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Sex Education rinnovata per la seconda stagione: cosa la rende tanto geniale?

Otis è il tipico “ragazzo che se ne sta nell’angolino”; ha un solo amico da cui non si separa mai, è invisibile agli occhi dei più popolari ed è ancora vergine. Tuttavia, ha una madre sessuologa e invadente, che lo ha reso un vero e proprio guru del sesso.

Maeve è invece la tipica ragazza ribelle, anticonformista, che legge Virgina Woolf perché femminista e si tinge i capelli di rosa. Ha problemi in famiglia, genitori assenti, un fratello che spaccia e va e viene e un grande bisogno di soldi.

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Quando questi due personaggi, tanto diversi quanto simili, si incontrano, cercano una strada che gli permetta di risolvere i loro problemi. Aprono una “clinica del sesso” nella scuola superiore che frequentano e affrontano una vasta gamma di paure e problemi legati alla sessualità adolescenziale.

Di questo si parla in Sex Education, serie tv prodotta da Netflix e, come annunciato oggi, ad appena 20 giorni dall’uscita, rinnovata per una seconda stagione!

Non si conosce ancora la data, né dettagli di trama o cast, ma il breve video lanciato dalla piattaforma streaming è bastato ad entusiasmare i fan di tutto il pianeta.

Che Sex Education sia geniale è stato riconosciuto dagli spettatori e dalla critica, o comunque da tutti coloro che sono riusciti ad andare oltre l’etichetta di “teen drama”.

La serie è infatti ben altro. È un esperimento con un intento ambizioso e temi notevolmente rischiosi, ma incredibilmente ben riuscito! Ma cosa rende Sex Education tanto geniale?

Innanzitutto, si parla apertamente, senza stereotipi, tabù o solennità, di sessualità.

L’argomento, soprattutto in età adolescenziale, rimane in un limbo di tabù, incertezze e mancate risposte. Le cause principalmente, sono la paura, la vergogna, e soprattutto la mentalità. Da una parte, c’è la percezione che il sesso vada scoperto il prima possibile, che sia necessario in quanto rito di iniziazione a un’età adulta cercata e agognata. Dall’altra, c’è la mancata conoscenza del proprio corpo, dei propri desideri, della propria intimità, ma anche del corpo e dell’identità altrui.

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Spesso, la formazione data a scuola o da altri adulti è insufficiente, troppo formale, quasi incomprensibile; di certo, non fornisce le risposte necessaria ad approcciarsi a uno dei temi più importanti nella crescita di una persona con la necessaria consapevolezza.E- allora i ragazzi cercano una “zona franca”, senza pregiudizi o falsi miti e pressioni sociali.

Nella geniale Sex Education è proprio Otis che la offre, ma purtroppo non è sempre possibile trovarla. Il risultato è un insieme di ansie, paranoie, incertezze, che influiscono sulla persona, sulla crescita, sulle relazioni.

Quello che Sex Education fa, in maniera geniale, è prendere tutto questo panorama che riguarda il sesso adolescenziale e tradurlo in una serie di episodi leggeri, quasi comici, che tolgono angoscia e solennità al tema e lo rendono elemento quotidiano, seppur non facile, della vita di un adolescente. Di sesso si parla fin dal titolo, che campeggia sui tabelloni pubblicitari di mezzo mondo, urlando che sarebbe ora di togliere l’etichetta di tabù all’argomento.

Ma non è solo questo che rende Sex Education di portata rivoluzionaria: essa è infatti immagine della società moderna.

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A un occhio poco attento, i personaggi che animano la serie potrebbero sembrare stereotipati, banali, estrapolati da una qualsiasi telenovela per ragazzini. C’è il protagonista sfigato, la ragazza ribelle e anticonformista, il bullo con problemi in famiglia, lo sportivo per imposizione, l’amico omosessuale e vittima di bullismo. Ma ciascuno di loro ha una storia, un’identità che urla per uscire, talvolta repressa, talvolta lasciata emergere. E ciascuno di loro diventa caricatura del mondo moderno, elemento di denuncia a richieste della società in cui viviamo, elemento pittoresco e quasi grottesco di quella stessa società eccentrica, fittizia e poco genuina.

La stessa caricatura si vede nella relazioni, sia famigliari che amicali, e nei luoghi, tutti perfetti e meravigliosi. Di nuovo la serie parte da stereotipi noti e li rende specchio di problemi, di blocchi, di ambienti dannosi e di processi sociali. Ne emerge una società finta, ingabbiata in stereotipi e aspettative, che manca di genuinità e verità. Quasi un social network che prende vita.

Questo spiega anche l’abbigliamento anni ’80 nonostante l’ambientazione ai giorni nostri, che ha lasciato perplessi molti telespettatori; potrebbe, semplicemente, essere l’ennesima frecciatina alla modernità odierna, a un vintage tornato di moda fino agli eccessi, a elementi del passato riportati alla luce soltanto perché, oggi, “fanno figo”.

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In un mondo simile i personaggi si ritrovano addosso etichette che non hanno nemmeno visto arrivare, e che rimangono incollate nonostante i cambiamenti. Ogni azione si ritorce contro gli stessi, ogni cosa poteva essere fatta meglio, o peggio, o in un modo diverso. Ogni gesto fa partire una catena di azioni che, a cascata, porta a conseguenze impensabili, come un effetto farfalla in negativo, un vortice di azioni e reazioni che spesso da adolescenti non si riesce a comprendere appieno, perché tutto sembra troppo grande, o troppo piccolo, o senza un apparente filo logico.

Insomma, in Sex Education il parlare di sesso diventa pretesto per parlare di società in generale. E forse c’era bisogno di una serie che lo facesse, leggibile su più livelli, da semplice teen drama a elemento di profonda denuncia sociale.

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Per questo piace, e per questo il rinnovo a una seconda stagione fa tanto piacere. Nella speranza che Netflix mantenga Sex Education geniale e rivoluzionaria, e continui così a parlare di sessualità e modernità.

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