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Alla scoperta di Smirthfield: il “mercato” e Sherlock Holmes

Quando penso a questa grande città divisa in tante parti e quartieri la considero come un complesso composto di diverse nazioni differenti per costumi, maniere e interessi… In breve gli abitanti di St. James, sebbene vivano sotto le stesse leggi e parlino lo stesso linguaggio, sono un popolo diverso dagli abitanti di Cheapside che sono altrettanto separati da un lato, da quelli di Temple e, dall’altro, da quelli di Smithfield. (dallo Spectator; citato in Ian Watt, Le origini del romanzo borghese)

Niente di più vero: Londra ha tante “anime” al suo interno, quartieri che sembrano davvero delle micro-città, ciascuno con le proprie abitudini e tradizioni, coi propri simboli e i propri “misteri”: e in fatto di mistero e leggende quello di Smithfield ne ha tante da raccontare.

Una domanda che ogni turista si fa quando va a visitare un posto nuovo, specialmente se questo è un quartiere dal nome alquanto strano e curioso; letteralmente in italiano sarebbe “campo di Smith”, e in effetti, qualcosa a che fare coi campi ce l’ha. 

Infatti, in origine, Smithfield non apparteneva alla città di Londra, ma era una distesa d’erba grande e pianeggiante conosciuta come “Smooth Field” (lett. “campo liscio”). Solo dal 1100 cominciò a trasformarsi, dapprima come luogo d’incontro per attori e giocolieri per spettacoli e feste (come quella di San Bartolomeo, nota come Bartholomew Fair, interrotta nel 1855 e vietata per eccesso di violenza e ubriachezza.) e successivamente, col passare dei secoli, luogo di mercato, per il quale è rinomato tutto oggi.

Infatti il mercato di carne attira moltissimi locali e qualche turista, anche se di rado; un mercato, quello di Smithfield, che “maschera”, se così si può dire, il vero volto del quartiere londinese, che per le bellezze che cela è considerato tra i più affascinanti della capitale inglese.

Cloth Fair. É la più antica della serie di viette che percorrono l’intero quartiere, e nell’antichità particolarmente cara ai mercanti, in quanto durante la festa di San Bartolomeo si riunivano per comprare e vendere la merce.

Inoltre è la strada dove nacque il “The Gentleman’s Magazine” , compendio mensile di notizie pubblicato da Edward Cave a partire dal 1730.

Oggi Cloth Fair ospita ancora il Rising Sun Pub, che un tempo era covo di tipi non tanto “tranquilli” (ladri e chirurghi assatanati di dissezionamenti, solo per fare qualche esempio)

 

Charterhouse Square. É  il più grande cortile o cortile associato alla London Charterhouse, storico complesso di edifici risalenti al XIV secolo, ma divenuto tristemente noto in quanto teatro della Peste Nera, diffusasi in Inghilterra tra il 1665 e il 1666, che portò alla morte un numero di persone compreso tra 75.000 e 100.000, vale a dire più di un quinto dell’intera popolazione di Londra.

Elementare, Watson! ci potrebbe dire ora lo stesso Sherlock, investigatore nato dalla fantasia dello scrittore Arthur Conan Doyle alla fine del XIX secolo e protagonista dei suoi celebri gialli, nonchè la più celebre figura di investigatore della storia di questo genere.

Fonte: Etsy.com

Un mito, quello dell’investigatore, che ogni anno spinge molti turisti che giungono a Londra a visitare i luoghi simbolo: da Baker Street, la celebre via in cui nella finzione letteraria vive il nostro detective, al Langham Hotel dove “nacque” (dall’idea e dalla penna di Conan Doyle), ma anche  Smithfield. 

Proprio nel quartiere inglese, infatti, si trova il St. Bartholomew’s Hospital (Ospedale di San Bartolomeo), fondato nel 1223.

E questo che c’entra con Sherlock Holmes? (ve lo sarete chiesti sicuramente)

C’entra, c’entra: infatti Conan Doyle, nel suo primo giallo, intitolato “Uno studio in rosso” racconta di un’incontro speciale avvenuto proprio in quello ospedale: quello tra il celebre detective e il suo fido compagno, Watson.

 

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