manteniamo acceso, ma non è la stessa cosa di potersi incontrare e stare insieme. Per questo motivo spero che ci sia consentito muoversi durante le feste. È veramente dura essere congiunti fuori regione.

 

Congiunti fuori regione: Silvia, 30 anni

Vivere lontani dai propri cari, soprattutto in un periodo particolare come questo, non è semplice.

Quasi quattro anni fa ho lasciato casa mia, quella in cui ho vissuto per 26 anni, in Lombardia, per seguire il cuore.  Gli spostamenti, sebbene non frequenti, non rappresentavano un grande problema: 3 ore di macchina o di treno ed ero nuovamente a casa. Mai, però, mi sarei aspettata, nel 2020, di entrare a far parte dell’esercito dei congiunti fuori regione.

In seguito allo spostamento, nel corso degli anni, si è creata la mia nuova famiglia. Non ho avuto il tempo di godere i primi mesi di vita del mio bambino, quelli più belli, che il Covid ha totalmente cambiato tutto.

Vivere la condizione attribuita ai congiunti fuori regione, per me ha significato principalmente stare lontana e tenere lontano il mio bambino dalla nonna materna e dalla bisnonna. Grazie alla tecnologia, ci siamo dovute “accontentare ” di chiamate e videochiamate restando ben consapevoli che non possono sostituire la bellezza di un abbraccio, né l’emozione dell’incontro.

Quello che mi dispiace maggiormente, è sapere che si perdono tantissime cose: in questo primo anno gli sviluppi di un bimbo sono tantissimi (dalle prime parole ai primi passi, i sorrisi, i gesti) e anche i cambiamenti. Quello che ho potuto fare è stato documentare tutto con video e foto.

Al momento, il clima di incertezza non mi fa ben sperare. Cerco comunque di pensare in modo positivo, incrociando le dita affinché la situazione si possa risolvere al più presto conscia però del fatto che non sarà un percorso semplice o immediato.

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Congiunti fuori regione: Davide, 25 anni

Cari lettori, Sono Davide, 25 anni e vivo da solo da circa due anni in provincia di Pescara. La mia testimonianza, per quanto riguarda la situazione di Natale e congiunti fuori regione, è abbastanza significativa.

Fortunatamente ho tre meravigliosi gatti che riempiono il cuore, la vita e la casa in cui vivo. Purtroppo, però, i miei affetti o “congiunti”, come vengono definiti oggi, sono lontani. Ho due sorelle più grandi, che come tanti altri giovani hanno lasciato il nostro paese per cercare lavoro, fortuna e stabilità fuori dall’Italia.

La più grande si trova a Barcellona, mentre l’altra vive a Varsavia. Per fortuna sono riuscito a vederle questa estate, visto che la situazione del virus era scesa sotto la soglia critica.

Inoltre, mio padre risiede in un municipio diverso dal mio. Probabilmente sarà impossibile trascorrere il Natale insieme, in quanto quasi sicuramente ci sarà il divieto di spostamento al di fuori del proprio comune di residenza. Come lui, anche i miei zii più cari e i miei cugini.

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Per non farci mancare proprio nulla, la mia fidanzata si trova in provincia di Treviso. Anche se le nostre regioni dovessero essere in fascia gialla, non potremo trascorrere i giorni di festa insieme. Sarà il Natale delle distanze, cari lettori. Degli auguri e dei festeggiamenti in videochiamata, ma confidiamo che il 2021 si apra con il tanto sognato vaccino e che potremo riabbracciarci presto, più forti di prima!

Congiunti fuori regione: Giulia, 27 anni

Da anni il mio fidanzato ed io viviamo una relazione a distanza: prima, per i miei studi, io mi trovavo a Genova e lui in Sardegna, mentre ora lui sta a Bologna e io faccio la pendolare tra l’isola e l’Emilia Romagna.

Lo scorso febbraio, dopo aver passato il San Valentino insieme, sono dovuta tornare a casa. Il volo per vederci il mese successivo era già programmato, ma dietro l’angolo il caos. Ho viaggiato con il primo infetto sardo: un imprenditore che poi, purtroppo, è morto dopo qualche giorno.

Il mio fidanzato è rimasto bloccato a Bologna, non si è accodato all’esodo di massa per non rischiare di contagiarci e i voli completamente cancellati gli hanno impedito di tornare a casa fino a giugno. Durante questi mesi abbiamo sofferto tantissimo, ma soprattutto ci siamo sentiti presi in giro dalla nostra regione, che sembrava non preoccuparsi delle persone con affetti lontani.

Anche i gruppi Facebook, che dovevano essere di supporto, alla fine erano solamente pieni di rabbia. Incalzavano i post di persone che violavano le restrizioni e si incontravano di nascosto, senza rendersi conto che facendo così contribuivano a rallentare le cose e a diffondere il virus.

In piena seconda ondata mi ritrovo nella stessa condizione, con mio padre e mio fratello bloccati rispettivamente in Francia e in Trentino per lavoro. Loro non potranno tornare a casa per Natale. Il Covid non mi ha permesso neanche di stare accanto alla mia amata nonna che si è spenta, da sola, in ospedale. È stata l’ennesima pugnalata al cuore inflitta da questa interminabile pandemia.

 

Congiunti fuori regione: restare lontani oggi per abbracciarci più forte domani?

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Il Natale è il periodo dell’anno che generalmente gli italiani preferiscono. Lo dicono le tradizioni, le attese spasmodiche che accompagnano lo scorrere di ottobre e novembre e, soprattutto, la gioia che ci invade ad ogni saturnale. I bambini aspettano l’arrivo di Babbo Natale (tranquilli, lui quest’anno viaggia con l’autocertificazione), mentre le famiglie si radunano attorno ad un unico tavolo. Il 2020 ha cancellato quasi tutto questo.

Sono trascorsi trecentosessantacinque giorni dalla prima volta che abbiamo sentito pronunciare coronavirus. Un anno esatto, in cui l’escalation della pandemia ha stravolto la vita di ognuno di noi. I congiunti fuori regione, purtroppo, sono state le vittime dimenticate di un Paese incapace di difendersi.

Va dato, però, atto al Governo di aver fatto quasi tutto il possibile per evitare un secondo psico-dramma. I tempi lunghi della burocrazia italiana, i fondi europei che tardano ad arrivare e la grande mancanza di senso di responsabilità, che ci ha accompagnato durante questa estate, ci hanno costretto  a sacrificare il periodo che, per noi, è più sacro.

Non ci riferiamo al lato religioso di questa data, ma a quello affettivo. Natale è, da sempre, l’occasione per incontrarsi nuovamente, per ripianare le divergenze, per dire un “grazie” o un “mi dispiace” che, in altre circostanze, non sarebbe mai stato pronunciato.

Il Natale, semplicemente, ci rende gli esseri umani che vorremmo essere in ogni attimo del nostro anno. Noi non vorremmo mai più essere congiunti fuori regione, costretti a restare lontani durante le festività.

Perché, allora, devono essere i congiunti fuori regione a pagare il prezzo più salato?

La maggior parte di noi si è lasciata andare troppo, presa da un senso di falsa sicurezza. Giugno e luglio sono stati i mesi dei ricongiungimenti, ma agosto è stato decisamente un mese folle.

La sterile polemica sulla riapertura delle discoteche ha infuocato i nostri dibattiti in spiaggia, mentre i no mask invadevano le strade e contribuivano a diffondere la seconda ondata. È stato questo a condannarci.

Cari congiunti fuori regione, siamo profondamente costernati dalla situazione che, di qui a breve, vi appresterete a vivere. Nessuno merita di passare il Natale lontano dalla propria casa, dalla propria terra e dalla propria famiglia.

La nostra speranza è che le parole del Premier siano quanto più veritiere. Facciamo un nuovo sacrificio oggi, per abbracciarci più forte domani. Cerchiamo di fare in modo che i congiunti fuori regione non debbano più sacrificarsi.

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