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Icone gay: da Raffaella Carrà a Cara Delavingne

No matter gay, straight, or bi Lesbian, transgendered life I’m on the right track baby
I was born to survive No matter black, white or beige Chola or orient made
I’m on the right track baby  I was born to be brave

Born this way, Lady Gaga

Nel corso della storia le icone gay sono state tantissime: si parte dal giovane Antinoo, amante dell’imperatore Adriano che ha voluto donargli l’immortalità costruendo statue e mezzibusti a lui dedicati; per passare a Giovanna D’Arco che aveva un aspetto maschile, e a Maria Antonietta che pare avesse relazioni con altre regine europee.

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Queste icone sono diventate tali anche grazie alle loro tragiche morti: Antinoo è affogato, Giovanna D’Arco bruciata viva e Maria Antonietta decapitata (per le ultime due tra le accuse che le hanno portate alla morte, c’erano anche quelle di lesbismo).

L’avere una vita travagliata è un requisito intrinseco delle icone gay: ricordiamo la cantante Dalida, che dopo una vita amorosa al limite della sfiga totale, decide di togliersi la vita nel 1987; James Dean morto tragicamente a 25 anni, e Marlon Brando la cui sfavillante carriera è stata il corrispettivo da pagare per una vita privata piena di tragedie. Dean e Brando hanno fortemente influenzato, negli anni 50, la corrente femminile butch: donne omosessuali che si vestono da maschiaccio.

Freddy Mercury resta icona gay e musicale per eccellenza: dichiaratamente omosessuale in un periodo in cui anche solo pensarlo era quasi impossibile, conduce una vita sregolata per un lungo periodo. Pagherà purtroppo il prezzo più alto: contratta l’AIDS che lo condurrà alla morte, consacrandolo a mito eterno.

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Cher, Amanda Lear e David Bowie, scelgono l’ambiguità e questo li fa adorare dalla comunità LGBTQ. Di tutti e 3 per molto tempo (e ancora oggi) ci si interroga sul loro sesso di nascita: Cher e Amanda Lear hanno voci profonde, un aspetto mascolino che diventa femminile con trucco, vestiti sgargianti e zeppe al limite del tollerabile; Bowie, al contrario, ha un aspetto androgino e giocherà molto su questa caratteristica.

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In Italia icone gay per eccellenza sono Mina e Raffaella Carrà: artiste di prima qualità, vengono insignite dell’onore di essere icone gay già negli anni 70. Raffaella Carrà per la sua spontaneità e per la sua libertà nel vivere la vita, Mina per il suo aspetto un po’ mascolino e l’essere andata controcorrente in un periodo di perbenismo puro (lavorava in Rai ed ha avuto un figlio da un uomo sposato, cosa al limite della vergogna per l’italia anni 60-70).

Oggi le icone gay sono prima di tutto attiviste dei diritti della comunità LGBTQ. Non cambiano i requisiti fisici, tanto che vengono annoverate tra le icone Madonna, Lady Gaga e Cara Delevingne.

Su Madonna che c’è da dire? Artista che calca le scene da 30 anni, non sbaglia un colpo (a parte i film, ma nessuno è perfetto) ed ha spesso giocato con la sessualità. Da sempre introduce scene lesbo in video e concerti. Cosa più importante si è fatta paladina per la parità dei diritti della comunità LGBTQ.

Lady Gaga, cantante di indubbio successo, recentemente consacrata ad attrice di primo livello con A star is born, è icona gay grazie ai suoi look spesso eccessivi, soprattutto agli inizi, che fanno intravedere la sua forte personalità e il suo carisma.

Cara Delevingne è l’icona più moderna: inglese, bisessuale (ha una relazione con l’attrice Ashley Benson), animalista, modella, volto di Burberry’s, angelo per Victoria’s Secret e con origini nobili.

L’abbiamo vista ai royal wedding con il suo look androgino. Al matrimonio di Eugenie di York si è presentata con frac, stecchino in bocca e tacco a spillo.

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Le icone sarebbero moltissime di più, citarle tutte non è possibile, ma quello che si evince è che per essere eletti ad icona gay serve essere carismatici e anticonformisti. L’orientamento sessuale non ha rilevanza, quello che conta è essere aperti e non avere pregiudizi.

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