A Cosenza, Calabria, un padre sferra un calcio ad un bambino di colore perché si stava avvicinando al passeggino in cui vi era la figlia.
“Una scena raccapricciante. Ho visto un bambino fare un volo di due metri e accasciarsi a terra. Non potevo credere a quello che stava succedendo”
Racconto di una ragazza, testimone dell’accaduto.
Tutto ciò rabbrividisce, spaventa e ci fa capire di essere andati oltre.
Quanto successo a Cosenza può tranquillamente andare nella lista nera delle cose che non vanno qui in Italia.
BAMBINO “NERO” DI TRE ANNI RICEVE UN CALCIO PER ESSERSI AVVICINATO AD UNA BAMBINA “BIANCA”.
Siamo a Cosenza, pieno centro, in un pomeriggio di settembre. Una giovane coppia, poco più che ventenne, sta camminando con la loro bambina, all’interno del suo passeggino, quando succede “l’imprevisto”. Un bambino di colore si avvicina alla carrozzina, spinto da quella ingenua curiosità che può avere un bimbo di tre anni, per osservare una sua coetanea. Ma, evidentemente, per la coppia calabrese si è avvicinato troppo e quel contatto non ci deve proprio essere. Così “l’uomo” pensa che l’unico modo per allontanare quel “mostro” è sferrargli un calcio all’addome, così violento da fargli fare un volo di due metri.
Quel “mostro” che il massimo che avrebbe potuto fare era “aggredirla” con una carezza. Quel “mostro” che preso dallo spavento e dal dolore era lì a terra a chiedersi cosa avesse fatto.
E come glielo spieghiamo? Come spieghiamo ad un bambino di tre anni che l’unica “colpa” che aveva era il colore della pelle?
“Non posso credere che un uomo sferri un calcio ad un bimbo di tre anni solo perché di colore diverso dal suo. Siamo arrivati alla follia. Pensavo che la storia ci avesse insegnato qualcosa e invece ho visto con i miei occhi la cattiveria umana e questo mi ha sconvolto”. Ha continuato la testimone.
La donna ha anche rivolto un appello alla mamma del bimbo, che era in strada insieme ai due fratelli di 8 e 10 anni, chiedendole di contattarla e farle sapere come sta il piccolo e le ha infine detto che qualora avesse bisogno di aiuto, può contare su di lei.
La vicenda si è conclusa con la denuncia verso l’uomo, accusato di lesioni personali aggravate. La polizia ha segnalato anche la moglie che, secondo l’accusa, avrebbe partecipato all’aggressione.
Mario, Bariş, William, Hamidì. Hanno tutti accenti, pronunce e provenienze diverse. Chi è italiano, chi turco, chi americano e chi africano. Eppure hanno una cosa in comune.. sono tutti degli ESSERI UMANI
Allora perché viene così facile evidenziare la differenza tra “nero” e “bianco” tra noi esseri umani, tanto da dar vita alla parola razzismo?
Perché un bambino di soli 3 anni dovrebbe sapere che c’è da pagare un prezzo se ci si avvicina troppo ad un altro bambino dal colore di pelle diverso dal suo?
parliamo di puro e semplice RAZZISMO
Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani si tratta di una:
Concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. E’ alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la “purezza” e il predominio della “razza superiore”.
Si parla di “razza superiore” e sì, in fondo non ha torto, perché la razza “bianca” si è costruita una teoria tutta sua, secondo cui i bianchi sarebbero superiori ai neri in tutto e per tutto. Ma le teorie sono solo teorie, fino a prova contraria.
E se doveste spiegare voi il razzismo, quali parole usereste? Soprattutto, come lo spieghereste ad un bambino?
Pensiamo proprio che sia impossibile. Non tanto per il fatto che essendo piccoli non potrebbero capire. Ma pensiamo, che dopo averglielo spiegato a modo nostro, loro starebbe lì a chiederci sempre E PERCHE’? E finiremo col cominciare un gioco che non avrà mai una vera fine, perché un vero perché all’esistenza del razzismo non riusciremmo a trovarlo.
E quindi è arrivato il momento di dire basta all’odio che genera odio.
Basta al razzismo. Basta all’odio che consuma e uccide, basta a chi incita al razzismo. Basta alle discriminazioni territoriali. Basta perché tutto sta diventando troppo.
RICORDIAMOCI DI RESTARE UMANI.
Annapaola Brizzi