È così facile giudicare qualcuno solamente dal suo aspetto?

Nel 2019 dovremmo pensare che il mondo sia evoluto, emancipato, progressista, eppure c’è sempre qualcuno pronto a giudicare qualcuno per il suo aspetto. Dal colore della pelle, al modo in cui ci si veste, persino il modo in cui si decide di vivere.

Qualsiasi cosa tu faccia, nonostante la tua intelligenza, il tuo lavoro, verrai giudicato, da chi non ti conosce, per come sei fuori.

Ultimamente, uno scrittore italiano, di origine Angola, Antonio Dikele Distefano ha fatto un video per promuovere la sua serie tv che uscirà su Netflix nel 2020.
Sotto al suo video sono comparsi commenti poco carini, come: “Scrittore? Ahahah. Già così fa ridere.”
Moltissime le persone che l’hanno insultato per via del suo aspetto. Non stiamo parlando solamente del colore della sua pelle, ma anche per il fatto che è un ragazzo giovane e sembra tutto tranne che un poeta.

Eppure questo ragazzo ha scritto libri fantastici che sono diventati bestseller di una nota casa editrice italiana.
Probabilmente è uno degli ultimi poeti rimasti. Ha una grande sensibilità e tratta sempre di temi molto delicati.

Ma alle persone importa? Ovviamente no.

Com’è possibile, ancora oggi, pensare di poter giudicare il cervello di una persona in base al colore della pelle?

È così facile giudicare qualcuno per il suo aspetto, tralasciando la possibilità di conoscere quel qualcuno in modo più profondo?

Giudicare la copertina di un libro a discapito della storia che racconta?
Siamo schiavi dei pregiudizi e delle facili discriminazioni.

Non solo giudichiamo qualcuno per il colore della sua pelle, ma lo giudichiamo in base a chi frequenta, al lavoro che fa, al proprio aspetto fisico e chi più ne ha, più ne metta.

Ci sono donne emancipate, forti, economicamente indipendenti e il più delle volte, essendo anche molto belle, vengono giudicate come poco di buono. Come se una donna, per diventare ricca abbia bisogno di andare a letto con qualcuno. Come se la sua intelligenza non fosse sufficiente.

Siamo sul punto di dire che genitori tatuati o che non si presentano come la società vorrebbe, non possano essere bravi genitori.

Siamo sempre lì, pronti a giudicare chiunque con il dito puntato.

L’ignoranza dilaga e non ce ne rendiamo minimamente conto.
Questo mal pensare ci sta offuscando la mente e sta diventando la normalità.

Ma se ci fermassimo a pensare solamente per un secondo: Ma è davvero giusto giudicare qualcuno solo per il fatto che si permette di essere se stesso?

Siamo schiavi dei pregiudizi, eppure non ce ne rendiamo conto.
In un mondo in cui dovremmo sempre guardare avanti, non riusciamo a fare neanche un passo nella direzione giusta.

Gridiamo “al progresso!” eppure la mente non va avanti, anzi, il più delle volte va solamente indietro.

Alice Marcotti

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