[ SPOILER ALERT: questo articolo contiene alcuni spoiler della settima stagione di Orange is the new black ]

In genere, quando si chiede a una persona “Conosci Orange is the new black?”, la gran parte delle persone che non hanno realmente visto la serie risponderanno con “È la serie con le lesbiche in carcere”? Ma Orange is the new black è molto più di questo.

Orange is the new black (“OITNB”) è una serie tv comedy-drama di 7 stagioni, l’ultima uscita proprio lo scorso 26 Luglio su Netflix. E’ ispirata al libro di Piper Kerman, “Orange Is the New Black: My Year in a Women’s Prison” ed è stata ideata da Jenji Johan.

La serie inizia con la protagonista, Piper Chapman, complice di aver commesso un crimine dieci anni prima e per cui dovrà scontare 15 mesi nel carcere femminile federale di Litchfield. In questo carcere seguiremo la vicenda non solo di Piper ma anche di Alex Vause, la sua ex amante, e di molte altre carcerate, tramite dei flashback.

Nel corso delle stagioni viviamo la vita di queste ragazze, con un taglio ironico e mai noioso, di prima, durante e, in alcuni casi, dopo la loro permanenza in carcere. Vediamo come alcune di loro abbiano subito delle ingiustizie, e come continuino a subirle ancora.

Di come, in carcere, le persone non siano più considerate come tali, ma vengano trattate come degli animali, come degli oggetti senza anima e sentimenti. Ma soprattutto nella settima stagione possiamo immedesimarci nelle “immigrate“, nelle donne che abbandonano tutto e cercano una nuova, felice, vita.

Orange is the new black 7: il tema sull’immigrazione clandestina…

Tema più attuale che mai, sia negli Stati Uniti con Donald Trump che vuole innalzare i muri, che in Italia con il clima di razzismo e odio verso delle persone che cercano solo pace e stabilità, l’immigrazione è al centro della settima e ultima stagione di Orange is the new black.

Alla fine della sesta vediamo Blanca uscire di prigione, dopo aver scontato la sua pena, ma, invece di poter buttarsi tra le braccia del suo Diablo, viene portata in un nuovo carcere: quello per immigrati clandestini in attesa di un processo per poi essere rispediti nel paese da cui sono scappati.

Nella settima stagione conosciamo quindi alcuni nuovi personaggi, altre storie di carcerate che vorrebbero solo stare con i loro figli per dare loro un futuro e un presente migliore, per permettergli di vivere in un posto sicuro in cui non siano costretti a “unirsi a una gang o a essere uccisi da una gang”.

Per stare in un mondo dove possono lavorare, dove i ragazzi possono frequentare la scuola e poi laurearsi, e soprattutto vivere.

Ma vediamo anche come questo non basti, perché i figli possono crescere senza una madre, possono essere dati in affidamento o rimanere in un orfanotrofio. Perché non importa quanto una madre ami i propri figli e cosa faccia per loro, se è un’immigrata, è costretta a starci lontana perché non è la sua terra.

E quindi leggiamo la sofferenza di una madre che ha fatto di tutto per essere una buona figura materna per i suoi pargoli, senza però ottenere niente in cambio.

Ma non solo! Queste persone non hanno neanche diritto ad avere un avvocato, sono costrette a difendersi da sole senza avere alcuna conoscenza nel campo giuridico e non parliamo solo di persone adulte ma anche di bambini, perché “bambini o adulti, sono sempre clandestini“.

Perché alle persone non importa chi sono, se sono madri, figlie, sorelle, amiche, persone, loro vedono solo dei “clandestini”, dei “criminali”, e, in nome di Dio, ovviamente, non vogliono aiutarli.

… e non solo!

Perché la settima stagione non è solo immigrazione, ma è anche una lotta contro il sessismo e il razzismo.

A iniziare con le molestie ricevute da una guardia donna durante il servizio militare, molestie a cui nessuno ha creduto una volta denunciato l’avvenuto, a finire con l’abissale differenza di stipendio tra guardie donne e guardie uomini.

E un’altra ingiustizia sta tra le donne stesse, solo in base al colore della propria pelle; infatti la guardia donna bianca riceve più soldi rispetto alla guardia donna nera.

Quello che la serie vuole trasmetterci è: non siamo forse tutti uguali?

Perché un uomo dovrebbe percepire uno stipendio più alto rispetto a una donna, solo perché uomo? Il lavoro svolto è lo stesso, anzi, considerando i personaggi della serie, possiamo tutti concordare su quanto le guardie uomini facciano di tutto per non far rispettare le regole del carcere.

E soprattutto, perché la differenza per il colore della pelle?

Viene messo in luce anche come molti sfruttino le minoranze per “sembrare brave persone”, come far divenire direttore una donna di colore per salvarsi la faccia, dopo aver fatto accusare ingiustamente una ragazza nera, innocente.

Ancora, Orange is the new black tratta di violenze sessuali, di perdita di figli, di realizzazione, di ingiustizia, di come in carcere sei solo una “detenuta”, non una persona.

Ma anche quando pensi di essere nuovamente libera, di poter riprendere in mano la tua vita, ecco che quell’errore che hai fatto ti perseguita fuori da quelle mura, perché sarai sempre e solo vista per quell’errore.

Ecco sfumare il tuo futuro, quello che hai bramato ma che è segnato dal tuo passato.

Tuttavia, abbiamo il lieto fine per le nostre protagoniste, che riescono a superare tutte le ingiustizie e tutte le avversità insieme, come una vera famiglia.

Vediamo Nicki diventare quello che Red era stata per lei, un punto di riferimento;

Flaca prende il posto di Gloria, ormai libera, affiancando Nicki nella gestione della cucina;

Blanca è finalmente libera e può stare con il suo Diablo che, nonostante tutto, l’ha aspettata con un mazzo di fiori e le braccia aperte;

Piper ed Alex si appartengono e tornano insieme, felici, in attesa di poter costruire un futuro l’una con l’altra;

Ma soprattutto Taystee cerca di rendere onore e giustizia alla sua amica morta, uccisa da una guardia, creando la Poussey Washington Foundation, che esiste anche nella realtà.

Infatti Jenji Kohan, in un comunicato stampa, annuncia quest’iniziativa, per preservare le donne dentro e fuori dal carcere:

Con il Poussey Washinton Fund i nostri personaggi possono continuare a vivere e ad essere d’ispirazione anche dopo la fine della serie. Taystee ha individuato un modo per aiutare le sue compagne carcerate, per cui ci è sembrato giusto lanciare la stessa iniziativa nel mondo reale.

Orange is the new black è una serie che le persone dovrebbero vedere per imparare a essere empatici, per riuscire a vedere tutte le persone in modo uguale, anche i criminali.

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