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L’asilo al museo: il Marino Marini di Firenze ci prova

Vostro figlio ha tra i 3 e i 5 anni? State cercando un asilo stimolante e fuori dal comune?

Se abitate nella periferia di Firenze, sappiate che siete molto fortunati. A settembre aprirà il primo asilo in un museo d’Italia. Il luogo prescelto sarà un’ala del Museo Marino Marini, ora in ristrutturazione, nell’ex convento di piazza San Pancrazio.

La presidente del Museo, Patrizia Asproni, ha fortemente voluto questo progetto prendendo spunto da alcuni esempi del nord Europa dove questo modello è attivo da anni.

Sarà un asilo molto stimolante per i bambini, che saranno costantemente circondati dall’arte.

La posizione all’interno del museo permetterà di adottare uno stile educativo ricco di stimoli visivi. I bambini, grazie a educatori esperti, entreranno in contatto con l’arte attraverso linguaggi e materiali artistici. Patrizia Asproni, che oltre a essere presidente del museo è anche alla guida di Confcultura, ha deciso di utilizzare come riferimento il ‘Reggio Children approach’. Questa filosofia educativa mette al centro il bambino che impara a conoscersi in rapporto con gli altri. In questo tipologia educativa sono chiamati in causa in maniera attiva vari attori: il luogo, i genitori, il lavoro collegiale degli insegnanti. Tutti lavorano insieme in maniera cooperativa.

Il progetto fiorentino vorrebbe in particolare favorire l’avvicinamento all’arte dei bambini, soprattutto di quelli svantaggiati o in nuclei familiari che per motivazioni di varia natura, faticano ad entrare in contatto con l’arte e la cultura fiorentina.

La sfida partirà il prossimo settembre con educatori specializzati.

Le attività proposte metteranno in gioco corpo, mani, pensiero, emozioni attraverso materiali e linguaggi tipici del mondo artistico. Le premesse sembrano essere le migliori per favorire un ambiente stimolante e divertente. Il lavoro per l’equipe non sarà sicuramente facile perché unirà pedagogie diverse, ma potrà essere un buon esempio anche per altri musei in Italia e l’inizio di una ricerca di scolarizzazione alternativa alla tradizionale.

Un’idea che può dare stimoli nuovi e valorizzare il patrimonio museale e artistico italiano.

I bambini che vivono in questo ambiente potranno scoprire l’importanza che ha, non solo per il presente, ma anche per il futuro. Questa è un’iniziativa privata, sarebbe interessante se anche la scuola pubblica prendesse in considerazione l’idea di unire mondi per ora distaccati, ma che sicuramente possono avere molto in comune e possono aiutarsi e migliorarsi a vicenda.

Articolo di Erika Franceschini

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