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La Fisica è donna: Premio Nobel a Donna Strickland

La fisica canadese Donna Strickland ha appena vinto il Premio Nobel per la Fisica insieme ai colleghi Arthur Ashkin e Gérard Mourou per le loro scoperte nel campo del laser, dalle numerose applicazioni.

La Strickland è la terza donna ad aggiudicarsi il Nobel nella storia.

I tre vincitori del Nobel per la Fisica 2018 (www.repubblica.it)

Arthur Ashkin a 96 anni, americano, è il più anziano vincitore del Nobel della storia, ed è stato premiato aggiudicandosi la metà del premio “per aver messo a punto le pinzette ottiche e per le loro applicazioni in biologia”, quali prendere e manipolare oggetti piccolissimi come virus, cellule o atomi, senza danneggiarli.

L’altra metà del premio è stata divisa dal Comitato del Nobel di Stoccolma, fra Gérard Mourou, 74 anni, dalla doppia cittadinanza, francese e americana, e appunto Donna Strickland, 59 anni, canadese, dell’università di Waterloo, nell’Ontario (dove gestisce l’Ultrafast Laser Group) per “il loro metodo capace di generare pulsazioni ultra-corte e ad alta intensità”. I vincitori si divideranno il riconoscimento di 870mila euro.

La fisica è stata la prima disciplina, fra quelle elencate nel testamento di Alfred Nobel (noto per la scoperta della dinamite), scritto nel 1895, a meritare un riconoscimento ufficiale oltre che economico.

Donna Strickland è appena la terza donna a vincere il Premio Nobel.

Donna Strickland (www.spiegel.de)

Questo perché sin dall’istituzione del Premio Nobel, nel 1901, il riconoscimento è stato sempre e solo assegnato a uomini, anno dopo anno, con due sole eccezioni fino ad oggi.

La prima ad assicurarsi il prestigiosissimo Premio è stata Marie Curie, nel 1903, per la scoperta della radioattività (fra l’altro doppiamente vincitrice del Nobel, ancora nel 1911, stavolta per la Chimica, per la scoperta del radio e del polonio).

La seconda a vincere un Nobel per la Fisica è stata la tedesca Maria Goeppert Mayer, nel 1963, per aver sviluppato un modello in grado di illustrare la struttura del nucleo degli atomi. Poi, per 55 anni, più nessuna donna ha più vinto il Nobel per la Fisica, e a onor del vero poche sono state le donne che se lo sono aggiudicate anche negli altri campi.

La Commissione di Stoccolma che ogni anno assegna i Nobel, spesso è stata criticata per quella che è sembrata una significativa “mancanza di quote rosa” fra i vincitori del Premio, soprattutto nel campo della fisica.

Marie Curie, unica donna in una folla di fisici uomini ad un congresso, seduta due posti a sinistra di Einstein (www.institutfrancais.it)

 

Qualcuno ancora oggi, come il fisico italiano dell’Università di Pisa, Alessandro Strumia, in un recente workshop al CERN di Ginevra (al centro di una polemica recente con le sue affermazioni per le quali la fisica è stata inventata e gestita da uomini e che oggi proprio i fisici uomini siano ingiustamente discriminati in favore delle colleghe donne) crede che la scienza debba avere un sesso, che debba avere una particolare connotazione e che debba essere in qualche modo “paritaria”.

Con buona pace di Strumia e degli altri “scettici” dunque, migliaia sono le donne impiegate con grande successo (e altrettanto merito) in tutti i campi del sapere, inclusa la scienza, tradizionalmente un “campo maschile”. Spesso, anche non proprio dei nomi noti ai più, sono proprio le donne le spine dorsali di moltissime istituzioni prestigiose, scientifiche e non (la nostra Fabiola Gianotti lo dimostra), laboratori di ricerca, università, eccetera.

Non si può avere un’idea esatta dell’immenso e fondamentale apporto dato dalle donne alla scienza: impossibile fare tutti i nomi delle grandi scienziate, ma vale la pena ricordarne alcuni, più o meno famosi si, ma tutti ugualmente importanti, verso cui dobbiamo avere un debito, intellettuale e culturale.

Rita Levi Montalcini nel suo laboratorio di ricerca (www.firenzetoday.it)

Come dimenticare, oltre alla Gianotti, altre due geniali fisiche italiane, Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, o Maria Montessori, la prima donna a laurearsi in Medicina in Italia.

Un altro degno esempio sono le tre fisiche afroamericane che negli anni ’60 lavorarono alla NASA ed elaborarono i fondamentali codici che permisero all’uomo di arrivare sulla Luna; si tratta di Kathrine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. La loro vicenda è al centro del film Il diritto di contare. Altri due nomi degni di nota, anche se non magari noti ai più, sono quelli di Alicia Nash, moglie del più famoso John Nash (Premio Nobel 1994 per l’Economia, la cui vicenda è narrata nel bellissimo film A beautiful mind) e di Mileva Marić, prima moglie del celebre Albert Einstein, prima donna laureata in Fisica al Politecnico di Zurigo.

Le tre scienziate americane che lavorarono alla NASA negli anni Sessanta (www.wired.it)

Per cui è vero, in passato le donne nella scienza sono state ingiustamente fatte passare sotto silenzio, quello era effettivamente un mondo poco meritocratico, ma oggi le cose stanno cambiando, magari non come vorremmo, ma i segnali, come la vittoria del Nobel di Donna Strickland, ci sono e sono inequivocabili.

Una giovanissima Margherita Hack (www.losbuffo.com)

Oggi molte donne, in qualsiasi campo del sapere, ce la possono fare egregiamente anche da sole.

 

 

 

 

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