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Élite 3, gli studenti di Las Encinas tornano su Netflix: recensione

Attenzione: allerta spoiler!

Élite, uno dei fiori all’occhiello di Netflix Spagna, è tornata a calcare le scene il 13 marzo con l’attesissima terza stagione. La serie, un dramma adolescenziale con delle note thriller, è stata lanciata sulla scia del successo de La Casa di Carta, serie con cui condivide tre attori (Miguel Herrán, Jaime Lorente e María Pedraza, che in Élite sono rispettivamente Christian, Nano e Marina). La storia ruota intorno agli studenti di Las Encinas, prestigioso liceo della Madrid bene, cui dietro il lustro e la ricchezza si celano oscuri segreti.

Cos’era successo nelle precedenti stagioni di Élite?

Una scuola pubblica crolla improvvisamente e i costruttori, per salvarsi la faccia, decidono di finanziare una borsa di studio a Samuel (Itzan Escamilla), Christian e Nadia (Mina El Hammani), tre degli studenti coinvolti. I ragazzi iniziano così a frequentare il liceo privato Las Encinas. Da quel momento inizia un susseguirsi di vicende che intrecciano i protagonisti con i compagni di classe, alcuni dei genitori, che si rivelano essere i costruttori incriminati, e Nano, fratello maggiore di Samuel. Tra amore, ricatti e denaro, il tutto sfocia nell’omicidio di Marina, studentessa dell’istituto.

In seguito Samuel, che si era fidanzato con Marina e che dopo l’assassinio inizia una caccia al colpevole, scompare con l’aiuto di Guzmán (Miguel Bernardeau), fratello di Marina. Il giovane voleva spingere Carla (Ester Expósito), ragazza di nobili origini di cui si è invaghito mentre cercava di sedurla per ottenere informazioni, a confessare. La “marchesina“, infatti, sa che il colpevole è Polo (Álvaro Rico), il suo ex, e, spaventata per l’incolumità di Samuel, lo dichiara alla polizia.

Nuove ombre sugli studenti di Las Encinas

La terza stagione segue la falsariga della prima, con un nuovo omicidio. Alla festa della scuola per il festeggiamento del diploma, Polo cade da una vetrata dopo essere stato pugnalato al cuore. Scattano subito le indagini e gli episodi delineano i giorni precedenti al fatto, andando ad analizzare tutti i possibili sospettati. La scelta di riproporre una storyline simile sembra piuttosto azzardata. Sembra un tentativo di riscaldare la minestra per creare una suspance che, però, ora non fa più tanto effetto. Anche il paragone indiretto di Polo con Marina, come lei odiato da tutti prima di morire, sembra tirata per i capelli.

Élite e i temi sociali

Molto interessanti le trame secondarie che fanno da cornice agli eventi principali. Tre argomenti in particolare vengono messi in ballo: cyberbullismo, droga e cancro. L’unica sviluppata bene e in modo approfondito è proprio quest’ultima. La leucemia di Ander (Arón Piper) viene mostrata in tutti i suoi aspetti: il tormento del malato, la sofferenza e la difficoltà di chi gli sta vicino. Abbiamo Carla che diventa dipendente dalle droghe ma sembra riprendersi un po’ troppo in fretta, rendendo il tutto irrealistico. E il cyberbullismo, che Samuel e Guzmán attuano nei confronti di Polo, viene liquidato abbastanza velocemente. Ed è un peccato, essendo un problema diffuso tra gli adolescenti, principali spettatori dello show.

Conclusioni

Questa terza stagione ha perso appeal rispetto alle altre. Viene messa molta, troppa carne sul fuoco, come l’introduzione di due nuovi personaggi, Yeray (Sergio Momo) e Malick (Leïti Sène), che risulta insipida ai fini della trama. Ci sono tuttavia dei punti di forza, come la crescita di Lucrecia (Danna Paola), che diventa più matura e, a modo suo, mostra la sua vulnerabilità (I have feelings, bitch). O il percorso molto simile di Carla e Nadia, che riescono a ribellarsi alle proprie famiglie e reclamare la loro indipendenza.

Nell’insieme, nonostante i cliché e le similitudini con altre serie teen di Netflix, come Tredici, Élite è una serie godibile, se si apprezzano le produzioni spagnole e non ci si aspetta livelli alla Breaking Bad.

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