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Stanley Kubrick: dal 1999 cosa ci rimane della sua eredità?

Stanley Kubrick: cosa ci rimane della sua eredità?

Stanley Kubrick si è spento, ormai, da ventun anni. Nonostante siano trascorsi due decenni dalla sua morte, le opere del regista statunitense vengono tuttora considerate come dei caposaldi imprescindibili della cultura cinematografica internazionale.

Le sue competenze a tutto campo gli permettevano di essere poliedrico. Nel corso della sua carriera, infatti, ha ricoperto quasi ogni ruolo sul set. Sono ben tredici i lungometraggi che il maestro ci ha tramandato. Capolavori indimenticabili, che non conoscono l’usura del tempo.

Nonostante Kubrick venga considerato all’unanimità uno dei geni del nostro tempo, l’Accademia ha sempre lesinato riconoscimenti. Nel corso della sua carriera, infatti, è stato candidato per ben 13 volte ai Premi Oscar, ma l’ambita statuetta gli è stata riconosciuta solo per 2001: Odissea nello spazio, per gli effetti speciali.

Solo a due anni dalla morte, nel 1997, venne assegnato a Stanley Kubrick il Leone d’Oro di Venezia alla carriera.

Le 13 intramontabili pellicole di Kubrick

È impossibile stilare una classifica dei suoi migliori film. Stanley Kubrick è stato capace di rendere qualsiasi sua opera diversa e innovativa. Nonostante alcune pellicole abbiano, ormai, cinquant’anni, mantengono invariato il loro fascino sofisticato. Una delle sue più celebri citazioni è “Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato” e racchiude in toto la sua essenza.

Kubrick è stato un rivoluzionario, capace di reinventare completamente il cinema. Era un regista decisamente alternativo: quando c’era da prendere una decisione non si tirava mai indietro e cercava sempre di trovare la miglior soluzione per ottenere il massimo risultato.

Questa alchimia tra genio e meticolosità è ciò che ha reso Kubrick un’autentica leggenda del cinema mondiale.

Manie di perfezionismo e innovazione: Kubrick sul set

Le manie di perfezione che perseguitavano Stanley Kubrick sono leggendarie. Qualcosa che va decisamente al di là della semplice meticolosità. Si calcola, infatti, che Kubrick abbia sfruttato quasi trecento chilometri di pellicola per girare Shining. La stessa distanza che intercorre tra Torino e Modena, per intenderci.

La scena cult del film, la porta che viene sfondata con l’ascia, ebbe ben sessanta cut prima di essere considerata “buona”. Riusciva ad esasperare ogni concetto, sino a renderlo estremo, ma alla fine questo costante tirare portava ad una rivoluzione. Ad esempio, Kubrick fu uno dei primi a sfruttare i set rotanti in 2001, Odissea nello spazio. Questa è una tecnica che è stata tramandata nel corso degli anni è che ha reso alcune pellicole memorabili. Ha innovato la concezione di inquadratura e di fuori campo, trovando quel sottile mix tra narrato ed omesso.

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L’eredità di Stanley Kubrick

 

Kubrick, per il mondo del cinema, rappresenta un vero e proprio punto di rottura. Esiste la settima arte Avanti Stanley Kubrick e Dopo Stanley Kubrick. Il cineasta è stato uno dei maggiori teorici di questo settore senza aver scritto una parola, ma solo grazie alle sue opere. Ogni cut, ogni pellicola nasconde diverse tecniche che si sono rivelate innovative e che hanno influenzato tutti i film a seguire. Ciò che lo rende superiore persino ad un maestro come Hitchcock è la sua capacità di adattarsi sempre ad un genere diverso.

Passava senza alcuna difficoltà dalla fantascienza all’horror, dal film di guerra al dramma psicoanalitico. Kubrick ha riscritto a suo modo l’umanità, spogliandola di ogni velleità e mostrandola per ciò che è nelle condizioni più estreme. Con Arancia Meccanica è riuscito a rappresentare una stilizzazione della violenza, con Full Metal Jacket ha messo alla berlina la bassezza della ferocia umana durante l’addestramento.

Gli istinti primordiali, bestiali, sono una delle tematiche centrali dell’opera kubrickiana. Tutti i suoi personaggi sono assoggettate alle loro indomite passioni. Kubrick è forse l’autore che meglio è riuscito a dipingere nelle sue pellicole l’idea di istinto di sopravvivenza. Il dramma dettato dalla propensione al voler vivere a tutti i costi. Una maschera di terrore e paura mista a determinazione. È questa l’immagine del tipico personaggio di Kubrick. Nessun altro, finora, ha saputo renderlo allo stesso modo.

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