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Vintage Friday: 50 anni da Woodstock, simbolo di libertà

Cinquant’anni fa era in atto uno degli eventi che sconvolse di più il mondo della musica: Woodstock. Per il Vintage Friday, ricordiamo il festival che ha simboleggiato la libertà musicale.

Fonte foto: The Vision

Nel corso della storia, ci sono stati dei concerti che hanno segnato il mondo della musica: il Live Aid del 1985 (il più grande evento benefico della storia della musica), l’ultimo concerto dei Queen a Wembley nel 1986 e, ovviamente, il festival di Woodstock.

Il festival di Woodstock è stata una manifestazione musicale, svolta dal 15 al 18 agosto del 1969, a Bethel, una piccola cittadina nello stato di New York. Il nome proviene da una città vicina, nella contea di Ulster, conosciuta per le attività artistiche.

Woodstock è stata una manifestazione musicale che ha espresso appieno la cultura hippy e che è stata simbolo della cultura hippy e degli incredibili anni Sessanta. La manifestazione viene anche definita come “3 Days of Peace & Rock Music” (tre giorni di pace e musica rock) e parteciparono all’evento oltre un milione di persone.

Inizialmente il festival era stato pensato come una piccola manifestazione musicale, ma, inaspettatamente, accorsero più di 400’000 giovani e sul palco, in quei tre giorni, si alternarono ben 32 artisti; il tutto, condito da una buona dose di droga, come cannabis e LSD.

Tantissimi furono gli artisti che presero parte a questo festival della musica, tra cui Janis Joplin, Santana, i Creedence Clearwater Revival, The Who, Joe Cocker e, ovviamente, Jimi Hendrix.

Molti furono anche gli artisti che rifiutarono il palco di Woodstock, ritenendolo un palco poco appetibile, a livello commerciale, pentendosi dopo il grande successo del festival, come Joni Mitchell.

Ma tanti furono anche gli inviti respinti: gli organizzatori avevano richiesto la presenza dei Beatles, ormai sciolti, quindi John Lennon chiese di potersi esibire con Yoko Ono e la sua band, ma la richiesta fu respinta, visto che la Plastic Ono Band non era molto conosciuta.

Bob Dylan era stato invitato, ma rifiutò all’ultimo per la malattia del figlio.

I Rolling Stone rifiutarono l’evento, ancora provati per la morte del loro chitarrista e fondatore Brian Jones. La band, però, afferma di non essere mai stata invitata, poiché poco in linea col tema pacifico del festival.

Anche i Doors furono invitati, ma rifiutarono all’ultimo per alcuni guai con la legge e lo stato di Jim Morrison, ormai sopraffatto dall’alcol e dalle droghe.

Fonte foto: Open

Tanti sono gli aneddoti legati al leggendario festival: innanzitutto, la grande affluenza non prevista creò non pochi problemi, portando ad un massiccio traffico sulle strade di New York ed a problemi di organizzazione, per servizi sanitari insufficienti.

Durante il festival, ci furono anche due morti: una per overdose di eroina e l’altra dovuta ad un trattore che ha investito un uomo, mentre dormiva nei campi.

Ma non fu solo la musica a far segnare il festival, in modo permanente, nella storia.

Woodstock fu il simbolo della cultura hippy e degli anni Sessanta. Woodstock è stato simbolo della rivoluzione sessuale, del rock psichedelico, dell’uso di allucinogeni e dell’esplorazione del proprio stato di coscienza.

Il fenomeno hippy ha mostrato un’alternativa pacifica a come stava andando il mondo, con tutte le marce pacifiche e le dimostrazioni contro la guerra in Vietnam.

Tutto il caos, le migliaia di persone accorse al festival, la musica, il sesso e la droga sono state un simbolo di una generazione e di una cultura che si stava spegnendo e Woodstock fu proprio l’ultimo evento simbolo di questa tendenza.

Fonte foto: Time Magazine

Chi ha partecipato a Woodstock, ne ha parlato come un qualcosa che andava oltre al semplice festival musicale: era una sorta di dimensione parallela, dove non esisteva la polizia, il denaro, le regole ed i divieti. Tutto era concesso a Woodstock e quella dimensione parallela, quell’utopia, divenne realtà per tre giorni, grazie al potere della musica.

La forza di Woodstock permane ancora, tra i ricordi di chi ha assistito al festival e di chi è salito su quel palco.

Nonostante la disorganizzazione, l’imprevedibilità del grande successo ed i ritardi in scaletta, tutti erano lì, ad assistere ad un evento che, già allora, si sapeva sarebbe entrato nella storia.

Oggi sarebbe impossibile ripetere un evento del genere e, forse, è un peccato.

Woodstock ci ricorda ancora di un’epoca in cui, nonostante la politica, la guerra e la società, ci si poteva rintanare in una sorta di “posto felice”, dove dimenticare tutto e vivere solo di musica.

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