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Essere donna: cosa vuol dire?

Essere donna, cosa vuol dire?

Donna: nel quotidiano, negli alti e bassi, nella sfera intima, lavorativa, sessuale.

Da sola, in compagnia.

Ci guardiamo allo specchio ogni giorno, e cosa vediamo?

Oggi abbiamo deciso di chiederlo a voi.

Di dar voce a donne “comuni” che di comune non hanno proprio niente.

Donne speciali che spesso non si accorgono di esserlo.

Le risposte a quest’intervista mi hanno colpita molto. Mi hanno stupita, commossa, e… svegliata.

Svegliata, si. Perché spesso non ci si rende conto che a volersi sempre diverse, ci perdiamo la parte più bella.

Guardiamo noi stesse attraverso un velo fittissimo, e lenti distorte che ci fanno notare soltanto difetti.

Non ci sentiamo mai abbastanza intelligenti, mai abbastanza forti, belle, magre, sensuali, spiritose, “perfette”.

Mai abbastanza.

E la vita diventa una gara contro noi stesse per diventare la mamma perfetta, il capo perfetto, la moglie, la fidanzata, la versione di donna perfetta che ci faccia sentire finalmente accettate.

Come se la perfezione potesse essere davvero oggettiva, e diventare un canone reale a cui ambire.

E così diventiamo il fantasma di noi stesse, ci nascondiamo dietro a schermi che ci fanno apparire più belle, più sexy, più in gamba.

Ci sentiamo finalmente parte del mondo, un mondo virtuale che non guarda mai negli occhi.

Prigioniere, esiliate dal nostro vero io, legate da catene invisibili spesso autoimposte, circondate da tabù, etichettate per il modo di fare, di pensare, di vestire, mai veramente libere di scegliere.

Ecco, è questo il cordone ombelicale che dobbiamo recidere: “come il mondo vuole che io sia?”

Vorrei dire a queste donne, a tutte le donne, iniziando da me stessa – tu, sei la parte migliore di te. Sempre. E non importa quello che pensano gli altri.

Guardati allo specchio, vediti per quella che sei, che vai benissimo così.

Migliora te stessa, se senti di doverlo fare, compiaci te stessa, fai quello che ti fa felice.

Vestiti come ti pare, mangia quello che vuoi, ama chiunque tu voglia, ovunque tu voglia, bacia tanto, abbraccia forte, ama te stessa per prima.

Sei forte, sei bella, sei talentuosa, sei intelligente.

Sei abbastanza.

Non vergognarti mai di essere così.

Lìberati.-

 

Essere se stesse significa essere esiliate da molti altri, e compiacere le richieste altrui fa sì che ci si senta esiliate da se stesse. E’ una tensione tormentosa e difficile da sopportare, ma la scelta è chiara.”

 

Qui di seguito ho scelto alcune tra le tante testimonianze raccolte durante queste interviste.

Le ho trascritte quasi per intero, perché meritano di esser lette così come sono.

Che possano entrarvi dentro, esservi di ispirazione, come hanno fatto per me.

 

Cosa significa per te essere donna?

 

“Sono cresciuta tra bambole e macchinine, tra “vorrei baciare quel maschietto” ma anche “vorrei baciare quella femminuccia”.

Mia madre mi diceva sempre che il rosa non era necessariamente un colore da femmine ed era stufa tutti lo collegassero alle bambine, così nel dubbio quando sono nata ha puntato sul giallo.
Sembra una cavolata, ma per tante altre mamme una bambina non vestita di rosa è un po’ uno scandalo.
Cioè siamo in 7,5 miliardi e c’è la sovrappopolazione, siamo in un periodo di crisi economica e c’è il surriscaldamento globale; ma il problema è che tua figlia si vesta di rosa, ti dia un nipotino e non faccia mai pipì nel bagno dei maschietti.
Sapete a cosa ha portato tutto questo? Ora ve lo dico.
 
Ho subito un’operazione per guarire dall’obesità e i primi pensieri ricevuti sono stati “l’hai fatto perché prima non ti si prendeva nessuno, chiattona”.
Mostravo il mio corpo esattamente com’era, perché mi ci sentivo bene e non serve che vi spieghi le conseguenze: insulti, giudizi.
Ho studiato informatica e in classe su 25 noi donne eravamo in 3. In tutta la scuola, 5: non è una materia molto rosa. 
Ve lo dico io come ci si sente donne: non lasciando che nessuno vi vesta o vi indichi dove fare la fila mentre state facendovela addosso.
Ci sono tanti, tantissimi colori, possiamo indossarli tutti, e se un colore non ci piace possiamo non metterlo. Non giudicate, non giudicatevi.
Non siete mai brutte quando sfoggiate i vostri colori con orgoglio. Siete meravigliose.

 

Essere donna è contare le stelle fumando l’ultima sigaretta, a tarda notte, coi piedi che scricchiolano sulla ghiaia bianca illuminata dalla luna.

In questo monolocale IKEA di 42mq che hai curato in ogni dettaglio e che ami tirare a lucido. E Daesy, la gatta che sonnecchia sul divano.

E’ la sveglia la mattina, il multi-tasking che ti fotte, gli impegni, la spesa, le mail da controllare, il lavoro accumulato,

le cose che non vanno mai come vorresti ma, che alla fine si aggiustano perché sorridi e sei positiva ed ironica anche nella merda fino al naso.

E’ quando guardi le tue vecchie foto e pensi al tempo che passa, poi ti confronti allo specchio e noti le prime rughe ed i capelli grigio-argento qui e là.

Essere donna è quando ti manca quella ragazza spavalda e sbarazzina dalla bellezza acerba, pronta a conquistare il mondo.

Ma in fondo sai che all’alba dei 40 il meglio deve ancora venire, perché sposi l’incoscienza residua alla consapevolezza di te.

Essere donna è il tuo lavoro duro, mal pagato spesso, perché sai che devi dare più di un uomo per farti valere.

Essere donna sono gli amori, a cui hai dato tutto; lealtà, sacrificio.

Per cui sei stata amica, complice, compagna, amante, madre, infermiera, psicologa, segretaria, fac-totum.

Finendo con l’annullarti perché pian piano non ti accorgevi che ti stavano dilaniando l’anima e succhiando le energie.

Eppure credi ancora al lieto fine, perché ti hanno fottuta con Pretty Woman, ma non sei la Roberts e lui non era Geere.

Che stupide ci si sente, ma no, le batoste servono a farti crescere, a capire che sai stare sola, che sei forte ed indipendente, perché piuttosto di un idiota meglio il nulla.

E poi ricominciare, un taglio nuovo di capelli, un paio di scarpe, lo smalto alle unghie ed un vestito che ti faccia sentire bella. 

Essere donna è il pensiero del bambino che avresti voluto sentire crescere in te, e a volte quasi te l’immagini.

Ma sai che quella maternità non potrai mai provarla.

E ti fai forza pensando che là fuori c’è altro per te, i saranno viaggi, esperienze, altre forme di felicità.

Essere donna, per me, è stato sognarmi tale per 29 anni, intraprendere un percorso di transizione di genere, sconvolgere il mio metabolismo, perdere tutto.

Sono stati anni di attese, delusioni, speranze, battaglie, sconfitte, vittorie.

Far causa ad uno stato che pretende doveri ma non mi da diritti e dignità.

Essere donna sono state le 10 h di sala operatoria, per rimuovere i miei genitali.

Farmi aprire dal perineo al pube, la morfina, il dolore, per poi specchiarmi intera e contemplare ogni centimetro del mio corpo, finalmente donna, finalmente ME.

Essere Donna, sono io che ho vinto me stessa!”

 

Per me essere donna significa poter essere ciò che voglio a 360°.

Sono Donna, femmina, madre, moglie, donna in carriera, imprenditrice di me stessa e amante della moda.

 Da piccola però, correvo ed andavo in bici come un “maschiaccio”, così ero definita, ed anche questo ha contribuito ad essere la donna che sono ora.

Non voglio pormi limiti, mi piace pensare che il sesso non debba essere un limite ( anche se in molti paesi, tra cui sicuramente il nostro, ancora lo è).

Sogno un mondo in cui un uomo che lava i piatti non è considerato “strano” o “speciale”, ma semplicemente normale.”

 

 “Essere donna significa nascere con un libretto di istruzioni per l’uso, che però non ci viene mai consegnato.

Ci pensano gli altri a dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo essere, fare, dire, pensare.

Il pudore, i tacchi alti, le gonne al massimo fino al ginocchio, essere una “brava donna di casa”, parlare soltanto quando opportuno, mettiti a dieta!, sii perfetta!

Nessuno però ci dice di essere semplicemente noi stesse.

Ho cominciato a vomitare a 26 anni, quando per la prima volta guardandomi allo specchio ho visto quello che gli altri mi ripetevano continuamente: “cicciona”.

Ero orrenda, sbagliata, abominevole.

Non pesavo nemmeno sessanta chili, ma mi sembravano duecento.

Lontana anni luce dai cartelloni delle pubblicità con le super modelle, lontana anni luce da quella che per me era bellezza, perfezione, normalità.

Essere bulimici è come essere drogati, non riesci a farne a meno.

Non riesci a mangiare una caramella senza sentirti terribilmente in colpa.

Sembra assurdo, vero?

Eppure è così.

Ne sto ancora uscendo, e la strada è tutta in salita.

Oggi sono magra, ma a dirmelo sono gli altri, lo specchio ed io non siamo ancora del tutto in buoni rapporti.

Magra, non sana. Non ancora.

Ma sono forte, adesso sì.

Per tutto questo tempo ho dato la colpa agli altri, alle offese, al bullismo, ai social che ci vogliono magre e perfette, e probabilmente una grande parte di colpa ce l’hanno.

Ma  avrei dovuto anche volermi bene.

Amare me stessa ed il mio corpo, volermi sana, non perfetta.

Per fortuna io ci sto arrivando. Per alcuni è troppo tardi.”

 

Essere donna è tante cose.

 È entrare in un mondo in cui accadono magie incredibili.

 Trovare quell’amica con cui passerai momenti indimenticabili, ballando, cantando,  scoprendo nuovi luoghi, crescendo e sorridendo alla vita o confidandovi i pensieri più cupi.

 Incontrare qualcuno che ti farà conoscere l’amore “bello”, facendoti sentire amata, protetta, complice.

 E poi conoscere l’amore malato, geloso e possessivo, quello che impedisce e violenta: il tuo corpo, il tuo animo.

 È entrare in un mondo dove ancora oggi bisogna battersi per tanti di quei diritti che dovrebbero essere scontati e che invece lo sono soltanto per gli uomini.

 E allora si lotta, da sole o con il supporto di altre come noi.

 È volersi belle, per sé stesse e poi per gli altri, come a dimostrare la nostra forza, la nostra capacità di saper camminare tra le strade a testa alta, e comprendere che non sempre si può vincere.

 È entrare in un mondo in cui, ad un certo punto, non saremo più da sole. Perché avremo dato vita ad un’altra vita.

 È diventare mamme, avere un pezzo di noi che si fa largo in questo mondo prima a gattoni, con pianti e braccia tese quando vorrà rimanere accoccolato al nostro petto, e che poi sarà il nostro futuro.

 Essere donne è tante cose e sarebbe troppo riduttivo descriverne appieno il significato in poche righe, ma quello che so, è che ognuna di noi lascia sempre in giro il suo profumo.”

 

Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia.

Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento.

Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio.

Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti.

Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti.

Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe.”

Clarissa Pinkola Estés, “Donne che corrono coi lupi”

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